Matteo Salvini dice che il decreto resta così com’è, ed è impegnato per andare a un nuovo consiglio dei ministri. Giuseppe Conte non è d’accordo: il decreto torna a Palazzo Chigi, perché è il presidente del consiglio a dire che sarà così. Luigi Di Maio condivide: il suo partito non voterà scudi penali, dunque il suo omologo deve trovare il tempo per un nuovo vertice. E alla fine il ministro dell’Interno ci ripensa: “Ancora non è stato convocato il Consiglio, ma se serve che Salvini ci sia, Salvini ci sarà“. Dopo una giornata ad alta tensione il leader della Lega prova a fare marcia indietro. A infiammare i rapporti tra le due forze di governo è il dl fiscale e la necessità di riportarlo sul tavolo del consiglio dei ministri .”Sabato mattina ci sarà un consiglio dei ministri perché porterò il risultato della rilettura e avremo quindi la possibilità di confermare il testo o, nel caso dirimere qualche dubbio politico che è sorto”, ha detto Conte durante la conferenza stampa convocata dopo il vertice europeo.
Salvini: “Nuovo Cdm? Sono impegnato” – Una dichiarazione che smentisce su tutta la linea le frasi pronunciate da Salvini durante il pomeriggio. Il ministro dell’Interno aveva escluso qualsiasi ipotesi di Consiglio dei ministri bis: “Domani inizio a Cles la mattina e finisco a Trento a tarda notte. Sabato mattina sono a Cernobbio, ho l’appuntamento con la Coldiretti e soprattutto con i miei figli. Il Paese è importante ma sono importanti anche i figli. Domenica ho il derby, entro in clima derby e non posso occuparmi di altro”. A stretto giro ecco la risposta di Conte: “Se ci sarà Salvini al Cdm di sabato non lo so, perché c’è anche la campagna elettorale al Nord. Il Cdm si svolgerà, l’ho convocato io. Il premier sono io, decido io che si svolga un Cdm“. Una dichiarazione netta alla quale fonti del Carroccio rispondevano minacciando il boicottaggio: in caso di assenza di Salvini anche gli altri esponenti della Lega non risponderanno alla convocazione di Conte.
Di Maio: “Serve chiarimento politico. Non votiamo scudo” – Anche per questo motivo il premier ha cercato di addolcire il dialogo definendo l’ipotesi di crisi di governo come “una prospettiva futuribile, improbabile” e “se ci fosse non dimostreremmo né passione né responsabilità”. Sulla stessa posizione anche Luigi Di Maio. “Adesso il tema è politico e se è un tema politico ha bisogno di un chiarimento politico. La sede giusta è il Cdm ma possiamo anche fare un vertice prima“, dice il vicepremier. “Lo spread è a 327 – ha aggiunto – perché i mercati pensano che il governo non sia più compatto“. Poi, all’assemblea dei lavoratori Bekert a Figline Valdarno, Di Maio ha spiegato che “in nessun programma elettorale del Movimento Cinque Stelle né della Lega, nè nel programma di governo c’è un salvacondotto per chi evade le tasse. Sapeva benissimo la Lega che non poteva entrare quel testo e che noi non lo voteremo. Questi sono reati che noi non possiamo scudare, da cui non possiamo rendere immuni i furbi. Non lo vogliono neanche gli elettori della Lega”. E sull’assenza di Salvini al Cdm di sabato il leader del M5s ha detto: “Si può rinunciare a qualche appuntamento e trovare il tempo per vederci e trovare una soluzione. Noi non possiamo votare un decreto che ha dentro uno scudo penale. Il M5s non può votare in Parlamento un testo che preveda scudi fiscali per gli evasori. Io salvo chi è nelle grinfie di Equitalia non chi fa autoriciclaggio e credo che neanche gli elettori della Lega si vogliano impelagare con la difesa degli evasori“.
