“Una manovra da Paese responsabile dovrebbe accrescere in maniera molto più significativa gli investimenti pubblici. E sul fisco il governo ci ha deluso“. Lo ha detto il presidente di Assolombarda, Carlo Bonomi, intervenendo all’assemblea generale 2018 alla presenza del ministro dell’Economia Giovanni Tria. “Limitarsi ad innalzare a 65mila euro la franchigia per l’aliquota del 15% sui redditi da microimprese accresce solo la già enorme disorganicità del nostro sistema tributario”, ha affermato Bonomi. Che ha criticato anche il reddito di cittadinanza – “quei 9 miliardi destiniamoli a un Fraunhofer italiano della ricerca per l’industria e la manifattura” – le scarse risorse destinate agli investimenti, la convocazione delle partecipate pubbliche da parte del Governo per “fare quel che nella manovra non pensa di riuscire a realizzare” e il piano di rinazionalizzazione di Alitalia: “Chiediamo agli italiani se vogliono continuare a pagare”.

“Non saranno 5 miliardi di investimenti pubblici in più a far salire il pil dallo 0,9% potenziale, a cui anche il governo lo stima, al + 1,5% programmatico”, ha attaccato. È proprio questo il punto: il governo del cambiamento non ha prodotto una manovra di vero cambiamento. Ma tutti comprendiamo che il dividendo che si ricerca è quello elettorale, non quello della crescita”.

“Noi proponiamo interventi finalizzati ad attrarre gli investimenti esteri verso l’Italia, a incoraggiare l’autofinanziamento per ricapitalizzare le imprese, e a favorire gli investimenti di lungo periodo“, ha spiegato l’imprenditore. E, in materia di reddito d’impresa, di “differenziare l’attuale aliquota Ires abbattendola dal 24% al 17% sulla produzione di reddito, aggiungendovi un eventuale 7% sulla distribuzione di dividendi, premiando così l’investimento di risorse proprie. E abbattere la quota residua di Irap ancora vigente”. Sull’Irpef, invece, la proposta è di “portare da 5 a 2 le aliquote con una più ampia no tax area, ma facendolo in più anni e con coperture precise”.

“Il maggior costo delle emissioni pubbliche – ha proseguito Bonomi – si trasferisce subito a quello delle emissioni obbligazionarie bancarie e d’impresa. Il capitale delle banche si erode. E nel conto patrimoniale le banche cariche di titoli del debito pubblico devono ogni trimestre abbassarne il valore seguendo il mercato, bruciando i risparmi di milioni di persone. È evidente a tutti che per questa via torna a manifestarsi il rischio di una ulteriore restrizione del credito, e di una traslazione su famiglie e imprese del maggior costo del debito pubblico. Abbiamo visto che il governo convoca a palazzo Chigi le controllate pubbliche“, ha detto ancora, “e chiede loro di far questo e quello. Un governo dovrebbe sapere che grandi aziende quotate rispondono ai mercati e la loro autonomia è un bene primario. Ma il tema è un altro. Se un governo chiede alle controllate pubbliche di fare quel che nella manovra il governo non pensa di riuscire a realizzare, è il governo che ha un problema“.

Il rappresentante delle imprese lombarde ha espresso poi una netta contrarietà all’ipotesi di nazionalizzazione di Alitalia: “No allo Stato che crede di poter gestire di nuovo il trasporto aereo. Se non potevamo permetterci un aereo di Stato per la presidenza del consiglio potremo mai gestire una flotta di Stato? Perché non fare un referendum e chiedere agli italiani se vogliono continuare a pagare?”.  E sul reddito di cittadinanza: “Quei 9 miliardi li destinerei a un Fraunhofer italiano della ricerca per l’industria e la manifattura, sullo stesso modello di finanziamento tedesco: per il 30% pubblico, per il 70% a carico delle imprese“. “Negli anni – evidenzia – ciò si tradurrebbe in un balzo della produttività, dell’occupazione dei giovani e del trasferimento tecnologico alle imprese, immensamente più utile di qualunque sussidio pubblico slegato dall’idea di un reddito da lavoro”.

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