L’ora X è per le 13. Ma sul tavolo del vertice di governo prima, e su quello del consiglio dei ministri poi, non ci sarà solo lo scontro sul condono nel decreto fiscale. Si parlerà anche di quello edilizio per Ischia, dell’Rc auto e del decreto sicurezza. In mezzo ci sarà il presunto “chiarimento” tra i leader. Matteo Salvini è “arrabbiato” perché il Movimento 5 stelle gli dà dell’amico degli evasori e sostiene di non voler “passare per scemo”. Nel pomeriggio di ieri ha attaccato Giuseppe Conte e Luigi Di Maio: “Lunedì in Cdm uno leggeva e l’altro verbalizzava”. A stretto giro la replica dell’altro vicepremier: “Da bugiardo non voglio passare e anche per questo quando mi si dice che ero distratto, io non ci sto”.
Il rischio è che 48 ore di litigio possano comunque lasciare tossine nei rapporti interni alla maggioranza e che qualcosa nell’alleanza stretta intorno al contratto di governo si sia “rotto”. È in questo clima che si lavora a una mediazione sulla “pace fiscale” voluta dalla Lega. Di Maio chiede di eliminare la depenalizzazione del riciclaggio, visto che applicandola ai capitali all’estero si rischia di far ripulire proventi mafiosi. La Lega replica che senza depenalizzazione tanto vale togliere di mezzo la misura, perché nessuno aderirebbe. Ma l’ipotesi c’è: fissare il tetto totale della sanatoria a 100mila euro, escludere beni e capitali all’estero, sanzionare il riciclaggio. L’altra alternativa è stralciare la norma: il mancato gettito, sarebbe – secondo fonti di governo citate dall’agenzia Ansa – compensabile con altro.
Anche ieri Conte ha tentato di gettare acqua sul fuoco: ha declassato la questione a “problema tecnico“, assicurando che non solo la “maggioranza è solida”, ma anche “responsabile”: “Si farà sintesi”. Ma il clima tra i due vicepremier non è serenissimo. Il Carroccio, come spesso capita, ha mandato avanti il sottosegretario Giancarlo Giorgetti: A furia di invocare “complotti”, avverte a Repubblica, “non si va avanti”, ci si “schianta”. “Se c’era qualcosa che non andava potevano chiamarmi”, dice Salvini, innervosito da parole come quelle di Roberto Fico (“No al condono, non siamo uguali alla Lega”). E così, la replica che sembra ritorsione. Mentre Salvini fa sapere che vuole ricucire e sarà a Roma per il Cdm, la Lega annuncia un emendamento per restringere le maglie del condono a Ischia (“A condono, condono e mezzo”, dice un leghista) e lo stop alla norma su Rc auto voluta da M5s. “Ci auguriamo che non facciano scherzi sulla legittima difesa”, dice Nicola Molteni. Ma è il decreto sicurezza a fare infuriare Salvini: “Il M5s ha annunciato 81 emendamenti, come se fosse all’opposizione. Nel decreto dignità c’erano cose che non mi andavano bene e che ho accettato”, dice rivolgendosi a DI Maio.
Il leader M5s ha ribattuto sempre su facebook: “Lui è in Trentino in campagna elettorale, non si lamenti”. Riccardo Fraccaro prima giudica le proposte M5s “81 buone idee“, poi assicura che passeranno solo norme condivise. Nel frattempo è arrivata la precisazione di Palazzo Chigi : una nota per chiarire che la norma sul condono, frutto di un accordo politico, è arrivata in Cdm “in bianco” e perciò non è stata verbalizzata da Di Maio, come accusa Salvini. Solo a riunione in corso dai tecnici è giunta una “bozza” di testo nelle mani di Conte e non tutti l’hanno letta. Questione chiusa? Salvini e Fraccaro assicurano che si risolverà: il governo durerà “cinque anni”. Ma intanto, dicono dal M5s, per evitare nuovi errori in futuro passerà tutto dal preconsiglio: “Domenica scorsa Giorgetti non ha voluto farlo“. Qualunque cosa uscirà dal Cdm, Di Maio proverà a ricendicarla come una sua vittoria: in serata, infatti, a Roma arriva la manifestazione nazionale dei 5 Stelle.