Il 4 marzo le elezioni politiche hanno visto il Movimento 5 stelle, con il 32% dei voti, battere nettamente la Lega, che ha raccolto il 17%. Ciò malgrado, nel governo Conte a farla da padrone è Matteo Salvini, sia perché sa toccare le corde degli italiani peggiori (lo stesso genere di quelli che 80 anni fa approvarono l’orrore delle leggi razziali di Mussolini) sia per l’estrema modestia del suo “pari grado”, il famoso Di Maio. Così, le proposte che vanno avanti sono soprattutto quelle della Lega, cui i sondaggi danno una crescita di consensi terrificante.
L’ultimo caso riguarda le tasse. Qui l’obiettivo del degno erede di Berlusconi – favorire gli evasori – è stato messo nero su bianco, mentre quello di Di Maio – punirli più duramente, anche con il carcere – mi sembra sia rimasto al livello della dichiarazione di intenzioni. Forse Di Maio teme di irritare il silenzioso fondatore del Movimento, il “l’evasore” Beppe Grillo (i giudici di Genova hanno detto che lo si può definire così perché risponde al vero).
E così il risultato – salvo colpi di scena – è un altro via libera agli evasori, che ringraziano una norma che riguarda somme fino a 100mila euro (pari alle pensioni sociali percepite per un intero anno da 20 cittadini meno fortunati dei nostri “mini evasori”). Come noto (ma troppo poco ricordato dalla stampa) in Italia sono in carcere per reati fiscali solo 156 persone, contro gli 8600 della Germania e gli oltre 12mila degli Usa. E in diversi Paesi europei per i grandi evasori c’è la “gogna mediatica”: ogni tot mesi, sui giornali vengono resi noti i loro nomi, le professioni, l’ammontare della evasione e la relativa pena carceraria. Personalmente non la auspico, ma la cito per dare un’idea di come se la passano gli evasori in Paesi vicini al nostro.
Eppure – con 150/180 miliardi l’anno – siamo i primi evasori in Europa e i terzi nel mondo. Per avere un’idea, molto più dei 110/120 miliardi con cui si mantiene l’intero sistema sanitario nazionale e quattro volte più della mega-manovra del governo Conte. Quello che stupisce e rattrista è che su 51 milioni di elettori ci sono 34 milioni di italiani che non possono sottrarsi al pagamento delle tasse perché lavoratori dipendenti (18 milioni) o pensionati (16 milioni). Eppure molti di loro continuano a votare per questa coppia che mi ricorda tanto il gatto e la volpe, che rubano ai poveri per dare ai ricchi (Robin Hood alla rovescia).
di Gisella Ruccia
Intanto, i “benefici” per gli evasori sono sotto gli occhi di tutti, come dimostrano alcuni dati fra i moltissimi disponibili: solo con le Smart vendute a Roma la Daimler mantiene la relativa catena di montaggio; siamo i primi consumatori di champagne in Europa; abbiamo 2,7 milioni di auto di lusso e 600mila barche nei porti. Controlli? Favoritismi (eufemismo) a parte, i contribuenti “a rischio evasione” sono circa cinque milioni, mentre i controlli non superano mediamente quota 200mila all’anno.
Negli ultimi 12 anni, a fronte di accertamenti per un valore di 800 miliardi di euro, Equitalia ha incassato solo 70 miliardi (meno del 10%). In 30 anni di condoni lo Stato ha incassato solo 104,5 miliardi, meno della evasione di un solo anno. E l’evasione sta diventando una prassi spudorata e non nascosta: ho chiamato un idraulico e mi sono sentito dire: “Se lei chiede la fattura o una ricevuta io non vengo; accetto solo contanti”. E per evitare l’allagamento di casa, già iniziato, ho dovuto obbedire.
Infine, la vergogna più grande: il silenzio dei partiti di opposizione (eccetto Forza Italia, che non sorprende). Anni fa, avendo un direttore de L’Unità amico, provocai l’allora responsabile economico del Pd, Stefano Fassina sull’inerzia del suo partito. Dato che non mi rispondeva pubblicamente, tornai alla carica sullo stesso quotidiano. E Fassina mi rispose con una mail in cui mi diceva, in sintesi: “Caro Troilo, andiamoci piano con l’evasione perché anche nel nostro partito ci sono tante partite Iva”. Incauto, visto che io la resi nota sul quotidiano del suo partito. Naturalmente, invano.
Manderò a Zingaretti questo articolo. Chissà che il nuovo (in pectore) segretario del Pd non ci ragioni un attimo. E lo manderò anche al presidente Fico, che ho avuto l’opportunità di conoscere e che mi sembra la persona più seria e competente nell’universo a 5 Stelle. Se son spine (per gli evasori) pungeranno.