Di fronte alle richieste sempre più pressanti di chiarimenti da parte della comunità internazionale, e minacciata di sanzioni dal suo maggiore alleato, gli Usa, l’Arabia Saudita ha ammesso che il giornalista dissidente Jamal Kashoggi è stato ucciso “per errore in una colluttazione”, durante un interrogatorio finito male nel suo consolato a Istanbul. Ma sulla dinamica dell’episodio, e su dove sia finito il corpo, continua a regnare il mistero. L’annuncio è stato dato dalla tv di Stato nella tarda serata di venerdì, anticipando le conclusioni preliminari della commissione d’inchiesta interna sulla scomparsa dell’editorialista del Washington Post, entrato nel consolato il primo pomeriggio del 2 ottobre e mai ritrovato.
La televisione di Riad, citando i risultati preliminari di un’inchiesta ufficiale, ha affermato che Khashoggi è deceduto in seguito ad una rissa con alcune persone che lo avevano incontrato per un appuntamento nella sede diplomatica. Diciotto cittadini sauditi sono stati arrestati, mentre è stato rimosso dall’incarico il generale Ahmed al Asiri, uomo di punta dei servizi segreti e consigliere della Corona. La televisione ha aggiunto che il re Salman intende presentare una proposta per riformare i servizi d’Intelligence. In serata il presidente americano Donald Trump, che giovedì aveva detto di considerare probabile la morte di Khashoggi, era tornato a minacciare sanzioni contro l’Arabia Saudita se fossero emerse chiaramente le sue responsabilità. L’inquilino della Casa Bianca aveva detto che probabilmente entro lunedì avrebbe ottenuto tutte le informazioni del caso. “Scopriremo chi sapeva cosa, quando e dove, e decideremo”, ha affermato Trump. Un segnale che la pressione per Riad si stava facendo ormai insostenibile.
Che il cerchio si stesse ormai stringendo era apparso chiaro anche dalle parole pronunciate ieri dal ministro degli Esteri turco Mevlut Cavusoglu: “Abbiamo alcune informazioni e prove e condivideremo con tutto il mondo i risultati dell’inchiesta“, aveva spiegato il capo della diplomazia di Ankara. Secondo quanto ricostruito dal New York Times sulla base delle rivelazioni di un “alto funzionario saudita”, Jamal Khashoggi “ha tentato di fuggire dal Consolato, lo hanno fermato, preso a pugni. Lui ha iniziato a urlare, allora uno dei presenti lo ha preso per il collo, strangolandolo fino alla morte“. “C’è un ordine generale del Regno di far rientrare i dissidenti che vivono all’estero. Quando Khashoggi ha contattato il Consolato, il generale Assiri ha inviato il team di 15 uomini”, aggiunge la fonte citata dal quotidiano.
Giovedì la procura di Istanbul ha interrogato come testimoni 15 dipendenti turchi della sede diplomatica di Riad. Tra loro contabili, tecnici, operatori telefonici e anche l’autista del console. Non c’era lui però alla guida del minivan nero modello Mercedes Vito con targa diplomatica ispezionato dai tecnici della scientifica turca utilizzando sostanze chimiche in grado di rendere evidenti tracce ematiche non visibili a occhio nudo. Sarebbe questo il mezzo con cui il corpo di Khashoggi – o i suoi resti – sono stati trasportati fuori dal consolato. Prima, alle 15:09, poco meno di due ore dall’ingresso del reporter, nella residenza del console. Poi in una località lontana, forse la Foresta di Belgrado, il bosco meta di escursionisti alla periferia europea di Istanbul, dove in queste ore proseguono le ricerche della polizia.
Nonostante le prime notizie sull’inchiesta saudita, l’immagine in Occidente di Riad, e in particolare del principe ereditario Mohammed bin Salman, appare sempre più compromessa. Boicottata dai ministri economici di Europa e Stati Uniti e dal Fondo monetario internazionale, la sua “Davos del deserto” inizierà martedì decimata dalle defezioni. Ieri ha annunciato il forfait un altro gigante economico, Airbus, che si unisce a diverse grandi aziende e banche, da Uber a Hsbc, e ai big dell’editoria Usa, tra cui Cnn e New York Times. Il segretario al Tesoro americano, Steve Mnuchin, anche lui tra i disertori dell’evento, sarà però a fine mese a un incontro sulla lotta al terrorismo a Riad. E sul caso alzano la voce anche gli avversari dell’Arabia Saudita in Medio Oriente. Dal Libano il capo di Hezbollah, Hassan Nasrallah, l’ha invitata a prendere una decisione “coraggiosa” e porre fine alla guerra in Yemen, sostenendo che “l’immagine nel mondo dell’Arabia Saudita è al suo minimo storico”.
