Donald Trump lo aveva annunciato nel suo discorso sullo stato dell’Unione il 31 gennaio scorso: Guantanamo non chiuderà, come invece aveva promesso e deciso l’es presidente Usa Barack Obama. “In passato abbiamo stupidamente rilasciato centinaia di pericolosi terroristi, solo per ritrovarli poi di nuovo nel campo di battaglia, incluso il leader dell’Isis al-Baghdadi” aveva detto l’inquilino della Casa Bianca. A pochi giorni dalle elezioni di midterm – 6 novembre – l’annuncio che la base di detenzione per presunti terroristi sarà operativa per altri 25 anni arriva dall’Ammiraglio John Ring, responsabile del centro. Da quando il tycoon è diventato presidente è stato rilasciato un solo prigioniero nel maggio scorso. L’uomo è stato consegnato all’Arabia Saudita per scontare nove anni, residuo di una condanna a 13 anni inflittagli nel 2014 dopo che si era dichiarato colpevole davanti ad una commissione militare che lo aveva incriminato per reati legati ad un attacco ad una petroliera francese. Gli Usa gli hanno concesso il programma di riabilitazione in cambio di quello che i procuratori hanno definito la “preziosissima” testimonianza fornita contro altri detenuti di Guantanamo, dove ci sono ancora 40 prigionieri.
Nel 2009 Obama, appena insediatosi, aveva firmato una direttiva in cui ordinava di chiudere “appena possibile” il controverso campo di
detenzione, aperto dall’amministrazione Bush dopo gli attentati dell’11 settembre 2001. Guantanamo viene considerata una delle realtà che più alimentano la propaganda jihadista. E se in gran parte del mondo, Europa compresa, il campo viene considerato immorale: per le condizioni estremamente dure di detenzione, per le tecniche di interrogatorio che molti hanno associato a vere e proprie pratiche di tortura, per i ‘prigionieri per sempre’ condannati ad essere reclusi anche se nel corso di anni non è stato trovato nulla a loro carico. Iconica anche l’immagine dei detenuti con la tuta arancione. E Trump nei mesi scorso non ha certo nascosto di voler riempire il campo con nuovi detenuti accusati di terrorismo, e non solo. Fino a qualche mese fa erabno 41 le persone presenti, ma solo 13 quelle incriminate o sotto la lente dell’amministrazione militare. Gli altri non avevano capi di accusa pendenti.
Il Pentagono “ci ha inviato un promemoria che diceva che il programma doveva restare aperto” per almeno 25 anni, ha spiegato Ring durante una visita regolarmente organizzata dai militari statunitensi per giornalisti, con l’obiettivo di mostrare che i prigionieri sono trattati umanamente nella base statunitense a Cuba. Lo scorso dicembre, il piuù importante esperto di tortura alle Nazioni Unite ha riferito che nei rapporti delle fonti indicano che almeno un detenuto aveva subito tortura. Nils Melzer, il relatore speciale delle Nazioni Unite sulla tortura, ha dichiarato di aver ricevuto informazioni sul fatto che Ammar al-Baluchi, considerato uno dei pianificatori dell’11 settembre sarebbe stato sottoposto a torura con “rumori e vibrazioni”. Melzer si è detto anche molto preoccupato per i detenuti che erano stati trattenuti per lunghi periodi di tempo in un isolamento quasi completo. Nel corso degli anni, circa 780 persone sono state detenute a Guantanamo, principalmente per i loro presunti legami con Al-Qaeda e talebani. Prima sotto Bush e poi sotto Obama, gli Stati Uniti hanno rilasciato centinaia di detenuti dalla prigione. I detenuti più famosi tra cui l’imputato Khalid Sheikh Mohammed, un imputato dell’11 settembre, sono ancora in attesa di processo. Guantanamo non ha ricevuto nuovi detenuti dal 2008 e ne rimangono 40. Alcuni non sono mai stati incriminati, ma sono stati giudicati troppo pericolosi per essere rilasciati.