I messaggi di pace: “Non è requiem governo”. “Duriamo 5 anni”- Nonostante le dichiarazioni belligeranti, però, entrambi i leader hanno assicurato per tutto il giorno la solidità del governo: “Chi crede che sia suonato il requiem per il governo si sbaglia di grosso. L’irrigidimento di queste ore va risolto. Sono contento che il premier Conte abbia convocato una riunione”, dice Di Maio. Parole che sembrano persuadere Salvini. “Se c’era qualche problema bastava dirlo: gli ultimi che volevo aiutare erano i malfattori. Molto semplicemente ci sono italiani che hanno fatto la dichiarazione ma sono ostaggi di una cartella. Se hanno cambiato idea i 5 Stelle lo dicano e ci ragioniamo, ma io – aggiunge – mantengo i patti. Non siamo all’alba di crisi di governo, ci sono tante cose da fare”, è la dichiarazione con cui il ministro dell’Interno smussa i toni utilizzati nel pomeriggio. A infiammare i rapporti, infatti, era stato lo stesso leader del Carroccio, con una serie di dichiarazioni con cui smentiva il ritorno in consiglio dei ministri del dl Fisco. “Il decreto resta. Non possiamo approvare un decreto e modificarlo il giorno dopo. Ognuno prenda le sue responsabilità”, aveva detto il ministro dell’Interno. “Non si può costruire di giorno e smontare di notte – aggiungeva – Non ci sono regie occulte, invasioni degli alieni oppure scie chimiche“. E ancora: “È un governo che non ha complotti contro. Stiamo per essere attaccati dall’Europa: se diciamo che il decreto è stato modificato la sera per la mattina da Batman o da Robin, è un problema”.
Castelli: “Problema politico” – Parole, quelle del vicepremier leghista, rivolte al M5s e al viceministro dell’economia Laura Castelli che per prima aveva parlato chiaramente di “problema politico“. Il messaggio era chiaro: “Lunedì prima del Consiglio dei ministri c’è stato un tavolo politico in cui l’accordo raggiunto prevedeva nessun condono penale e niente scudo fiscale sui capitali esteri – ha detto la Castelli – Adesso Garavaglia e la Lega ci dicono che approvano una norma che introduce condoni penali e scudi fiscali per capitali all’estero? Allora c’è un problema politico“. La stessa linea tenuta da Riccardo Fraccaro: “Nel testo del decreto fiscale sono state inserite norme non concordate in Consiglio dei Ministri. Se qualche nostalgico del passato pensa di fermare il cambiamento si sbaglia, quelle norme spariranno. Alle Camere invierò solo un testo pulito: con noi niente scudi né condoni”, sono le parole del ministro per i Rapporti con il Parlamento.
L’ipotesi dimissioni di Conte e la smentita- Quello che appare certo dalle dichiarazioni dei protagonisti è che in questa storia sembra scomparsa ogni ipotesi della “manina tecnica” (come accaduto per il caso della Croce Rossa). “Che ne so io di chi è la manina? Io ricordo che quello di cui abbiamo discusso per ore e ore nel Cdm, poi ho ritrovato scritto, con l’accordo di tutti: lo abbiamo votato tutti. Se qualcuno ha idee diverse, lo dica. Che facciamo, riconvochiamo i Cdm ogni quarto d’ora? Sul decreto Genova, sul decreto dignità, come anche quello sulla sicurezza si trova la quadra e si va avanti”, ha detto Salvini. Quasi una rivendicazione del colpo di spugna per i riciclatori di denaro nella pace fiscale quella del leader del Carroccio. Con la conseguenza che l’equilibrio della maggioranza aveva subito un pesante scossone. Un terremoto senza precedenti dal giorno del giuramento del governo. Secondo l’agenzia Agi nel pomeriggio Conte aveva addirittura minacciato di dimettersi durante le telefonate con i due leader. Ipotesi subito smentita da Palazzo Chigi: “Il presidente del Consiglio Conte non ha mai minacciato dimissioni. Negli scambi telefonici avuti oggi, ha espresso in maniera risoluta la necessità di trovare una soluzione politica ai problemi emersi con il dl fiscale, spiegando ai suoi interlocutori che non c’erano alternative rispetto alla necessità di convocare un nuovo Cdm per giungere ad una soluzione”. Che dopo le parole di Salvini sembra più vicina.
