Secondo il Carroccio il testo arriverà a Palazzo Madama già martedì prossimo. L'iter era stato rallentato con il blitz di Grasso, che aveva raccolto le firme per fare esaminare il ddl anche in commissione. Civati: " M5s ha firmato la propria resa ritirando gli emendamenti che puntavano a smussare, peraltro di poco, il provvedimento"
Il disegno di legge sulla legittima difesa arriverà nell’aula del Senato la prossima settimana. La commissione giustizia di Palazzo Madama ha infatti concluso l’esame degli emendamenti presentati al ddl e ha dato il mandato al relatore a riferire in Aula. Secondo Matteo Salvini la norma arriverà all’Assemblea già martedì prossimo. “Lavori chiusi positivamente in commissione, martedì prossimo arriva in Senato la nuova legge sulla legittima difesa! Come promesso, #dalleparoleaifatti!”, esulta sui social network il ministro dell’Interno. “L’iter non è ancora concluso: il testo sarà vagliato dal Senato e, ricevuto il via libera, passerà in seconda lettura alla Camera. Entro l’anno la riforma della legittima difesa dovrebbe diventare operativa a tutti gli effetti”, spiegano il sottosegretario alla Giustizia, Jacopo Morrone, e il relatore del provvedimento, Andrea Ostellari, che è presidente della commissione.
La velocizzazione dell’iter in commissione è dovuta al fatto che il Movimento 5 stelle ha ritirato i propri emendamenti, almeno secondo Pippo Civati. “Il M5s ha firmato la propria resa ritirando gli emendamenti che puntavano a smussare, peraltro di poco, il provvedimento. Invece niente: la Lega, ricambiando il sostegno delle lobby, ha sopraffatto le debolissime resistenze del ministro Bonafede e dei parlamentari M5s. Costretti a una resa totale e incondizionata. Così dopo il decreto raddoppia-armi entrato in vigore a settembre, arriva l’ultimo passo per il Far West all’italiana. Si potrà sparare in ‘stato di grave turbamento’, senza capire nemmeno quale sia il ‘bersaglio‘ dei proiettili. Questa sarebbe la sicurezza?”, dice l’ex parlamentare del Pd non rieletto nelle liste di Liberi e Uguali il 4 marzo.
Era stato proprio il leader di Leu, Pietro Grasso, ad allungare i tempi per l’approvazione del ddl sulla legittima difesa. L’ex presidente del Senato aveva infatti raccolto le firme necessarie per chiedere che il testo fosse esaminato in sede referente e non più in sede redigente come prevede il nuovo regolamento (di cui fu promotore lo stesso Grasso circa un anno fa). In pratica significa che il provvedimento doveva superare l’esame sia della commissione che dell’assemblea, invece di andare in Aula solo per un voto finale.
Ma dove erano i geniali professoroni-soloni, che adesso hanno tutte le soluzioni in tasca, negli ultimi dieci, venti, trenta, quarant’anni??? pic.twitter.com/uvOKtl09GK
— Matteo Salvini (@matteosalvinimi) 16 ottobre 2018
Il ddl uscito dalla commissione, in ogni caso, non soddisfa nè Fratelli d’Italia e neache il Pd, per motivi opposti. “Accanto ad un’impostazione di fondo migliorativa rispetto all’attuale legge, il testo uscito dalla commissione Giustizia per volere di una maggioranza gialloverde non riesce a raggiungere l’obiettivo che il centrodestra si era prefissato nel programma prima delle elezioni. In particolare, sia la Lega sia gli stessi emendamenti di Forza Italia, ad uno dei quali abbiamo dovuto addirittura votare contro mentre ha votato a favore il Pd, consentono ai magistrati inquirenti di esercitare una discrezionalità troppo ampia, che l’esperienza insegna porta inevitabilmente a sentenze contrastanti ed il più delle volte punitive per chi subisce l’aggressione”, dice il vicepresidente del Senato, Ignazio La Russa. “Con il testo sulla cosiddetta legittima difesa approvato dalla maggioranza, lo Stato lascia più soli i cittadini. Alla maggiore domanda di sicurezza risponde denunciando la sua incapacità di farsene carico e chiedendo ai singoli cittadini di proteggersi da soli, esponendoli così a più rischi e più violenza”, dice invece la senatrice dem Valeria Valente.