Un quinto posto ai mondiali maschili disputati in Italia, con i palazzetti dello sport pieni e lo share Tv altissimo. Un secondo posto per le ragazze nei mondiali in Giappone, che giorno dopo giorno hanno conquistato il pubblico nonostante gli orari proibitivi delle partite. La pallavolo italiana può ripartire da questi risultati, ma tutto il settore dovrà essere in grado di cavalcare l’onda.
L’amarezza è tanta anche perché il pubblico italiano è esigente: nella mente di molti è indelebile il ricordo degli anni d’oro della “generazione di fenomeni”, la squadra capace di vincere tre mondiali di fila dal 1990 al 1998 (e tanti altri trofei, ma mai l’Olimpiade) e poi l’exploit della pallavolo femminile alla fine degli anni Novanta, con Francesca Piccinini e le altre compagne che agguantano la prima qualificazione olimpica e nel 2002 vincono il loro primo oro iridato. Eppure i mondiali di pallavolo appena conclusi, con sei settimane di partite trasmesse dai Raidue e Raisport (diretta da Jacopo Volpi, l’ideatore dell’espressione “Generazione di fenomeni”), possono fare tanto per riportare questo sport ai massimi livelli. Può far andare i bambini nelle palestre, il pubblico nei palazzetti e poi – non meno importante – sponsor e investitori per dare ossigeno alle società.
I campionati italiani sono tornati a essere scenari di alto livello e sono tornati anche un po’ di soldini, facendo dimenticare quando – pochissimi anni fa – squadre di grandissimo valore come il Cuneo e il Treviso hanno dato l’addio dopo stagioni di trionfi e palazzetti pieni e quando molti giocatori hanno preso il volo per i campionati in Polonia, Russia ed Estremo Oriente. In Superlega, poi, dopo un periodo di stop quest’anno torneranno a esserci le retrocessioni e questo dovrebbe portare più competizione anche tra le squadre di bassa classifica che, fino all’anno scorso, fungevano da cuscinetto.
Nonostante il livello del campionato maschile, la squadra di Chicco Blengini è quella che ha mostrato più limiti. Si parte da alcune certezze, come Ivan Zaytsev e Simone Giannelli, ma c’è molto da fare se si vuole arrivare alle Olimpiadi di Tokyo, dove bisognerà contendere un posto a squadre come Polonia, Serbia, Russia e Francia. C’è soprattutto un reparto di gioco da ricostruire, quello degli schiacciatori laterali. Osmany Juantorena lascia la nazionale, Filippo Lanza e Gabriele Maruotti non si sono dimostrati all’altezza del torneo. Bisognerà trovare altri ragazzi adatti a questo ruolo. Il Club Italia maschile, allenato da Monica Cresta e iscritto al campionato di Serie A2, può fare di più: rispetto all’equivalente femminile ha “sfornato” soltanto tre giocatori arrivati alla nazionale maggiore: Lanza, Luca Vettori e Daniele Mazzone. Pochini, ma questa esperienza esiste soltanto da dieci anni.
Va detto che poi molti giovani transitati dal Club Italia faticano a trovare posto nei club, dove – come nel calcio – trovano spazio molti stranieri attratti dal livello di gioco del campionato italiano, meno ricco di quello russo, ma comunque molto affascinante. Un’eccezione la fanno alcune società come la Kione Padova, dove giocano Luigi Randazzo e Alberto Polo, o Ravenna, dove dal Club Italia arriverà Roberto Russo, un giovane centrale che ha passato l’estate ad allenarsi con la nazionale prima dei mondiali. Diverso è il discorso per il Club Italia femminile allenato da Massimo Bellano: ha cresciuto nove giocatrici (tra cui Paola Egonu, Ofelia Malinov e Anna Danesi) sulle 14 che hanno partecipato alla spedizione nipponica. Il progetto va avanti da venti anni, ha un enorme bacino di giovani da cui attingere (a differenza dei ragazzi) e le ragazze che lasciano il centro federale Pavesi di Milano trovano posto nelle squadre italiane (anche perché molte straniere – come Tijana Boskovic – preferiscono il campionato turco, dove pagano meglio). Forse ci vorrà uno sforzo maggiore dalla Legavolley e dalla Legavolley femminile, che in passato non hanno visto di buon occhio la presenza di un club di giovanissimi nei loro campionati. Ora, dopo questo argento, la Legavolley femminile mette in evidenzia la presenza del Club Italia in Serie A1 e parla di “esempio virtuoso di collaborazione tra Lega Femminile e Federazione”.
Poi resterà sempre un problema difficile sanare, quasi strutturale: pochi bambini maschi sono attratti dalla pallavolo. La Fipav, insieme al Miur, sta spingendo quindi il progetto del Volley S3 portato avanti da Andrea Lucchetta con l’obiettivo di invogliare i piccoli a schiacciare. A questo, poi, si affianca la scarsa stabilità economica che può garantire un futuro nella pallavolo, cosa che porta molti ragazzi e molte ragazze capaci a lasciare senza la prospettiva di un futuro roseo. Guardiamo soprattutto alle donne: si potrebbe cominciare a riconoscere a queste atlete di grandissimo valore lo status di professioniste che manca a tutte le sportive italiane.