Il presidente Inps torna in audizione e chiarisce che le proposte del governo costano 7 miliardi nel 2019, 11,5 nel 2020 e 17 nel 2021. Nel complesso "fino al 2046 si spendono 400 miliardi in più e dopo si hanno risparmi". Proteste dei 5 Stelle: "Giudizio politico". Lui: "Rispetto il Parlamento ed esigo rispetto"
Nuovo scontro tra il presidente Inps Tito Boeri e il governo gialloverde. Boeri è tornato in audizione davanti alla commissione Lavoro della Camera sulle proposte per l’equità del sistema previdenziale e ha spiegato che la quota 100 per andare in pensione insieme alla mancata indicizzazione dell’età di uscita alla speranza di vita costerà 140 miliardi nei prossimi dieci anni oltre ad avere, a regime, un impatto di 100 miliardi sul debito implicito. Il deputato M5s Davide Tripodi lo ha attaccato affermando che ha dato un “giudizio politico” sugli interventi che l’esecutivo intende inserire nella legge di Bilancio. L’economista ha risposto dicendo che “il nostro istituto lavora alacremente per dare tutte informazioni richieste, noi rispettiamo il Parlamento, credo sia giusto esigere lo stesso rispetto per noi e per chi ci lavora”.
Il costo aggiuntivo previsto da Boeri deriva dall’applicazione del requisito minimo di 62 anni di età e 38 di contributi per l’accesso alla pensione (quota 100, appunto) oltre alla proroga dell’ape sociale e dell’opzione donna, al mancato adeguamento dei requisiti contributivi per la pensione anticipata e al “congelamento a 67 anni per la pensione di vecchiaia”, con lo stop all’indicizzazione dell’età alla speranza di vita. La sospensione dell’adeguamento automatico previsto dalla manovra estiva del luglio 2010 e scattato l’ultima volta a gennaio 2018 – quando l’età di uscita è salita da 67 anni e 7 mesi a 67 anni – non è però stata ufficializzata dal governo. Tutto considerato, comunque, secondo il presidente Inps “si avranno costi aggiuntivi di sette miliardi nel 2019, 11,5 miliardi nel 2020, 17 miliardi nel 2021 e costi complessivi aggiuntivi nei primi 10 anni di 140 miliardi“.
Mandando le persone a riposo in anticipo, ha spiegato Boeri, avranno una pensione più bassa rispetto a quella che avrebbero avuto uscendo a 67 anni con la vecchiaia o con 43 anni e tre mesi di contributi (requisiti da aggiornare secondo le regole attuali all’aspettativa di vita nei prossimi anni) e ci sarà inizialmente una crescita in iniziale della spesa, poi dei risparmi. “Fino al 2046 si spendono 400 miliardi in più e dopo si hanno risparmi. L’impatto sul debito implicito è di 100 miliardi. L’elemento importante è la mancata indicizzazione alla speranza di vita”.
Quanto alla possibilità di recuperare 1 miliardo dal taglio delle pensioni d’oro, come annunciato dal vicepremier Luigi Di Maio, Boeri ha spiegato che “si può arrivare a un risparmio di 300 milioni l’anno se si riduce la soglia per l’intervento sulle pensioni d’oro a 78.000 euro lordi dai 90.000 attuali”. Un altro modo per aumentare i risparmi e arrivare a quanto annunciato dal governo, ha detto, è il blocco della perequazione per le prestazioni superiori a sei volte il minimo (3.000 euro al mese) su modello dell’intervento del governo Letta.