Il giornalista eletto in Senato dal M5s replica al sottosegretario leghista che in un'intervista a Repubblica aveva attaccato i 5 stelle sul caso del dl fiscale: "Il suo trascorso lo conosciamo. Non è quello di Salvini, che non è colui che parla con i presidenti delle fondazioni bancarie. È stato due volte presidente della commissione Bilancio, fa le trattative, fa le nomine, tiene i rapporti col sistema economico, è più vicino all’establishment rispetto a noi"
“Se si fida Salvini per noi va benissimo, ma che Giorgetti sia establishment e sistema è innegabile“. L’unica replica al sottosegretario della Lega da parte del Movimento 5 stelle arriva da Gianluigi Paragone. “Il trascorso di Giorgetti lo conosciamo. Non è quello di Salvini, che non è colui che parla con i presidenti delle fondazioni bancarie“, ha detto il giornalista eletto in Senato del M5s. Secondo Paragone, infatti, Giorgetti “rappresenta benissimo il palazzo, il sistema. È stato due volte presidente della commissione Bilancio, fa le trattative, fa le nomine, tiene i rapporti col sistema economico, è più vicino all’establishment rispetto a noi”.
Proprio oggi, infatti, il numero due del Carroccio ha attaccato l’alleato pentastellato sulla caso del dl fiscale. “Non consento a nessuno di alludere a complotti e trame oscure, con dichiarazioni così scomposte. Se si continua ad attaccare chi prova a tenere in piedi la baracca, il governo non andrà molto lontano. Spero Luigi Di Maio ci vada davvero, in procura. Scoprirà che la famosa “manina” è in casa loro. Ma occhio, così loro si vanno a schiantare”, ha detto Giorgetti in un’intervista a Repubblica.
“Se la Lega rivendica quel testo dicendo: quel testo deve andare così come è, si apre un problema politico”, dice Paragone. Che sui rilievi fatti dall’Unione europea alla legge di bilancio italiana, ha aggiunto: “La nostra manovra economica è fatta con tutti i crismi. Se non piace all’Europa, se ne farà una ragione”. E ha insistito: “La manovra economica non si tocca. Se pensano che andiamo a rivedere al ribasso le cifre, si sbagliano di grosso”. Per il giornalista, poi, il commissario Ue Pierre Moscovici è “è un fanatico, Juncker è un fanatico. Qui abbiamo il presepe dei fanatici! Questi qui rappresentano la finanza, il fanatismo contabile, quello che ha prodotto la povertà”.