Blood on the Tracks di Bob Dylan diventerà il primo album della storia a ricevere una trasposizione cinematografica. Durante un’intervista rilasciata al New Yorker, infatti, il regista palermitano Luca Guadagnino ha dichiarato di essere al lavoro su un adattamento per il grande schermo di uno tra i più celebri dischi del cantautore Premio Nobel per la Letteratura.
A pochi mesi dall’uscita nelle sale, prevista per il prossimo gennaio, di Suspiria e a meno di un anno dal successo mondiale di Chiamami col tuo nome, Guadagnino ha confessato al periodico statunitense di essere stato contattato proprio da uno dei produttori della pellicola candidata agli Oscar 2018 per affrontare una nuova, affascinante sfida.
Dotato di un immenso talento visivo e di una particolare sensibilità per la musica e per le sue sfumature – basti pensare alla scelta di affidare alle note di Thom Yorke, leader dei Radiohead, la cura della colonna sonora di Suspiria e a quella di inserire Mystery of Love di Sufjan Stevens fra le tracce del suo precedente lavoro -, il regista italiano non se l’è fatto ripetere e ha accettato al volo l’incarico, imponendo però una condizione: che insieme a lui fosse ingaggiato lo sceneggiatore Richard LaGravenese, nominato nel 1992 dall’Academy per lo script de La leggenda del re pescatore di Terry Gilliam e ricordato dai più romantici per le battute regalate a Meryl Streep e Clint Eastwood ne I ponti di Madison Country.
In this week’s @NewYorker, I profile the remarkable director Luca Guadagnino, as he goes from “Call Me by Your Name” to “Suspiria”—a horror movie about motherhood and wartime guilt that he planned for more than thirty years. https://t.co/Oar90uuFsF
— Nathan Heller (@nathanheller) 8 ottobre 2018
Pur ritrovandosi per la prima volta a collaborare insieme, la sintonia tra i due ha dato frutti immediati, tanto che è lo stesso Guadagnino a raccontare come sia stato scritto e consegnato in soli tre mesi un copione di 188 pagine, dando quindi anche un’approssimativa stima della durata di un film che si preannuncia ben superiore alle due ore. Ambientata negli anni 70, la storia copre un arco temporale abbastanza lungo, prendendo spunto dai temi centrali dell’album di Dylan e seguendo l’intrecciarsi delle vite di personaggi diversi, seppur tormentati da un comune senso di repressione.
Tangled Up in Blue, Simple Twist of Fate, If You See Her, Say Hello. Pubblicato nel 1975 e considerato tra i dischi più importanti di una produzione con pochi eguali, Blood on the Tracks – 16° nella lista dei migliori 500 album di tutti i tempi stilata da Rolling Stone – contiene alcune fra le canzoni più celebri di Bob Dylan e si colloca in un periodo molto particolare della sua vita. Solo un anno prima, infatti, si era consumata la separazione tra il cantante di Duluth e la prima moglie Sara Lownds, ex modella immortalata fra le rime di Sad-Eyed Lady Of The Lowlands. E non sono pochi a sostenere che ciascuna delle dieci tracce di quel vinile rappresenti un tragico canto a quell’amore disperso dal vento.
Rinnegata dal musicista americano – che ancora smentisce dichiarando di essersi ispirato ai racconti di Anton Čechov, nonostante il figlio Jacob abbia più volte detto di riconoscere nei testi interi dialoghi dei suoi genitori -, questa tesi ha sempre affascinato fan e critica, anticipando Guadagnino e trovando eco in sala già una decina di anni fa. In uno degli episodi di Io non sono qui (2007) di Todd Haynes, magnifico ritratto biografico dei mille volti dell’artista del Minnesota (interpretato per l’occasione da sei attori diversi), il dramma d’amore tra Bob e Sara rivive, infatti, nei piccoli gesti e negli sguardi profondi del compianto Heath Ledger e della splendida Charlotte Gainsbourg.
Ci separammo in una notte buia e triste
Ma eravamo d’accordo che fosse la cosa migliore
Mentre me ne stavo andando lei si girò
E la sentii dire alle mia spalle
“Ci incontreremo di nuovo per strada un giorno”
In preda alla tristezza
Twitter: @Ocram_Palomo