Politica
Pace fiscale, Conte: “Sabato nuovo Cdm con il risultato della rilettura”. Salvini: “Non ho tempo”. Poi ci ripensa: “Ci sarò”
Si alza il livello dello scontro all'interno dell'esecutivo sul dl fiscale. Il premier conferma una secondo passaggio a Palazzo Chigi: "L'ho convocato io. Decido io che si svolgerà. Crisi di governo? Prospettiva futuribile, improbabile". Il ministro dell'Interno: "Nessuna manina. Non ci sono né complotti né alieni o scie chimiche. Governo dura cinque anni". Il leader del M5s: "Tema politico. Chiarimento in Cdm o a vertice. Non possiamo votare uno scudo penale"
Matteo Salvini dice che il decreto resta così com’è, ed è impegnato per andare a un nuovo consiglio dei ministri. Giuseppe Conte non è d’accordo: il decreto torna a Palazzo Chigi, perché è il presidente del consiglio a dire che sarà così. Luigi Di Maio condivide: il suo partito non voterà scudi penali, dunque il suo omologo deve trovare il tempo per un nuovo vertice. E alla fine il ministro dell’Interno ci ripensa: “Ancora non è stato convocato il Consiglio, ma se serve che Salvini ci sia, Salvini ci sarà“. Dopo una giornata ad alta tensione il leader della Lega prova a fare marcia indietro. A infiammare i rapporti tra le due forze di governo è il dl fiscale e la necessità di riportarlo sul tavolo del consiglio dei ministri .”Sabato mattina ci sarà un consiglio dei ministri perché porterò il risultato della rilettura e avremo quindi la possibilità di confermare il testo o, nel caso dirimere qualche dubbio politico che è sorto”, ha detto Conte durante la conferenza stampa convocata dopo il vertice europeo.
Salvini: “Nuovo Cdm? Sono impegnato” – Una dichiarazione che smentisce su tutta la linea le frasi pronunciate da Salvini durante il pomeriggio. Il ministro dell’Interno aveva escluso qualsiasi ipotesi di Consiglio dei ministri bis: “Domani inizio a Cles la mattina e finisco a Trento a tarda notte. Sabato mattina sono a Cernobbio, ho l’appuntamento con la Coldiretti e soprattutto con i miei figli. Il Paese è importante ma sono importanti anche i figli. Domenica ho il derby, entro in clima derby e non posso occuparmi di altro”. A stretto giro ecco la risposta di Conte: “Se ci sarà Salvini al Cdm di sabato non lo so, perché c’è anche la campagna elettorale al Nord. Il Cdm si svolgerà, l’ho convocato io. Il premier sono io, decido io che si svolga un Cdm“. Una dichiarazione netta alla quale fonti del Carroccio rispondevano minacciando il boicottaggio: in caso di assenza di Salvini anche gli altri esponenti della Lega non risponderanno alla convocazione di Conte.
Di Maio: “Serve chiarimento politico. Non votiamo scudo” – Anche per questo motivo il premier ha cercato di addolcire il dialogo definendo l’ipotesi di crisi di governo come “una prospettiva futuribile, improbabile” e “se ci fosse non dimostreremmo né passione né responsabilità”. Sulla stessa posizione anche Luigi Di Maio. “Adesso il tema è politico e se è un tema politico ha bisogno di un chiarimento politico. La sede giusta è il Cdm ma possiamo anche fare un vertice prima“, dice il vicepremier. “Lo spread è a 327 – ha aggiunto – perché i mercati pensano che il governo non sia più compatto“. Poi, all’assemblea dei lavoratori Bekert a Figline Valdarno, Di Maio ha spiegato che “in nessun programma elettorale del Movimento Cinque Stelle né della Lega, nè nel programma di governo c’è un salvacondotto per chi evade le tasse. Sapeva benissimo la Lega che non poteva entrare quel testo e che noi non lo voteremo. Questi sono reati che noi non possiamo scudare, da cui non possiamo rendere immuni i furbi. Non lo vogliono neanche gli elettori della Lega”. E sull’assenza di Salvini al Cdm di sabato il leader del M5s ha detto: “Si può rinunciare a qualche appuntamento e trovare il tempo per vederci e trovare una soluzione. Noi non possiamo votare un decreto che ha dentro uno scudo penale. Il M5s non può votare in Parlamento un testo che preveda scudi fiscali per gli evasori. Io salvo chi è nelle grinfie di Equitalia non chi fa autoriciclaggio e credo che neanche gli elettori della Lega si vogliano impelagare con la difesa degli evasori“.
