La media europea dei cittadini orientati al "remain" è del 66% e anche in Gran Bretagna oggi il 53% si dichiara favorevole a rimanere nell'Unione. Il 65% degli abitanti della Penisola è favorevole all'euro, ma solo il 43% è convinto che il Paese abbia tratto vantaggio dall'appartenenza all'Ue (la media Ue è del 68%). Per il 71% l'immigrazione sarà tema chiave nella campagna per le Europee
In caso di referendum sulla falsariga di quello della Brexit, solo il 44% degli italiani voterebbe per restare nell’Ue. E’ il dato peggiore tra quelli registrati nei 28 Paesi membri da un sondaggio Eurobarometro, secondo cui la media europea dei cittadini orientati al “remain” è del 66% e anche il 53% dei britannici oggi si dichiara favorevole a rimanere nell’Unione. Pure la percentuale degli indecisi, tra gli italiani, è la più alta in assoluto: 32%. Quella dei favorevoli a una “Italexit” tocca il 24%, inferiore solo al 35% dei britannici (alla consultazione del 23 giugno 2016 il 51,9% si espresse per l’uscita) e a pari merito con i cechi. Tra gli europei in media solo il 17% degli intervistati sarebbe a favore dell’uscita.
Il 65% degli abitanti della Penisola, va detto, si dichiara favorevole all’euro: una percentuale più alta rispetto alla media dei 28 che si ferma al 61 per cento. Ma gli italiani sono i meno convinti dei benefici dell’appartenenza all’Unione europea. Solo il 43% è convinto che il Paese abbia tratto vantaggio dall’appartenenza all’Ue, contro il 68% degli europei (il dato più alto dal 1983).
L’Italia è anche, dopo la Repubblica ceca, il Paese con la più alta quota di cittadini che esprimono un parere “totalmente negativo” sul Parlamento europeo: sono il 29%. La media Ue è del 21%, mentre il 32% esprime un’opinione positiva e il 43% si dice neutrale. Il 48% degli intervistati vorrebbe che l’Ue svolgesse un ruolo più significativo in futuro, mentre il 27% preferirebbe fosse ridimensionato.
In base alla rilevazione (condotta su un campione di 27.474 europei di 16 anni o più) cresce anche la consapevolezza sulle elezioni europee del prossimo anno, con il 41% che identifica correttamente la data a maggio 2019 – un aumento di nove punti rispetto ad un’indagine analoga di sei mesi fa – e il 51% degli intervistati che si dichiara interessato alla tornata elettorale europea. Ma il 44% ancora non sa dire quando si voterà.
Nell’agenda dei temi prioritari per l’imminente campagna elettorale l’immigrazione risulta essere al primo posto (50%), seguita dall’economia (47%) e dalla disoccupazione giovanile (47%), mentre la lotta al terrorismo scende al quarto posto con il 44%. Priorità simili anche per i cittadini italiani, anche se l’immigrazione è percepita come tema chiave da ben il 71% degli intervistati. Seguono l’economia con il 62% e la disoccupazione giovanile al 59%.