Mondo
Omicidio Khashoggi, l’Arabia Saudita ammette: “Il giornalista è stato ucciso nel nostro consolato a Istanbul”
“Stiamo lavorando a stretto contatto con l’Arabia Saudita e la Turchia per capire cosa è accaduto” al giornalista saudita Jamal Kashoggi, ha detto il presidente Donald Trump
Di fronte alle richieste sempre più pressanti di chiarimenti da parte della comunità internazionale, e minacciata di sanzioni dal suo maggiore alleato, gli Usa, l’Arabia Saudita ha ammesso che il giornalista dissidente Jamal Kashoggi è stato ucciso “per errore in una colluttazione”, durante un interrogatorio finito male nel suo consolato a Istanbul. Ma sulla dinamica dell’episodio, e su dove sia finito il corpo, continua a regnare il mistero. L’annuncio è stato dato dalla tv di Stato nella tarda serata di venerdì, anticipando le conclusioni preliminari della commissione d’inchiesta interna sulla scomparsa dell’editorialista del Washington Post, entrato nel consolato il primo pomeriggio del 2 ottobre e mai ritrovato.
La televisione di Riad, citando i risultati preliminari di un’inchiesta ufficiale, ha affermato che Khashoggi è deceduto in seguito ad una rissa con alcune persone che lo avevano incontrato per un appuntamento nella sede diplomatica. Diciotto cittadini sauditi sono stati arrestati, mentre è stato rimosso dall’incarico il generale Ahmed al Asiri, uomo di punta dei servizi segreti e consigliere della Corona. La televisione ha aggiunto che il re Salman intende presentare una proposta per riformare i servizi d’Intelligence. In serata il presidente americano Donald Trump, che giovedì aveva detto di considerare probabile la morte di Khashoggi, era tornato a minacciare sanzioni contro l’Arabia Saudita se fossero emerse chiaramente le sue responsabilità. L’inquilino della Casa Bianca aveva detto che probabilmente entro lunedì avrebbe ottenuto tutte le informazioni del caso. “Scopriremo chi sapeva cosa, quando e dove, e decideremo”, ha affermato Trump. Un segnale che la pressione per Riad si stava facendo ormai insostenibile.
Che il cerchio si stesse ormai stringendo era apparso chiaro anche dalle parole pronunciate ieri dal ministro degli Esteri turco Mevlut Cavusoglu: “Abbiamo alcune informazioni e prove e condivideremo con tutto il mondo i risultati dell’inchiesta“, aveva spiegato il capo della diplomazia di Ankara. Secondo quanto ricostruito dal New York Times sulla base delle rivelazioni di un “alto funzionario saudita”, Jamal Khashoggi “ha tentato di fuggire dal Consolato, lo hanno fermato, preso a pugni. Lui ha iniziato a urlare, allora uno dei presenti lo ha preso per il collo, strangolandolo fino alla morte“. “C’è un ordine generale del Regno di far rientrare i dissidenti che vivono all’estero. Quando Khashoggi ha contattato il Consolato, il generale Assiri ha inviato il team di 15 uomini”, aggiunge la fonte citata dal quotidiano.
Giovedì la procura di Istanbul ha interrogato come testimoni 15 dipendenti turchi della sede diplomatica di Riad. Tra loro contabili, tecnici, operatori telefonici e anche l’autista del console. Non c’era lui però alla guida del minivan nero modello Mercedes Vito con targa diplomatica ispezionato dai tecnici della scientifica turca utilizzando sostanze chimiche in grado di rendere evidenti tracce ematiche non visibili a occhio nudo. Sarebbe questo il mezzo con cui il corpo di Khashoggi – o i suoi resti – sono stati trasportati fuori dal consolato. Prima, alle 15:09, poco meno di due ore dall’ingresso del reporter, nella residenza del console. Poi in una località lontana, forse la Foresta di Belgrado, il bosco meta di escursionisti alla periferia europea di Istanbul, dove in queste ore proseguono le ricerche della polizia.