I messaggi di pace: “Non è requiem governo”. “Duriamo 5 anni”- Nonostante le dichiarazioni belligeranti, però, entrambi i leader hanno assicurato per tutto il giorno la solidità del governo: “Chi crede che sia suonato il requiem per il governo si sbaglia di grosso. L’irrigidimento di queste ore va risolto. Sono contento che il premier Conte abbia convocato una riunione”, dice Di Maio. Parole che sembrano persuadere Salvini. “Se c’era qualche problema bastava dirlo: gli ultimi che volevo aiutare erano i malfattori. Molto semplicemente ci sono italiani che hanno fatto la dichiarazione ma sono ostaggi di una cartella. Se hanno cambiato idea i 5 Stelle lo dicano e ci ragioniamo, ma io – aggiunge – mantengo i patti. Non siamo all’alba di crisi di governo, ci sono tante cose da fare”, è la dichiarazione con cui il ministro dell’Interno smussa i toni utilizzati nel pomeriggio. A infiammare i rapporti, infatti, era stato lo stesso leader del Carroccio, con una serie di dichiarazioni con cui smentiva il ritorno in consiglio dei ministri del dl Fisco. “Il decreto resta. Non possiamo approvare un decreto e modificarlo il giorno dopo. Ognuno prenda le sue responsabilità”, aveva detto il ministro dell’Interno. “Non si può costruire di giorno e smontare di notte – aggiungeva – Non ci sono regie occulte, invasioni degli alieni oppure scie chimiche“. E ancora: “È un governo che non ha complotti contro. Stiamo per essere attaccati dall’Europa: se diciamo che il decreto è stato modificato la sera per la mattina da Batman o da Robin, è un problema”.
Castelli: “Problema politico” – Parole, quelle del vicepremier leghista, rivolte al M5s e al viceministro dell’economia Laura Castelli che per prima aveva parlato chiaramente di “problema politico“. Il messaggio era chiaro: “Lunedì prima del Consiglio dei ministri c’è stato un tavolo politico in cui l’accordo raggiunto prevedeva nessun condono penale e niente scudo fiscale sui capitali esteri – ha detto la Castelli – Adesso Garavaglia e la Lega ci dicono che approvano una norma che introduce condoni penali e scudi fiscali per capitali all’estero? Allora c’è un problema politico“. La stessa linea tenuta da Riccardo Fraccaro: “Nel testo del decreto fiscale sono state inserite norme non concordate in Consiglio dei Ministri. Se qualche nostalgico del passato pensa di fermare il cambiamento si sbaglia, quelle norme spariranno. Alle Camere invierò solo un testo pulito: con noi niente scudi né condoni”, sono le parole del ministro per i Rapporti con il Parlamento.
