Mafia e corruzione? “La politica è distratta”. Scudo fiscale? “Favorisce le organizzazioni criminali”. Il procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero De Raho non ha usato giri di parole per sottolineare la distanza tra la lotta alla criminalità organizzata e chi governa (e ha governato) il Paese. De Raho ha parlato durante la presentazione del Rapporto Liberaidee e ha espresso concetti chiari: “La politica pospone questi problemi (mafia e corruzione, ndr) a tanti altri ma quando ci sono corruzione e mafia l’economia va a fondo – ha detto – La nostra zavorra sono mafia e corruzione, quest’ultima dilaga”. Poi l’attacco, ancora più diretto, a chi dovrebbe ascoltare e non lo fa: “Ma è come se non si andasse in linea e quella voce viene sopita, non viene raccolta da nessuno – ha sottolineato il procuratore antimafia – Questo è il peggiore aspetto che si coglie in questo momento nel Paese, non vi è attenzione per questi fenomeni emergenziali”. Un’accusa forte quella di De Raho, che poi ha commentato anche una delle misure più discusse del governo gialloverde: “Provvedimenti come lo scudo fiscale favoriscono chi ha operato nell’illegalità, prima di tutte le organizzazioni mafiose – ha sottolineato – È certo che il maggiore attivismo dei controlli fiscali sulle società consentirebbe di conseguire un migliore obiettivo, facendo accertamenti e verifiche sostanziali sui bilanci“.
LE ACCUSE DEL PROCURATORE CAFIERO DE RAHO
“Bisogna essere consapevoli di una situazione che è di patologia in Italia: non prendiamocela quando nelle classifiche internazionali veniamo posti tra i paesi corrotti” ha detto Cafiero De Raho, denunciando che “in Italia la corruzione dilaga anche perché vi è una mafia che esercita un controllo anche sulla politica molto preoccupante e non c’è una selezione, non c’è attenzione su questi fenomeni, non sento parlare della necessità di contrastare mafia e corruzione: sembra sia un problema di associazioni, Anac e magistratura“. Entrando nel merito del report di Libera, De Raho ha annunciato di esser rimasto “sorpreso negativamente che il campione intervistato dal Rapporto pensa che il primo responsabile della situazione è il mondo politico. Costoro affermano – ha aggiunto – di non aver fiducia nelle forze dell’ordine e nella magistratura, e questo nonostante vi sia un forte impegno di entrambi. Certo, non dobbiamo assumere la comoda posizione di chi dice: ‘è una cattiva percezione’ – ha sottolineato – Vi sono una serie di episodi in cui sono sono coinvolti gli uni e gli altri, vi sono poi silenzi, e quando all’interno degli organismi che dovrebbero segnare il primo contrasto non c’è una voce forte o ci sono episodi che gettano discredito, ben si capisce il perché di questi risultati”. De Raho si è soffermato anche sul caso degli “editori collusi, e questo fa sì che si comincia ad avere sfiducia anche nel giornalismo” e ha ricordato che “ad un anno dall’omicidio della giornalista maltese Dafne Galizia non c’è piena luce sull’omicidio, è molto grave, stiamo parlando di un attentato avvenuto in Europa”. Poi l’appello al mondo politico, da cui “deve partire un ordine fermo: stop alla corruzione, chi denuncia deve essere difeso, la mafia deve essere sterminata. Su alcuni aspetti – ha sottolineato – lo stato non deve indietreggiare: la giornalista Federica Angeli qualche giorno fa ha chiesto protezione per i figli, per ora c’è solo per lei, serve attenzione”.
Bonafede: “De Raho non ha mai palesato questo pensiero” – A De Raho replica Alfonso Bonafede: “In questi mesi è stato fitto e continuo il confronto fra noi, fino a lunedì scorso, quando abbiamo partecipato insieme al vertice dell’Untoc. Non mi ha mai palesato questo pensiero e il nostro rapporto è sempre stato molto costruttivo”. scrive su Facebook il ministro della Giustizia. “Rispetto le sue parole – aggiunge – ma mi sento di poter dire che oggi il nostro Paese può andare sempre più a testa alta in tutte le sedi internazionali perché si contraddistingue per l’impegno sul versante della legalità e per la lotta alla corruzione e alla mafia: mentre alla Camera è in corso l’esame in commissione della legge ‘spazzacorrottì, al Senato è stata approvata in commissione la norma sul voto di scambio politico mafioso”.
