La vicenda di Lodi, con bambini di origine extracomunitaria esclusi dalla mensa scolastica; l’accanimento contro Riace, paese calabrese dove sono stati integrati i migranti; gli sberleffi nei confronti di chi naufraga; eccetera. Sono caratteristiche dell’alleanza Lega-M5s ed evocano una sola parola: razzismo. Ovviamente il campione è Matteo Salvini, leader della Lega, vicepremier e ministro dell’Interno. Però i Cinquestelle sono i vicecampioni: per garantire loro un alibi di estraneità non sono sufficienti i rari esponenti – come Fico, Morra o Cabras – che stanno iniziando a dubitare di uno stile così razzista.
Tuttavia la maggioranza dei sostenitori del Movimento creato da Beppe Grillo non disdegna, e in buona parte approva, la linea salviniana; come conferma lo stesso vicepremier Luigi Di Maio, il capo politico, che difende l’altro vice e gli conferma il sostegno in questo campo. Magari fanno finta di litigare, come sta capitando, sui contenuti più imbarazzanti del loro decreto fiscale; però sui migranti non hanno divergenze significative. Viene dunque da chiedersi se ci sono radici xenofobe nel M5s.
Per scoprirlo, provate a cliccare su questo link del Blog delle stelle, che ingloba parte dei post scritti in precedenza sul blog di Grillo. Era il 10 ottobre 2013. Il testo:
Ieri è passato l’emendamento di due portavoce senatori del MoVimento 5 Stelle sull’abolizione del reato di clandestinità. La loro posizione espressa in Commissione Giustizia è del tutto personale. Non è stata discussa in assemblea con gli altri senatori del M5S, non faceva parte del Programma votato da otto milioni e mezzo di elettori, non è mai stata sottoposta ad alcuna verifica formale all’interno. Non siamo d’accordo sia nel metodo che nel merito. Nel metodo perché un portavoce non può arrogarsi una decisione così importante su un problema molto sentito a livello sociale senza consultarsi con nessuno. Il M5S non è nato per creare dei dottor Stranamore in Parlamento senza controllo. Se durante le elezioni politiche avessimo proposto l’abolizione del reato di clandestinità, presente in Paesi molto più civili del nostro, come la Francia, la Gran Bretagna e gli Stati Uniti, il M5S avrebbe ottenuto percentuali da prefisso telefonico. Sostituirsi all’opinione pubblica, alla volontà popolare è la pratica comune dei partiti che vogliono ‘educare’ i cittadini, ma non è la nostra. Il M5S e i cittadini che ne fanno parte e che lo hanno votato sono un’unica entità. Nel merito questo emendamento è un invito agli emigranti dell’Africa e del Medio Oriente a imbarcarsi per l’Italia. Il messaggio che riceveranno sarà da loro interpretato nel modo più semplice ‘La clandestinità non è più un reato’. Lampedusa è al collasso e l’Italia non sta tanto bene. Quanti clandestini siamo in grado di accogliere se un italiano su otto non ha i soldi per mangiare?
Firmato: Beppe Grillo, Gianroberto Casaleggio
Notevole il passaggio in cui i due leader teorizzano che il movimento debba assecondare sempre le pulsioni del cosiddetto popolo, pur di prendere voti; popolo che si rivela un’entità evocata a seconda delle necessità e protetta dal copyright di Casaleggio & associati. Non so che fine abbiano fatto quei cattivissimi dissidenti (e non mi interessa, non è questo il punto). Di certo il post rivela un consolidato punto di vista di Grillo e Casaleggio senior, cofondantore del grillismo, scomparso tre anni fa lasciando in eredità dinastica la carica di guru al figlio Davide.
Sotto – tra 4057 commenti, nei due terzi dei casi entusiastici – si possono leggere quelli della minoranza di contrari. Per esempio: “Beppe Grillo e il suo guru Casaleggio stanno cercando di togliere voti alla Lega Nord e a Forza Nuova? Si sono appena dissociati da due “stellini” che in Parlamento hanno votato per abolire il reato di clandestinità…”. Ancora: “Caro Grillo, …sembri un leghista che spera di ottenere consenso cavalcando l’onda di xenofobia, la sensazione di precarietà e l’ignoranza dell’italiano medio… Non è criminalizzando le persone che risolvi il problema”. Un altro: “Per favore Sig. Grillo, corregga la sua dichiarazione sul reato di clandestinità, faccia vedere agli italiani che è anche umile e che ammette la possibilità di fare un errore di valutazione, ammetta la possibilità di essere stato male consigliato”.
Quel post, e i consensi raccolti, confermano comunque che le radici della xenofobia tra i grillini ci sono. D’altra parte già 11 anni fa, nel 2007, Grillo definì i rom “una bomba a tempo”. E il 20 agosto 2006 attaccò il ministro Paolo Ferrero in puro stile salviniano, suggerendogli di portarsi i migranti a casa. Insomma, per usare un eufemismo, sono almeno 12 anni che il comico genovese ha smesso di far ridere. E i suoi allievi, ora al governo, in questo campo si mostrano davvero all’altezza del capo.