Stato di diritto o Stato di rovescio? Condono o fedeltà fiscale? Aiuti ai poveri o anche ai ricchi? Tutti uguali davanti alla legge o anche no? Angustiato dal sopruso che la realtà gli stava ponendo proditoriamente davanti agli occhi, ieri il parlamentare europeo dei Cinquestelle Ignazio Corrao è corso ai ripari. E con un tweet è sbottato: “Da siciliano mi sento enormemente offeso da un titolo del genere. Che squallore i media italiani. Vergogna”. Corrao si riferiva al titolo de “L’Aria che tira” di Myrta Merlino. Era questo: “Condono e reddito, la Sicilia brinda al governo”.
Corrao non capiva perché i siciliani dovessero brindare, oltre al reddito di cittadinanza, anche al condono, se nel contratto di governo con la Lega il condono non c’è. E perché la Merlino avesse fatto capire agli incolpevoli telespettatori che il governo aveva approvato una misura tipica della sanatoria fiscale: un condono che azzera, nei limiti previsti dal provvedimento, le sanzioni, ed estingue i possibili rilievi giudiziari ad esse riferibili. Anche questo nel contratto di governo non c’era.
Corrao non l’ha scritto, ma certo l’ha sicuramente pensato, che nel contratto di governo non esisteva neppure lontanamente l’idea di fare di Riace un covo criminale, di trasformare i migranti in delinquenti, di negare la mensa ai bambini figli di stranieri, com’è successo a Lodi.
E lui, cioè Corrao, insieme a tutti gli altri compagni di movimento e di avventura, non hanno fatto una piega, non hanno profferito parola su questi temi – eccezion fatta per Roberto Fico, ma lui è presidente della Camera e si sa che un presidente di un ramo del Parlamento è per definizione super partes – proprio perché non c’era ombra di queste questioni nell’accordo stipulato con la Lega. E infatti, come si sa, nessuna norma nemmeno lontanamente razzista, è stata mai approvata.
Si è inalberato, lui e con lui tutti gli altri compagni d’avventura, quando dal consiglio dei ministri è sbucato fuori l’articolo non concordato, quello che non punisce gli evasori.
Luigi Di Maio è corso da Bruno Vespa e ha prontamente denunciato il misfatto. E domani il premier Giuseppe Conte lo sbianchetterà, lo casserà, lo cestinerà. Quella manina non l’avrà vinta. Perché allora insistere col condono, se non esiste? Perché dare credito a uno come Giancarlo Giorgetti, che come si sa sta sempre sul filo della fantasia, e ha detto: “Non puoi prima chiedere la pace fiscale e poi, a chi la sottoscrive, mandarlo dal giudice. E loro sapevano ogni cosa”?
Perché, insomma, si continua a sostenere che i Cinquestelle stiano al governo con la Lega, quando è chiaro che loro stanno solo col popolo?