CANTONE: “IO CONTRARIO A OGNI TIPO DI SANATORIA. I CONDONI NON AIUTANO LA FIDUCIA”
Sulla stessa linea d’onda, specie per quanto riguarda il condono fiscale, è il presidente dell’Autorità Anticorruzione Raffaele Cantone: “Sono contrario a ogni tipo di sanatoria fiscale per ragioni ideologiche e perché credo abbiano effetti depressivi anche dal punto di vista economico” ha spiegato il numero uno dell’Anac, che poi ha precisato: “Sui singoli provvedimenti, però, visto che ci sono sanatorie e sanatorie, bisogna provare a capire di che tipo si tratta. In astratto comunque penso che siano tutte sbagliate. Ma leggeremo i provvedimenti. I condoni – ha accusato – non aiutano la fiducia, in particolare non è segnale che aiuta la fiducia quando ogni anno i condoni vengono più o meno ripetuti cambiando i nomi, come se bastasse questo a nasconderli“. Cantone, poi, ha aggiunto: “Molti pensano che le regole siano un impedimento, una scocciatura e che bisogna lavorare senza lacci e laccioli. L’indagine presentata oggi da Libera è sulla percezione sulla presenza delle mafie e la corruzione – ha detto ancora – ma sbaglierebbe chi la svalutasse: la percezione della corruzione è il segnale di sfiducia dei cittadini nelle istituzioni, indica quanta sfiducia c’è. Alcuni dati sono preoccupanti – ha concluso – soprattutto quello meridionale. Sono numeri spaventosi, c’è una sfiducia nelle istituzioni meridionali che è paurosa. Il massimo della sfiducia passa dal 10 per cento al nord est al 40 percento al sud“.
IL RAPPORTO DI LIBERA SU MAFIA E CORRUZIONE
Il rapporto LiberaIdee è una ricerca sulla percezione e la presenza di mafie e corruzione. I risultati emersi dal report parlano chiaro: quasi il 75% degli italiani non ha dubbi sul fatto che la presenza delle mafie sia globale. Il dato emerge dagli oltre 10mila questionari in tutta Italia e dalle oltre 100 interviste alle associazioni di categoria. Questo dato, hanno spiegato i relatori – il presidente di Libera Don Luigi Ciotti, il procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero De Raho, il presidente dell’Anac Raffaele Cantone e Francesca Rispoli, dell’Ufficio di presidenza di Libera – è cambiato notevolmente negli ultimi anni e ciò fa pensare a uno scatto di consapevolezza rispetto alla gravità della presenza mafiosa. È necessario però incrociare questo risultato con quello relativo alla pericolosità sociale delle mafie sul proprio territorio: solo il 38% dichiara che la mafia dove abita è un fenomeno preoccupante e la sua presenza è socialmente pericolosa, mentre il 52% si divide tra coloro che la ritengono marginale e coloro che la ritengono preoccupante ma non socialmente pericolosa.
Questo porta a pensare che affermare che le mafie siano una presenza globale rischia di renderle meno riconoscibili e più distanti, meno percepite come pericolose: dire che le mafie sono un fenomeno globale non significa dire che anche il livello locale sia inquinato. Quando si dice globale spesso si indica qualcosa di indefinibile e lontano. Insomma dire che la mafia è un fenomeno globale non significa dire che il suo potere si estende in tutta la Penisola. Infatti, solo l’8,5% degli intervistati risponde che la mafia esiste anche nel resto d’Italia. Se poi aggiungiamo che il 7,5% considera la mafia solo letteratura si ottiene una rappresentazione ancora più indefinita della mafia. Il Rapporto evidenzia dunque come c’è ancora difficoltà ad assumere le mafie come questione nazionale. E questa resistenza risulta preoccupante perché proviene dalle regioni che determinano l’andamento dell’economia nazionale.