Jamal Khashoggi, il giornalista saudita scomparso 13 giorni fa dopo l’ingresso nel consolato del suo Paese a Istanbul, sarebbe stato torturato, decapitato e poi fatto a pezzi. È questa la ricostruzione fatta fatta dal quotidiano filo-governativo turco Yeni Safak, che sostiene di essere in possesso di alcuni audio registrati all’interno del consolato saudita dove lo scorso 2 ottobre si sono perse le tracce dell’editorialista del Washington Post, al centro di un caso internazionale, che proverebbero le atrocità da lui subite.
“Fatelo fuori di qui, mi metterete nei guai“, si sentirebbe dire dal console della monarchia del Golfo, Mohammad al-Otaibi, in una delle registrazioni. “Se vuoi continuare a vivere quando torni in Arabia, stai zitto”, gli risponderebbe uno dei presunti assassini. Gli aguzzini di Khashoggi gli avrebbero tagliato le dita durante le torture compiute nell’interrogatorio, per poi decapitarlo e farlo a pezzi. Il giornalista sarebbe morto in 7 minuti, secondo quanto riferito al Middle East Eye da un’altra fonte che avrebbe ascoltato la registrazione. Khashoggi sarebbe stato portato dall’ufficio del console in uno studio adiacente e steso su un tavolo. A un certo punto, le sue urla si interromperebbero perché sedato. A fare a pezzi il corpo mentre il reporter era ancora vivo, continua la fonte, sarebbe stato il capo dell’unità forense giunta da Riad, il dottor Salah Mohammed al-Tubaigy. Secondo la registrazione, durante l’operazione il medico avrebbe messo delle cuffie per ascoltare musica, invitando gli altri presenti a fare altrettanto.
Intanto, il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, ha incontrato all’aeroporto di Ankara il segretario di Stato americano, Mike Pompeo per discutere proprio del caso Khashoggi. All’incontro erano presenti, tra gli altri, il ministro degli Esteri turco, Mevlut Cavusoglu e il capo dei servizi segreti, Hakan Fidan. La Turchia attende ancora il via libera definitivo da parte dell’Arabia Saudita per ispezionare la residenza del console a Istanbul, dopo aver già perquisito la sede del consolato.