Giulia Ligresti è tornata in carcere. L’ex presidente e amministratore delegato di Premafin, la holding della sua famiglia che controllava Fondiaria Sai, è stata arrestata giovedì sera dalla Guardia di finanza di Torino. La secondogenita di Salvatore Ligresti, il costruttore siciliano scomparso il 18 maggio scorso, deve scontare due anni e otto mesi per falso in bilancio aggravato e manipolazione del mercato. Aveva patteggiato la pena nel corso dell’inchiesta della procura di Torino sullo scandalo FonSai, per la quale il 17 luglio 2013 era stata arrestata insieme alla sorella Jonella, al padre (ai domiciliari) e altri manager e revisori della compagnia assicurativa. Il tribunale di sorveglianza di Torino ha respinto la richiesta di ottenere l’affidamento in prova e pagare il suo debito con la giustizia svolgendo lavori “socialmente utili”: la Ligresti aveva proposto di lavorare come pr o come designer in una delle società di sua sorella maggiore Jonella, 51 anni, ex presidente di FonSai. La procura generale di Torino si era opposta a questa richiesta e alla fine i giudici del tribunale torinese l’hanno respinta.

Dopo l’arresto del 17 luglio 2013 la Ligresti era stata detenuta nel carcere di Vercelli per quaranta giorni. I magistrati le permisero di uscire sulla base di una perizia con cui si attestava il suo profondo malessere psichico. Il suo caso aveva destato scandalo per via dei rapporti di amicizia tra la famiglia Ligresti e l’allora ministro della Giustizia (governo Letta), Annamaria Cancellieri che nel corso dell’inchiesta fu intercettata al telefono con la moglie del costruttore proprio nel giorno degli arresti: “Non è giusto, non è giusto”, diceva mettendosi a disposizione. Sentita come persona informata sui fatti dalla procura di Torino, il ministro confermò ai pm torinesi di aver “sensibilizzato” il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria sulle condizioni della Ligresti. Ne nacque un’inchiesta, trasmessa per competenza territoriale alla procura di Roma e poi archiviata. Giulia Ligresti  lasciò il carcere il 28 agosto e andò ai domiciliari.

Intanto a Torino si aspetta il processo di secondo grado contro la sorella Jonella, condannata l’11 ottobre 2016 dal tribunale a cinque anni e cinque mesi, l’ex ad di FonSai Fausto Marchionni (cinque anni e due mesi per lui) e l’ex revisore Riccardo Ottaviano (due anni e mezzo). La procura ha fatto appello contro le assoluzioni di Antonio Talarico, ex vicepresidente, e il revisore Ambrogio Virgilio, ma aspetta ancora la fissazione del processo d’appello contro l’assoluzione di altri componenti del collegio sindacale. Tuttavia il reato di falso in bilancio, commesso nel 2011, sta per cadere in prescrizione. La Corte d’appello di Torino non ha ancora fissato questi processi.

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