L’ipotesi dimissioni di Conte e la smentita- Quello che appare certo dalle dichiarazioni dei protagonisti è che in questa storia sembra scomparsa ogni ipotesi della “manina tecnica” (come accaduto per il caso della Croce Rossa). “Che ne so io di chi è la manina? Io ricordo che quello di cui abbiamo discusso per ore e ore nel Cdm, poi ho ritrovato scritto, con l’accordo di tutti: lo abbiamo votato tutti. Se qualcuno ha idee diverse, lo dica. Che facciamo, riconvochiamo i Cdm ogni quarto d’ora? Sul decreto Genova, sul decreto dignità, come anche quello sulla sicurezza si trova la quadra e si va avanti”, ha detto Salvini. Quasi una rivendicazione del colpo di spugna per i riciclatori di denaro nella pace fiscale quella del leader del Carroccio. Con la conseguenza che l’equilibrio della maggioranza aveva subito un pesante scossone. Un terremoto senza precedenti dal giorno del giuramento del governo. Secondo l’agenzia Agi nel pomeriggio Conte aveva addirittura minacciato di dimettersi durante le telefonate con i due leader. Ipotesi subito smentita da Palazzo Chigi: “Il presidente del Consiglio Conte non ha mai minacciato dimissioni. Negli scambi telefonici avuti oggi, ha espresso in maniera risoluta la necessità di trovare una soluzione politica ai problemi emersi con il dl fiscale, spiegando ai suoi interlocutori che non c’erano alternative rispetto alla necessità di convocare un nuovo Cdm per giungere ad una soluzione”. Che dopo le parole di Salvini sembra più vicina.
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Roma, 22 gen. (Adnkronos) - "Le persone vogliono sentirsi sicure nelle loro città, nelle loro case. Ma l'approccio della destra è sbagliato perchè non basta rafforzare i presidi delle forze dell'ordine, che neanche fanno perchè non ci mettono soldi e mandano poliziotti a fare la guardia ai centri migranti vuoti in Albania, servono presidi sociali e educativi e anche la questione del cambiamenti climatico è una questione di sicurezza". Lo dice Elly Schlein all'evento 'Chi non si ferma é perduto' sui cambiamenti climatici, organizzato dai senatori Pd in collaborazione con Deputati Pd e Fondazione Demo, alla Sala Koch al Senato.
Milano, 22 gen. (Adnkronos) - "Come ogni anno, Samsung presenta il nuovo flagship: Samsung Galaxy S25. Lo scorso anno, con Galaxy S24, abbiamo introdotto per la prima volta l’intelligenza artificiale sugli smartphone e quest’anno, con la nuova serie, facciamo un ulteriore balzo in avanti, riuscendo a dare all’intelligenza artificiale una connotazione ancora più fluida, semplice e, direi, conversazionale”. Lo spiega ai microfoni dell’Adnkronos Nicolò Bellorini Vice President Mobile eXperience division di Samsung Electronics Italia, in occasione di Samsung Galaxy Unpacked 2025, l’evento con cui l’azienda sudcoreana presenta la nuova serie di smartphone Samsung Galaxy.
Questa rivoluzione nel mondo degli smartphone AI è resa possibile da diverse innovazioni, la multimodalità in primis, come sottolinea Bellorini: “Samsung Galaxy S25 è in grado di capire perfettamente il contesto nel quale avvengono le richieste, perché comprende voce, video, suoni, testi, file Pdf e qualunque altra cosa. La seconda innovazione importante è la potenza degli agenti AI, che consente a S25 di performare task complessi, che possono andare anche da un’app all’altra”.
I più recenti top di gamma di Samsung portano infatti le capacità di Galaxy AI a un livello superiore, con un’elaborazione AI avanzata direttamente sul dispositivo, migliorando ulteriormente il comparto fotografico leader del settore Galaxy grazie a ProVisual Engine di nuova generazione e offrendo prestazioni eccezionali grazie al processore Qualcomm Snapdragon 8 Elite per Galaxy.
La nuova serie Galaxy S25 stabilisce così un nuovo standard per l’AI mobile, garantendo l’esperienza mobile più naturale e consapevole mai raggiunta, e rappresenta il primo passo nella visione di Samsung di cambiare il modo in cui gli utenti interagiscono con i loro smartphone e con il mondo che li circonda.
“Come l’anno scorso, sono tre i modelli disponibili, Galaxy S25 Ultra, Galaxy S25+ e Galaxy S25, con vari tagli di memoria - conclude il Vice President Mobile eXperience division di Samsung Electronics Italia - da 128Gb fino 1Tb, tutti con 12Gb di Ram”.
