Per curiosità (un tantino masochista) ho ascoltato l’intervista della segretaria della Lega di Prato, Patrizia Ovattoni. Vicino a me c’erano i miei figli, stralunati: “Mamma, ma perché dice che non si può andare in bici a scuola?”. Noi non abbiamo l’auto e in bici andiamo a scuola, anche con la pioggia, al lavoro, a fare la spesa, dal pediatra, a fare sport. E non siamo i soli, ma moltissime famiglie come noi.
Non siamo matti, non siamo eroi e neppure migranti (anche se quando sentiamo queste cialtronerie, ci piacerebbe tanto emigrare). Su un punto però concordiamo con la signora Ovattoni: gli immigrati vanno più in bici e a piedi di noi italiani, usano di più i mezzi pubblici. Meno male quindi, che ci sono gli immigrati, ben vengano, a dimostrarci dove si può arrivare con le gambe, con i pedali e con i mezzi condivisi. Meno male questa ventata di salute, cultura e progresso. L’Italia ha bisogno dei migranti e questo lo dimostra una volta di più. Noi famiglie senz’auto abbiamo dimostrato solidarietà ai migranti in varie occasioni, anche con una lettera aperta. Non potrebbe essere altrimenti, siamo solidali con i nostri quotidiani compagni di viaggio.
di Gisella Ruccia
La mobilità sostenibile va alla radice dei problemi che causano l’immigrazione e le ingiustizie sociali. Meno auto, meno petrolio, meno guerre e petroldittature in giro per il mondo. Il riscaldamento globale, provocato dall’aumeno di CO2, d’altra parte costringe tanta gente a scappare (profughi ambientali). Il settore dei trasporti è infatti quello che produce più CO2 e che mette più a rischio gli accordi internazionali sul clima (Transport and Environment 2017)
Secondo Childhood obesity surveillance initiative il nostro Paese si colloca ai primi posti (tra i Paesi europei) per l’utilizzo della macchina nel tragitto casa-scuola. Solo il 27% di bambini e bambine si recano a scuola a piedi o in bicicletta, mentre il 62% utilizza la macchina e il 10% lo scuolabus. Ma quando i genitori sono di cittadinanza mista la quota di bambini a piedi o in bici arriva al 32% e al 53% se entrambi sono stranieri.
Città come Bolzano si avvicinano alle percentuali europee con il 60% dei bambini che vanno a scuola in bici. Guarda caso però, le città e i paesi con alte percentuali di gente in bici, hanno investito moltissimo sulla ciclabilità urbana, hanno costruito piste ciclabili, zone 30, hanno ampi spazi pedonali e Ztl, hanno investito molto anche sul trasporto pubblico.
Non è cosa da poco, aumentare la gente che va al lavoro o a scuola in bici (o coi mezzi pubblici). I benefici per la salute sono enormi: riducendo il numero di veicoli circolanti, si riducono gli incidenti (ogni percentuale di aumento degli spostamenti in bici in ambito urbano, corrisponde una diminuzione del 2-5% degli incidenti fra tutti gli utenti della strada, Safety in numbers), si riduce anche l’emissione di polveri e CO2.
Ricordiamoci inoltre che dentro alle auto i nostri bambini (e noi stessi) respiriamo più smog. Ben Barratt, del King’s College di Londra, ha misurato l’esposizione di persone che viaggiano in auto, in autobus, in bicicletta e a piedi a Londra nel 2014: “L’automobilista è esposto al più alto livello di inquinamento. I fumi dei veicoli davanti e dietro entrano in macchina e rimangono intrappolati lì. Non è vero che puoi sfuggire all’inquinamento sedendo all’interno di un veicolo”.
Non fa male ricordare che muoversi in bicicletta o a piedi anziché utilizzare l’automobile, solo in Emilia-Romagna, ha evitato l’emissione di 319.600 tonnellate di CO2 all’anno e una riduzione stimata di mortalità di 559 decessi annui. Ma anche benefici economici: passare dall’auto alla bici significa risparmiare dal 16% al 20% del proprio stipendio. Non solo fa risparmiare ma crea anche posti di lavoro: ogni milione di euro investiti sulla mobilità ciclabile genera 10 posti di lavoro contro i 2,5 posti nel settore automobilistico.
I nostri governanti “lega stellati”, invece di sprecare tempo, soldi, energie, con disumane leggi anti immigrazione, dovrebbero impegnarsi di più sulla mobilità sostenibile per italiani, migranti, esseri umani di ogni colore e provenienza.
Perché, come diceva il sindaco di Bogotà: “Un Paese è sviluppato non quando i poveri posseggono automobili, ma quando i ricchi usano mezzi pubblici e biciclette” .