Nonostante le prime notizie sull’inchiesta saudita, l’immagine in Occidente di Riad, e in particolare del principe ereditario Mohammed bin Salman, appare sempre più compromessa. Boicottata dai ministri economici di Europa e Stati Uniti e dal Fondo monetario internazionale, la sua “Davos del deserto” inizierà martedì decimata dalle defezioni. Ieri ha annunciato il forfait un altro gigante economico, Airbus, che si unisce a diverse grandi aziende e banche, da Uber a Hsbc, e ai big dell’editoria Usa, tra cui Cnn e New York Times. Il segretario al Tesoro americano, Steve Mnuchin, anche lui tra i disertori dell’evento, sarà però a fine mese a un incontro sulla lotta al terrorismo a Riad. E sul caso alzano la voce anche gli avversari dell’Arabia Saudita in Medio Oriente. Dal Libano il capo di Hezbollah, Hassan Nasrallah, l’ha invitata a prendere una decisione “coraggiosa” e porre fine alla guerra in Yemen, sostenendo che “l’immagine nel mondo dell’Arabia Saudita è al suo minimo storico”.
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Roma, 4 mar. - (Adnkronos) - "Siamo lieti di annunciare gli eccezionali risultati finanziari dell’esercizio 2024, che confermano il nostro costante impegno nell’eccellenza esecutiva e nella leadership tecnologica".
Lo scrive Alessandro Bernini, Ceo di Maire, commentando i dati approvati dal Cda. "I ricavi hanno registrato una elevata crescita a doppia cifra, sfiorando i sei miliardi di euro, mentre il risultato netto consolidato ha raggiunto un nuovo record. Questo straordinario traguardo è la dimostrazione dell'efficacia della nostra strategia e della dedizione delle nostre persone. Con il nuovo piano strategico decennale, siamo pronti a generare un impatto ancora maggiore. Il nostro modello di business focalizzato sulle tecnologie a basse emissioni e circolari tramite NextChem, insieme con la leadership esecutiva di Tecnimont nel downstream, ci posiziona come protagonisti della transizione energetica, in grado di offrire soluzioni sostenibili ai nostri clienti. Continueremo a investire in tecnologia e innovazione per mantenere la nostra posizione di avanguardia. Guardiamo al futuro con entusiasmo e fiducia grazie alla nostra capacità di creare valore a lungo termine per tutti gli stakeholder."
Roma, 4 mar. - (Adnkronos) - Maire ha chiuso il 2024 con una crescita a doppia cifra dei principali parametri economico-finanziari nel 2024. Infatti i dati approvati dal Cda mostrano ricavi in crescita a 5,9 miliardi (+38,5%), in linea con la guidance mentre l'Ebitda si è attestato a 386,4 milioni (+40,8%), con un margine in aumento dal 6,4% al 6,5%. Balzo dell'utile netto a 212,4 milioni (+64,0%), il più alto registrato nella storia del Gruppo, con un margine in aumento dal 3,0% al 3,6%.
Maire segnala disponibilità nette adjusted di 375,1 milioni, in crescita di 37,2 milioni rispetto alla fine del 2023 ed evidenzia gli ottimi risultati di NextChem (business unit Sustainable Technology Solutions), che registra ricavi per 357,6 milioni (+36,6%) e un ebitda di 85,6 milioni (+31,4%). Nel 2024 si è registrata una crescita sostenuta della BU Integrated E&C Solutions, con ricavi per 5,5 miliardi (+38,6%) e un Ebbitda di 300,7 milioni (+43,7%), grazie anche al puntuale avanzamento del progetto Hail and Ghasha.
Alla luce dei risultati il cda ha approvato la proposta di destinazione dell’utile e la distribuzione di un dividendo di 0,356 per azione, (+81% vs 2024), con un incremento del pay-out dal 50% al 55%, per un importo complessivo di 116,9 milioni. Maire vanta un organico di circa 9.800 dipendenti, in aumento nel 2024 di 1.800 unità (+22%) e puo' contare su un robusto backlog di 13,8 miliardi a fine 2024. Peraltro, si sottolinea, le acquisizioni attese nel corso del 2025 di circa 8 miliardi, vedono circa €3,5 miliardi gia’ consuntivati nei primi due mesi dell’anno. Quanto all'esercizio in corso la Guidance 2025 prevede un altro anno di crescita e ampliamento del margine con ricavi compresi tra 6,4 e 6,6 miliardi (in crescita tra 8-12%), un Ebitda compreso tra 420 e 455 milioni (in crescita tra 9-18%), con un margine del 6,6-6,9%, capex compresi tra 130 e 150 milioni e disponibilità nette adjusted in linea con la fine del 2024, anche tenuto conto del dividendo proposto, degli investimenti e dei previsti acquisti di azioni proprie a servizio dei piani di incentivazione.
