Le indagini hanno accertato la presenza di un altro sanitario al momento dei prelievi. E poi c’è una nuova ipotesi ovvero che il contagio possa essere avvenuto perché una delle piccole malate di malaria soffriva di epistassi e la piccola Sofia aveva le mani segnate dalle punture necessarie gli esami a cui era sottoposta.
Il 23 marzo scorso la procura di Trento chiuse le indagini. Per la morte della piccola Sofia Zago, 4 anni, uccisa dalla malaria, aveva individuato la causa in un errore umano e per questo era stata iscritta nel registro degli indagati un’infermiera con l’ipotesi di omicidio colposo. Le perizie e accertamenti hanno però convinto il pm a chiedere l’archiviazione. La piccola si spense il 4 settembre dello scorso anno dopo il ricovero negli Spedali Civili di Bresciadopo aver contratto – nel reparto di pediatria del Santa Chiara di Trento dove era ricoverata per un’altra patologia – la malaria.
I carabinieri del Nas avevano a stbilire che il momento del contagio poteva essere avvenuto o durante le operazione di pulizia dell’ago cannula o tramite dei guanti. Strumenti che sarebbero stati infettati da una minima parte del sangue di una delle due bambine malate di malaria durante un viaggio in Africa, e che erano ricoverate nello stesso reparto. Le analisi dimostrarono che si trattava dello stesso ceppo. L’infermiera indagata aveva escluso l’errore aggiungendo tra l’altro che il prelievo ai pazienti affetti da malaria e quello alla piccola non sarebbero avvenuti in sequenza, bensì con in mezzo quelli ad altri bimbi.
Le indagini hanno accertato la presenza di un altro sanitario al momento dei prelievi. C’è poi una nuova ipotesi ovvero che il contagio possa essere avvenuto perché una delle piccole malate di malaria soffriva di epistassi e la piccola Sofia aveva le mani segnate dalle punture necessarie gli esami a cui era sottoposta. Non si può quindi escludere che il contagio sia avvenuto in questo modo. A questo punto sarà il giudice per le indagini preliminari a decidere se accogliere la richiesta del pm Marco Gallina. L’indagine sembrava aver liberato il campo da ipotesi diverse da un errore, andando a cercare anche possibili zanzare vettore che fossero presenti nell’ospedale di Trento nel periodo di ricovero della giovanissima paziente, invece questa nuova ipotesi.