di Enzo Marzo
Pochi giorni dopo le elezioni del 4 marzo, quando cifre alla mano la formazione di un governo sembrava impossibile, scrivemmo qui che se il Pd avesse voluto riacquistare un ruolo avrebbe dovuto prendere “per primo” l’iniziativa politica: “Non resta che un appoggio esterno a un governo Di Maio. Se avessero un briciolo di intelligenza i piddini dovrebbero essere loro a dettare subito le condizioni con un pacchetto di provvedimenti da realizzare nei primi sei mesi: alcuni urgentissimi rimedi di welfare; finalmente vere leggi contro il conflitto d’interessi, contro la corruzione, contro lo scandalo di una giustizia senza sanzioni e senza certezza della pena, che colpisce i disgraziati e lascia impuniti i colletti bianchi; correzioni radicali alla ‘buona scuola‘; abrogazione della legge Renzi sulla tv; e una legge elettorale senza premi di maggioranza. La risposta sarebbe negativa da parte dei 5s? Forse. Ma allora si assumerebbero loro la responsabilità del fallimento e il Pd mostrerebbe di essersi affrancato da un passato demagogico e con tendenze persino autoritarie. Naturalmente temo che questo sia un sogno”.
Purtroppo avevamo ragione. L’unico torto fu di ipotizzare “un briciolo di intelligenza” nei pidioti. Persa l’occasione di un’autonoma iniziativa, dopo alcune settimane si ripresentò l’occasione quando il M5s fu costretto a sondare il “secondo forno”. Sappiamo come andò. Grottescamente il distruttore del Pd anticipò, con la sua consueta scorrettezza, la direzione del partito e in tv fondò la politica dello splendido isolamento. Intestandosi così, oltre che il fallimento elettorale, il fallimento post-elettorale. Anche se la responsabilità non fu solo sua, ma dell’intero partito che, ormai dimentico di ogni regola politica democratica, avallò la sceneggiata televisiva.
Per anni si è ridotto il dibattito politico a due scemenze: il Pd aveva delle difficoltà perché era dilaniato da continue lacerazioni e perché Renzi è antipatico. Purtroppo questi due assiomi continuano a governare il Pd. Così l'”Abbiamo capito” di Martina in piazza del popolo, ripetuto più e più volte come per convincere sé stesso, è pura retorica, perché finora non c’è stato alcun confronto politico tra le varie correnti del Pd, al massimo dei mal di pancia espressi in sedi improprie. In un partito che vuole recuperare serietà si convoca prima una direzione, si discute e alla fine si presentano mozioni alternative su cui si vota. Poi lo stesso confronto si ripropone in un congresso nazionale. E se la posizione antirenziana è minoritaria non fa nulla, così almeno i cittadini sanno che esiste una posizione alternativa e possono appoggiarla e farla crescere. Se invece si rimane in un unanimismo fasullo e si lasciano le scelte strategiche al capo fallito, non si vede alcuna ragione per rimanere in un partito chiuso nella difesa accanita delle politiche renziane già bocciatissime dagli elettori.
Abbiamo capito che il gruppo dirigente del Pd non ha capito nulla. I primi mesi del Salvimaio dimostrano che lasciare ai casaleggini l’unica scelta di mettersi con Salvini, che se li sta divorando, è stata una politica disastrosa per il Paese e per i nostri destini in europa. Il Pd si è assunto una responsabilità storica incancellabile. È ovvio che una politica diversa avrebbe dovuto assolutamente evitare la formazione di un governo organico col M5s, ma altre soluzioni almeno avrebbero impedito il trionfo di Salvini, avrebbero arginato la deriva di estrema destra, avrebbero sancito l’abbandono dell’indigesta compromissione con Berlusconi e Verdini. Inoltre, avrebbero potuto approfittare del prevedibile nullismo della classe dirigente casaleggina, nonché della loro capacità di digerire qualsiasi macigno pur di non perdere il potere, per imporre provvedimenti sensati. Fare opposizione in nome del renzismo sta significando solo rafforzare il Salvimaio.
Ma perché ci occupiamo ancora di quello che abbiamo definito P.i. (partito idiota)?
1. Perché il cadavere è ancora un corpaccione ingombrante. Una sinistra che vuole diventare maggioritaria non può affrontare i problemi immensi che abbiamo davanti senza gli occhiali della liberaldemocrazia e di una socialdemocrazia rivitalizzata. Libertà e giustizia. È l’unica via. Se vuole rimanere testimonianza di “rosso antico” o rincorrere i Verdini, i De Luca e i Berlusconi di turno, deve anche accettare di essere perdente per i prossimi decenni. In Italia la sinistra negli ultimi 25 anni è stata dominata formalmente da un vetero cattocomunismo ma in sostanza da un opportunismo tutto dedito alla pura conservazione del potere delle sue nomenclature. La sinistra non può essere blairismo di serie B..
2. Perché non riusciamo ad arrenderci a un paradosso. I tempi, sempre più pericolosi, richiederebbero addirittura fretta. Una sempre più necessaria nuova sinistra non si riesce ad organizzare senza questo cadavere scomodo e ingombrante, e nello stesso tempo non si può fare con questo cadavere restio a ogni cambiamento.
Clicca sull’icona per scaricare gratis la rivista