C’è chi immagina i cardinali di Santa Romana Chiesa sempre intenti a lotte intestine di potere, tra lusso, lussuria e corruzione. Sarà stato anche vero storicamente e ancora ai nostri giorni non tutti coloro che indossano la sacra porpora sono proprio dei santi, ma c’è anche chi, ieri come oggi, si diverte con qualche hobby innocente da condividere con amici e, perché no, anche col vasto pubblico dei lettori. È il caso del cardinale Giovanni Lajolo, presidente emerito del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, che, in pensione già da alcuni anni, si dedica con grande passione, acume e competenza alla scrittura. Dalla sua casa, su uno dei punti più alti del colle vaticano, domina la maestosa Basilica di San Pietro e la città di Roma.

È in questo eremo, non isolato ma aperto a coloro che gli fanno visita, che il porporato, dopo una carriera luminosa nella Chiesa in ruoli di grande prestigio, si dedica all’hobby della scrittura. Una vera e propria passione che ha visto in questi anni la pubblicazione di numerosi volumi, impreziositi dalle illustrazioni dell’artista Franco Murer, che hanno riscontrato un notevole apprezzamento della critica. Del raffinato gusto artistico del cardinale si era già notato quando, da presidente del Governatorato, aveva fatto realizzare delle opere d’arte contemporanea di particolare pregio nello Stato più piccolo ma anche più visitato del mondo.

L’ultimo volume che Sua Eminenza ha dato alle stampe è tutto un programma già dal titolo: Racconti evangelici che i Vangeli non raccontano (Paoline). Quella che colpisce subito è la dedica: “A zia Luigina, mite e umile, che nel tepore della stalla dei nonni paterni, allietava le serate invernali raccontando favole semplici e meravigliose”. Già da queste parole emerge la tenerezza del tratto umano del cardinale Lajolo, classe 1935, nato a Novara, nominato arcivescovo da San Giovanni Paolo II nel 1988, poi nunzio in Germania nel 1995, stesso ruolo ricoperto da Pio XII, e successivamente segretario per i rapporti con gli Stati, ovvero ministro degli Esteri vaticano, nel 2003. Benedetto XVI gli ha poi affidato il Governatorato nel 2006 e l’anno successivo gli ha imposto la berretta rossa. Attualmente è presidente del Consiglio di amministrazione dell’Università Lumsa di Roma.

“I ‘racconti evangelici’ che oso proporre al ‘benevolo lettore’ – scrive Lajolo – non stanno scritti nei Vangeli; ma sono ‘evangelici’ perché si ispirano a qualche passo dei Vangeli. Si ispirano, ma non nel senso (è il caso di dirlo?) in cui sono stati ‘ispirati’ i testi dei Vangeli, che hanno come fonte, insieme con l’autore umano, lo Spirito Santo; si ispirano per il soffio della fantasia, per il piacere della mente di vagare nell’ambiente umano, storico e religioso, dei Vangeli. E sono di natura (di nuovo: è il caso di dirlo?) assai diversa dal testo sacro: alcuni immaginano scene ‘complementari’ ai testi dei Vangeli, altri intendono essere come esempi dell’influsso che una parola dei Vangeli può avere nella vita”.

Il cardinale spiega che “in alcuni racconti l’azione è per così dire, puntuale, in altri è più estesa nel tempo. Ma anche nei racconti più brevi non si può non riscontrare l’assenza dell’impareggiabile brevità e densità dei Vangeli. Ma, come detto, questi racconti non sono stati ‘ispirati’! Il titolo di racconti ‘evangelici’ è quindi un po’ abusivo. Ma non del tutto: perché hanno la loro fonte nei Vangeli, e sono esempi di come i Vangeli possono dare spazio alla fantasia. Del resto, se si guarda alla storia dell’arte figurativa cristiana, è facile vedere come spessissimo i pittori si siano lasciati trascinare dalla loro fantasia nel presentare scene evangeliche trasferendole nell’ambiente e nei costumi del loro tempo. Nei presenti racconti, per altro, non è così: essi intendono rimanere nel contesto del tempo di Gesù, anche se è ben difficile, per non dire impossibile, che non si infiltrino elementi culturali del presente”.

Un libro tutto da leggere per scoprire un mondo, a molti ignoto, e avvolto anche da tante leggende metropolitane. Non a caso Papa Francesconella sua recente esortazione apostolica sulla santità, “Gaudete et exsultate”, scrive che “ordinariamente la gioia cristiana è accompagnata dal senso dell’umorismo, così evidente, ad esempio, in San Tommaso Moro, in San Vincenzo de Paoli o in San Filippo Neri. Il malumore non è un segno di santità”. E con i suoi “Racconti evangelici” il cardinale Lajolo contribuisce alla “terapia del buonumore” consigliata da Bergoglio, ma anche a far conoscere di più e meglio tante figure importanti presenti nella Bibbia. Una piacevole scoperta per ogni lettore.

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti
Articolo Precedente

La Sicilia e i giovani sono stati abbandonati

next
Articolo Successivo

Non dire cazzo!, insegno a mio figlio. Ma a me dire le parolacce piace tantissimo

next