Roma, 22 gen. (Adnkronos) - "Quale è la visione del governo Meloni di fronti ai cambiamenti climatici? E' semplice, basta fare così". Lo dice Elly Schlein tappandosi gli occhi all'evento 'Chi non si ferma é perduto' sui cambiamenti climatici, organizzato dai senatori Pd in collaborazione con Deputati Pd e Fondazione Demo, alla Sala Koch al Senato. "Come facevamo da bambini, quando c'era qualcosa che ci faceva paura. Ma il prezzo della non conversione, del non affrontare i cambiamenti climatici è molto più costoso che farlo".
"Quanta competitività perdono le aziende italiane rispetto" ad altri Paesi dove si investe in rinnovabili? Ma "il governo non se ne occupa. Questi sono invece gli obiettivi che ci stiamo dando in vista della Cop 30" in Brasile.
Roma, 22 gen. (Adnkronos) - "La Lega di Matteo Salvini non perde tempo e scavalca a destra Giorgia Meloni, sempre più legata all'internazionale nera, annunciando la decisione di aprire il dibattito per dire stop all'adesione dell'Italia dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms). Questa posizione, ispirata all'analogo passo compiuto ieri da Donald Trump, rappresenterebbe un grave segnale di isolamento dell'Italia a livello internazionale e dai principali organismi impegnati nella tutela della salute globale". Così Angelo Bonelli co-portavoce di Europa Verde e parlamentare di Avs.
"L'Oms non è solo un'istituzione scientifica di riferimento, ma un baluardo nella lotta contro pandemie, malattie croniche e disuguaglianze sanitarie in Africa e nei Paesi più poveri. Quando, a metà del XIX secolo, la peste, il colera e la febbre gialla hanno scatenato ondate mortali in un mondo appena industrializzato e interconnesso, l’adozione di un approccio globale alla salute è diventata un imperativo. Medici, scienziati, presidenti e primi ministri convocarono con urgenza la Conferenza Sanitaria Internazionale di Parigi nel 1851, un precursore di quella che oggi è la più grande del suo genere: l’Organizzazione Mondiale della Sanità, nota come Oms. In mezzo alle crisi, ai conflitti, alla continua minaccia di epidemie e ai cambiamenti climatici, l’Oms ha reagito: dalle guerre a Gaza, in Sudan e in Ucraina fino a garantire l’arrivo di vaccini e forniture mediche salvavita in aree remote o pericolose, svolgendo un ruolo fondamentale di indirizzo nel rispondere all'emergenza Covid-19".
"La Lega dimostra ancora una volta un approccio irresponsabile, che antepone logiche ideologiche e sovraniste al benessere dei cittadini. Interrompere la nostra adesione all'Oms significa rinunciare a strumenti essenziali di coordinamento globale, scambio di conoscenze e accesso a risorse indispensabili per affrontare emergenze sanitarie. Andrebbero ignorati: ma siccome governano il Paese è bene sapere cosa pensano di questa folle proposta il Ministro della salute Schillaci, la premier Giorgia Meloni e la maggioranza di destra che sostiene il suo governo" conclude Bonelli.
Roma, 22 gen. (Adnkronos) - L'Istituto per il Credito Sportivo e Culturale ('Icsc') torna per la seconda volta sul mercato delle emissioni Esg portando a termine con straordinario successo il collocamento di un prestito obbligazionario Social unsecured senior preferred dedicato al supporto di investimenti ad elevato impatto nei settori Sport e Cultura, riservato agli investitori istituzionali.
L’operazione ha registrato ordini complessivi per circa 2 miliardi di euro, pari a oltre 6 volte l’offerta iniziale. L’emissione ha visto la partecipazione di un’ampia platea di sottoscrittori nazionali ed esteri per il 45%, in particolare Germania/Austria (24%), a dimostrazione del crescente interesse degli investitori per il settore delle infrastrutture sociali in Italia.