Roma, 4 mar. - (Adnkronos) - Maire ha aggiornato il Piano strategico 2025-2034 adeguando gli obiettivi del piano annunciato nel 2024. Il Piano prevede che la lunga durata del ciclo di investimenti nel downstream, sempre più orientati alla diversificazione delle fonti energetiche, sostenga l’ulteriore crescita del Gruppo, sia grazie a NextChem che valorizzerà il proprio portafoglio di oltre 30 tecnologie market-ready, sia grazie alla business unit IE&CS che fornirà soluzioni all’avanguardia per l’ingegneria e la realizzazione di impianti su larga scala, anche in nuove aree geografiche .
Nel 2034, i ricavi di Gruppo sono attesi a oltre 11 miliardi di euro, circa il doppio rispetto al 2024, con un margine EBITDA che raggiungerà il 10% a fine piano. Previsti poi circa 1 miliardo di investimenti cumulati, incluse le operazioni di M&A per ampliare il portafoglio tecnologico e le iniziative di MET Development. Quanto alla remunerazione degli azionisti il dividend pay-out è previsto in crescita al 66% a decorrere dal 2026. Maire punta a una solida struttura finanziaria, con disponibilità nette adjusted superiori a 1,9 miliardi nel 2034, anche tenuto conto degli investimenti cumulati e dei dividendi.
Il Cda ha inoltre approvato la prima Rendicontazione di Sostenibilità del Gruppo (CSRD) e il Piano di Sostenibilità 2025–2034, che rafforza l’impegno di MAIRE nel generare impatti ambientali e sociali positivi e nel promuovere un’economia sostenibile: ridotte del 37% le emissioni Scope 1 e 2 rispetto al 2018, superando con un anno di anticipo l'obiettivo di riduzione del 35%; infine erogate 176.000 ore di formazione professionale, in crescita del 26%.
Roma, 4 mar. (Adnkronos/Labitalia) - Inarcassa ha un ruolo cruciale nel supportare ingegneri e architetti anche durante le fasi più delicate della carriera, per questo stare vicino ai professionisti è l'impegno svolto da anni dall'ingegnere Lucia Coticoni, delegata Inarcassa per Roma e Provincia, consigliere del Foir, Fondazione ordine degli ingegneri della Provincia di Roma, consulente tecnico d'ufficio del Tribunale Civile di Roma e candidata con 'Le C di Idea' al Comitato nazionale dei delegati Inarcassa, la Cassa previdenziale di ingegneri e architetti liberi professionisti.
"Nel corso degli anni - spiega in un'intervista all'Adnkronos/Labitalia -come delegata ingegneri Inarcassa per Roma e Provincia, ho aiutato oltre 300 colleghi che avevano contenziosi da risolvere con Inarcassa. Noi abbiamo, infatti, il filo diretto con la Cassa. Inoltre, come organo politico decidiamo sulla previdenza e sulle riforme che si possono apportare. Ci poniamo degli obiettivi per migliorare tutto ciò che riguarda la previdenza degli ingegneri e degli architetti".
"Vorremmo - auspica - una Cassa che sia più aperta agli iscritti e che sia più lineare quando si riesce ad avere un colloquio con loro. Un aspetto importante è la trasparenza. Bisogna, inoltre, stare più attenti ai problemi veri degli iscritti, soprattutto per quanto riguarda le sanzioni. Per aiutare i giovani ingegneri e chi affronta periodi di difficoltà bisognerebbe migliorare il versante dell'assicurazione. Quando un ingegnere che esercita la libera professione ha un problema serio di malattia - ricorda Lucia Coticoni - deve assolutamente avere assistenza da parte della Cassa perché non può svolgere il suo lavoro correttamente".
Parigi, 4 mar. (Adnkronos/Afp) - La Francia, insieme ad altri Paesi europei, cercherà di “mettere insieme tutti i mezzi possibili” per compensare il congelamento degli aiuti militari statunitensi all'Ucraina, che necessita di munizioni, “un certo numero di sistemi di intelligence” e l'accesso a “reti e connessione”. Lo ha dichiarato il primo ministro François Bayrou all'Assemblea nazionale, aggiungendo che le consegne di aiuti americani “si stanno fermando, poiché interi treni che erano stati caricati per l'Ucraina sono stati bloccati e impediti di raggiungere la loro destinazione”.
