“Se dipendesse da me renderei contagiosa la salute invece che la malattia” . Questa massima di fine Ottocento dell’avvocato Usa Robert Ingersoll rende bene lo spirito originario della medicina ippocratica, chiamata innanzitutto a tutelare la salute pubblica prima di dedicarsi alla migliore cura possibile dell’ammalato. Questa è stata anche l’impostazione della Scuola medica salernitana, la prima vera università e facoltà di Medicina del mondo occidentale.
Tutto è stato stravolto non già dalla introduzione del metodo scientifico nell’arte medica, ma dalla esplosione incontrollata dell’industria farmaceutica e dalla sua pur legittima aspirazione a fare profitto dalla ricerca con la immissione continua sul mercato di nuovi farmaci tutelati da brevetto a costi sempre maggiori, ormai del tutto esorbitanti.
1. Prevenzione primaria
L’intera medicina ippocratica si basa sulla prevenzione primaria (dea Igea) e non solo sulla cura (dea Panacea). Nel nostro giuramento di Ippocrate è chiarissimo: “La prevenzione primaria ha il suo campo d’azione sul soggetto sano e si propone di mantenere le condizioni di benessere e di evitare la comparsa di malattie. In particolare è un insieme di attività, azioni ed interventi che attraverso il potenziamento dei fattori utili alla salute e l’allontanamento o la correzione dei fattori causali delle malattie, tendono al conseguimento di uno stato di completo benessere fisico, psichico e sociale dei singoli e della collettività o quanto meno ad evitare l’insorgenza di condizioni morbose” (Iss).
L’insieme di questi interventi è pertanto finalizzato a ridurre la probabilità che si verifichi un evento avverso non desiderato (riduzione del rischio). Dati i costi esorbitanti raggiunti dalla cura del cancro, la prevenzione primaria per qualunque politico buon gestore di un Sistema sanitario nazionale (che si basa sulle tasse) sarebbe quindi l’obiettivo principale da perseguire e raggiungere a ogni costo.
2. Prevenzione secondaria
Attiene a un grado successivo rispetto alla prevenzione primaria, intervenendo su soggetti già ammalati, anche se in uno stadio iniziale. È la diagnosi precoce che si serve anche degli screening per patologia. Non sarebbe quindi obiettivo principale di una buona sanità, ma, come dice la parola stessa, è prevenzione secondaria. Rappresenta un intervento di secondo livello e consente l’identificazione di una malattia o di una condizione di particolare rischio seguita da un immediato intervento terapeutico efficace, atto a interromperne o rallentarne il decorso. Cosa sempre più difficile in Campania a seguito della malagestione di questi anni con “blocco del turnover” per Medici e infermieri.
3. Prevenzione terziaria
Quest’ultima fa infine riferimento a tutte le azioni volte al controllo e contenimento degli esiti più complessi di una patologia. Consiste nell’accurato controllo clinico-terapeutico di malattie ad andamento cronico o irreversibili e ha come obiettivo quello di evitare (o comunque limitare) la comparsa sia di complicazioni tardive che di esiti invalidanti o mortali.
È questo il caso ad esempio dell’intervento terapeutico sperimentale in atto a Napoli, dove si sta somministrando l’Hepavac, il primo vaccino anti-cancro, inserito all’interno di un progetto finanziato con ben 157 milioni di euro dalla Regione Campania. Augurando con tutto il cuore il più grande successo a questa ricerca internazionale di altissimo valore scientifico, risulta quindi ovvio sin dal primo momento che non avrà alcuna influenza nell’invertire la disfatta in atto nella guerra contro il cancro, che dovrebbe rivolgersi principalmente a evitare la malattia e non a curarla al meglio, specie nelle Terre dei Fuochi.
È veramente contro ogni buona logica gestionale, contro il buon senso e la stessa medicina ippocratica che ho dovuto subire in questi giorni, come tutti gli italiani, messaggi profondamente sbagliati da una medicina che si sta autodistruggendo in una disfatta apparentemente irreversibile nella battaglia contro il cancro. Della serie “Il cancro aumenta costantemente. Ma non temete, lo curiamo meglio”.
In maniera suicida abbiamo reso sinonimi (ma non lo sono) “vecchiaia” e “cancro”, ma anche “deprivazione economica” e “cancro”. Questo perché accettiamo come ineluttabile la conseguenza di vivere in un mondo inquinato dall’industria e dominato da una economia malata, denunziata con forza sinora dal solo Papa Francesco nella Laudato si.
Parliamo di “guarigione” dal cancro in maniera del tutto inappropriata come a suo tempo spiegò il professor Umberto Veronesi. Ne I numeri del cancro 2018 (pag. 338) ben si specifica infatti che può parlare di “guarigione” dal cancro soltanto il 27% (909.514 persone) dei malati, intendendo per “guarigione” però solo un’attesa di vita
paragonabile a quella delle persone non affette da tumore.
Una prostata eliminata, una resezione gastrica o intestinale non avranno mai una “restitutio ad integrum” come pretenderebbe la definizione corretta di “guarigione”. Esiste un conflitto di interesse sempre più stridente nella medicina ufficiale tra “datore di lavoro” (Stato e popolo italiano) e “datore di incarico e carriera” (politico di turno), unica spiegazione razionale al tragico silenzio dei medici della Regione Campania quando senti il nostro ineffabile presidente De Luca strafalcionare sul cancro definendola “una malattia sgradevole ma affrontabile“.
L’unica prevenzione vera è quella primaria, unica prevenzione utile a dare speranza di salvezza oggi al nostro Sistema sanitario nazionale in dissoluzione apparentemente inevitabile. E mentre si è fatto sin troppo rumore per una pur ottima ricerca di prevenzione terziaria, non una sola parola è comparsa sui media ufficiali della ricerca appena pubblicata su Pnas (Atti dell’accademia delle scienze Usa, 18 settembre 2018) che nella patogenesi del cancro pone sullo stesso piano, con un peso di circa il 30%, polveri sottili pm 2.5 e dieta con scorretti stili di vita individuali.
Noi ammalati delle Terre dei Fuochi (Lombardia prima della Campania) lo sappiamo da tempo. Quando ne saranno correttamente informati i nostri governatori e ministri dai medici da loro incaricati? Io a Napoli centro continuo a non avere persino i dati del registro tumori ormai da oltre 30 anni.