Il prestito obbligazionario, con scadenza a cinque anni e cedola a tasso fisso annua del 3,50%, costituisce la prima emissione a valere sul programma Emtn (Euro Medium Term Note) da 1 miliardo di euro pubblicato il 19 dicembre 2024, la seconda per Icsc dopo l’emissione stand alone del 2022. Il rating del Social Bond è stimato in linea con quelli assegnati alla Banca dalle agenzie S&P e DBRS, rispettivamente pari a BBB- (Stable) e BBB (Positive).
I proventi dell’emissione saranno utilizzati per sostenere investimenti ad elevato impatto sociale nei settori Sport e Cultura, in linea con la missione dell’Istituto e gli obiettivi dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite.
“L’emissione del nuovo Social Bond riflette il crescente impegno di Icsc sul fronte della finanza sostenibile, con l’obiettivo di favorire lo sviluppo dei settori Sport e Cultura. La straordinaria domanda da parte degli investitori istituzionali conferma la fiducia dei mercati nei confronti di Icsc, riconoscendone la consolidata capacità di mobilitare capitali a lungo termine secondo principi di sostenibilità, responsabilità e inclusione sociale, equità intergenerazionale. Lo Sport e la Cultura rappresentano in misura crescente asset class in grado di generare significative opportunità di investimento a impatto, creando valore economico e sociale, reale e duraturo per il Paese", ha commentato l’Amministratore Delegato Antonella Baldino.
Il bond, ammesso alla negoziazione presso il mercato regolamentato della Borsa del Lussemburgo, è stato emesso a valere sul Social Bond Framework di Icsc, pubblicato nel luglio 2022, che ha ottenuto una favorevole Second Party Opinion rilasciata da Iss Corporate Solutions, confermando l’allineamento agli Icma Principles e la robustezza degli Eligibility Criteria.
Imi-Intesa Sanpaolo, UniCredit, Banco Santander e Morgan Stanley hanno agito in qualità di Joint Lead Managers del collocamento.
Roma, 22 gen. (Adnkronos) - "Mi ha molto colpito la fila di multimiliardari" all'Inauguration Day. "E' un'idea di società opposta alla nostra, una società in cui sono i ricchi a scrivere le leggi per tutti gli altri e a scegliere i giudici che le facciano rispettare. E anche da queste parti non ce la passiamo troppo bene". Lo dice Elly Schlein all'evento 'Chi non si ferma é perduto' sui cambiamenti climatici, organizzato dai senatori Pd in collaborazione con Deputati Pd e Fondazione Demo, alla Sala Koch al Senato.
Roma, 22 gen. (Adnkronos) - "La politica sta facendo abbastanza sul cambiamento climatico? No. E noi come prima forza di opposizione del Paese abbiamo una responsabilità di un governo che nega l'emergenza e ci riporta indietro. Mentre occorre rendere transizione ecologica conveniente ma le politiche di questo Paese non hanno mai accompagnato questa innovazione". Lo dice Elly Schlein all'evento 'Chi non si ferma é perduto' sui cambiamenti climatici, organizzato dai senatori Pd in collaborazione con Deputati Pd e Fondazione Demo, alla Sala Koch al Senato.
"Troppe esitazioni e ritardi. Confidiamo nella leadership di Lula che ha organizzato la prossima Cop a Belem, nel cuore dell'Amazzonia" dopo "l'esito insoddisfacente della Cop 20 a Baku. Dobbiamo evitare che tra le tante ricadute nefaste dell'elezione di Trump ci sia un massiccio disimpegno degli Stati Uniti" nelle politiche per il clima. "Abbiamo sentito il suo discorso di insediamento grondante di slogan della campagna elettorale. Il pianeta non si può permettere 5 anni di Trump con queste premesse. E' vero è stato democraticamente eletto, ma c'è chi non ha potuto votare: la nuove generazioni che ci chiederanno il conto".
"A questo nuovo indirizzo dell'amministrazione americana è necessaria una risposta altrettanto forte dell'Europa, è necessario un protagonismo dell'Ue ma non è l'aria che tira a Bruxelles e questo come Pd ci preoccupa moltissimo".