Roma, 4 mar. (Adnkronos/Labitalia) - Ascoltare le esigenze degli ingegneri e garantire la stabilità previdenziale ai futuri pensionati. Questi gli obiettivi dell'ingegnere Massimo Cerri, presidente dell'Ordine degli Ingegneri della Provincia di Roma e candidato con 'Le C di Idea' per il Comitato nazionale dei delegati di Inarcassa, la Cassa previdenziale di ingegneri e architetti liberi professionisti. "L'esperienza condotta prima come consigliere e attualmente come presidente dell'Ordine degli Ingegneri di Roma - dice in un'intervista all'Adnkronos/Labitalia - mi ha permesso di interloquire con tantissimi colleghi e potendone ascoltare anche le esigenze dal fronte previdenziale e assistenziale. Questo bagaglio di conoscenze degli iscritti all'Ordine e Inarcassa mi ha permesso di comprendere che alcune di queste esigenze hanno necessità di essere supportate".
Sono tre le maggiori criticità che i professionisti hanno segnalato a Massimo Cerri. "La prima - sottolinea - l'ascolto, ovvero la grandissima difficoltà da parte degli iscritti a poter interloquire con gli organi di Inarcassa; per questo ritengo che gli ordini territoriali possano essere un ponte importante nell'interlocuzione tra l'iscritto e la cassa. La seconda è legata alla previdenza, in particolare nella fase finale della vita professionale dove possono esserci delle difficoltà che vanno sanate. Anche in questo caso la Cassa tende a mostrarsi distante da quelle che sono le esigenze degli iscritti. La terza criticità tocca il fronte assistenziale nel momento in cui, per motivi validi, ad esempio infortuni non si sia in grado di lavorare in quel periodo e, quindi, serve migliorare l'aspetto assistenziale".
"Per garantire stabilità e sicurezza ai futuri pensionati - avverte il candidato per il Comitato nazionale dei delegati di Inarcassa - bisogna ascoltare per comprendere le esigenze e poi costruire tenendo conto del patrimonio immobiliare della nostra Cassa che è importante che guardi al futuro con una gestione volta a un processo di riqualificazione degli immobili anche in termini di sostenibilità e di rispetto delle condizioni ambientali a cui siamo chiamati per il futuro in modo da poterne valorizzare al meglio sul mercato l'opportunità di mantenere poi solida la Cassa, in modo da essere a nostra volta sostenuti per il periodo previdenziale".
Roma, 4 mar. (Adnkronos) - “Quella presentata oggi da Von Der Leyen non è la strada che serve all’Europa. All’Unione europea serve la difesa comune, non il riarmo nazionale. Sono due cose molto diverse". Lo dice la segretaria del Pd, Elly Schlein.
"Il piano Von Der Leyen, a partire dal titolo, punta sul riarmo e non emerge un indirizzo politico chiaro verso la difesa comune. Indica una serie di strumenti che agevolerebbero la spesa nazionale ma senza porre condizioni sui progetti comuni, sull’interoperabilità dei sistemi. Ci sono molti aspetti da chiarire, ad esempio su come funzionerebbe il nuovo meccanismo in stile Sure, per capire se finanzia progetti comuni o spesa nazionale. Ma questa -avverte- non è la strada giusta. Manca ancora la volontà politica dei governi di fare davvero una difesa comune e in questo piano della Commissione mancano gli investimenti europei finanziati dal debito comune, come durante la pandemia. Così rischia di diventare il mero riarmo nazionale di 27 paesi e noi non ci stiamo".
"Noi -argomenta Schlein- abbiamo un’idea precisa. Quello che serve oggi è un grande piano di investimenti comuni per l’autonomia strategica dell’UE, che è insieme cooperazione industriale, coesione sociale, transizione ambientale e digitale, sicurezza energetica e anche difesa comune".
"Anche, ma non solo! Magari cancellando le altre cruciali priorità su cui i governi sono più divisi. È irrinunciabile contrastare le diseguaglianze che sono aumentate. Per questo è inaccettabile utilizzare i fondi di coesione per finanziare le spese militari nazionali. È il momento delle scelte e della chiarezza. Abbiamo bisogno di una risposta all’altezza della sfida globale - strategica, economica, politica - al ruolo dell’Europa nel mondo. E questa risposta non è quella presentata oggi. Noi porteremo la nostra posizione già al prossimo vertice dei socialisti e democratici a Bruxelles, in vista del Consiglio straordinario", conclude Schlein.