Erogatori di reddito di cittadinanza, fornitori di formazione all’altezza dell’odierno mercato occupazionale in grado, ovviamente di incrociare al meglio offerta e domanda di lavoro. Il tutto, da marzo 2019. Questa la mission disegnata dal governo giallo-verde per i centri per l’impiego. Questo l’obiettivo di Luigi Di Maio che ha convocato gli assessori al Lavoro delle regioni italiane al Ministero dello Sviluppo economico.
Al termine dell’incontro gli assessori che si sono resi disponibili per l’intervista (di giunte di centrosinistra), pur condividendo le finalità e gli obiettivi del progetto firmato M5s, non nascondo le proprie perplessità. Innanzitutto sulle tempistiche: “Per una vera trasformazione di vorrà un anno, forse un paio d’anni” afferma Sebastiano Leo, assessore della Regione Puglia: “Dire da marzo mi sembra una cosa improvvisata” dichiara Claudio Di Bernardino della Regione Lazio. Centri per l’impiego sottodimensionati e che scontano seri problemi strutturali, come testimoniato dall’inchiesta del Fatto.it. “Attualmente abbiamo circa 8mila dipendenti, contro i 110mila della Germania – sottolinea Cristina Grieco, della Regione Toscana – abbiamo chiesto che venga almeno raddoppiato il numero dei dipendenti, ma bisogna essere realisti e sapere che per una procedura concorsuale ci vogliono dei mesi e con l’attuale normativa non saremo in grado di assumere entro gennaio e febbraio”. I centri per l’impiego saranno in grado di fornire tre proposte di lavoro a ciascun beneficiario del redditto? “Al momento no” è la risposta lapidaria di Sonia Palmeri, assessore della Regione Campania. Il prossimo incontro tra Luigi di Maio e gli assessori è in programma tra due settimane.
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