Il chirurgo della cosiddetta "clinica degli orrori" era stato condannato al carcere a vita nel primo processo poi annullato dalla Cassazione. La Procura generale aveva chiesto comunque il "fine pena mai" ma la richiesta non è stata accolta dalla Corte d'appello di Milano. La moglie del medico scoppia in lacrime: "Ora vediamo la luce, mio marito non è un mostro"
E’ stato condannato a 15 anni di carcere Pier Paolo Brega Massone, l’ex chirurgo toracico della Clinica Santa Rita, nel processo bis davanti alla Corte d’Assise d’Appello di Milano, con al centro la morte di 4 pazienti, avvenuta in quella che i giornali chiamarono la “clinica degli orrori”. L’ex braccio destro di Brega Massone, Fabio Presicci, imputato per due dei decessi, è stato condannato a 7 anni e 8 mesi. I giudici hanno riformulato l’accusa per i due in omicidio preterintenzionale, riducendo dunque la pena. A Brega Massone erano già stati inflitti in via definitiva 15 anni e mezzo di carcere per truffa. “Ora vediamo la luce” ha detto la moglie del chirurgo, Barbara Magnani che è scoppiata a piangere dopo la lettura del dispositivo. La Magnani ha aggiunto di non avere creduto che il marito fosse “un mostro” e di non avere mai perso la “speranza nella giustizia” anche se “la paura era fortissima”. “Credo che negli altri Stati europei non esistano pene così severe per i medici – ha aggiunto -, sarebbe il caso che qualcuno ci riflettesse”. Rendendo dichiarazioni spontanee la scorsa udienza, Brega Massone aveva detto: “Mi dispiace per tutto quello che è avvenuto e chiedo scusa a tutte le persone che hanno molto sofferto, non era mia volontà. Ora posso solo chiedere di rivedere la luce, poter essere utile e stare con la mia famiglia”.
Oltre ad avere riformulato l’accusa da omicidio volontario a omicidio preterintenzionale, i giudici hanno escluso l’aggravante del “fine di lucro” e hanno riconosciuto le attenuanti generiche. Il sostituto pg Massimo Gaballo aveva chiesto la conferma dell’ergastolo per Brega Massone e 21 anni di carcere per Presicci per omicidio volontario. Riteneva che le morti contestate erano frutto di “un modus operandi seriale” dell’ex chirurgo e che i “decessi erano altamente probabili” in quanto conseguenza di operazioni “ad alto rischio morte” dei pazienti. A perdere la vita per via delle operazioni condotte da Brega furono Giuseppina Vailati, 82 anni, Maria Luisa Scocchetti, 65 anni, Gustavo Dalto, 89 anni, e Antonio Schiavo, 85 anni. Tutti anziani portati, secondo l’accusa, in sala operatoria senza alcuna giustificazione clinica per interventi “inutili” effettuati al solo fine di “monetizzare” i rimborsi del sistema sanitario nazionale per la clinica convenzionata.
Una prima sentenza era stata annullata con rinvio dalla Corte di Cassazione. Nel processo principale, infatti, fino all’appello del dicembre 2015, Brega Massone era stato condannato all’ergastolo per l’accusa di omicidio volontario plurimo (e per questo Presicci aveva avuto una pena di 24 anni e 4 mesi). Per i supremi giudici però non erano stati “omicidi dolosi” o comunque che non era motivata in modo sufficiente la volontarietà.