Il consorzio Sol.co, a Palermo, è attivo dal 1994 e si occupa di accoglienza ai migranti. In città è il capofila dei sistemi Sprar (Servizio di protezione per richiedenti asilo e rifugiati), garantiti da centro Astalli, Cresm e cooperativa Badia Grande. Al momento ospita 17 persone, provenienti da Gambia, Senegal, Mali e Guinea. Sono tutti neo maggiorenni e sono inseriti in percorsi di inclusione: c’è chi frequenta il liceo linguistico, chi l’istituto economico aziendale e chi corsi di formazione per diventare meccanico. Alla scuola si sommano corsi di italiano, tirocini, laboratori e, ovviamente, lo sport. Come nel caso di Ibrahim, che gioca a calcio, tifa Juventus (ma giura di farlo da prima dell’arrivo di Cristiano Ronaldo) e che nel suo futuro vorrebbe occuparsi di contabilità. A Palermo. Perché, come sostiene, “sono palermitano”.
Il decreto sicurezza, fortemente voluto dal ministro dell’Interno, Matteo Salvini, riduce così tanto l’operatività degli Sprar – i piccoli centri diffusi, gestiti dai comuni, e che funzionano – da minacciarne l’esistenza. Il consigliere delegato ed ex presidente di Sol.co, Francesco Passantino, si dice preoccupato: “Si criticavano i grossi centri, come il Cara di Mineo, ma ora si punta a mantenere solo quelli. Il risultato è che scoppierà una bomba sociale”. L’allarme arriva anche dall’Anci, presente al festival sulle culture mediterranee, Sabir. “La scelta del ministro è incomprensibile – attacca Matteo Biffoni – i migranti finiranno nei Cas (Centri di accoglienza straordinaria, ndr) e allora addio integrazione. Ce li troveremo per strada in maniera incontrollata“.
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