Il numero uno della procura nazionale Antimafia esprime la sua perplessita sulla norma per ricostruire il ponte Morandi: "Previsto che gli affidamenti avverranno anche in violazione delle discipline, salvo quelle penali. Quindi anche in violazione di discipline extrapenali, cioè interdittive, soggetti contigui, tutto ciò che è la barriera che è stata creata per quelle imprese mafiose che fanno il movimento terra". Cantone e Bucci lanciano appello al governo: "Inserire norme antimafia". Rixi: "Lo faremo in aula"
“Quanto movimento terra ci sarà per la ricostruzione del ponte Morandi? Quante imprese interverranno per la costruzione? Quelli sono i circuiti in cui la ‘ndrangheta, la camorra e Cosa nostra si muovono di più”. Con due domande retoriche il procuratore nazionale Antimafia, Federico Cafiero De Raho, esprime le sue perplessità sul decreto Genova legate al rischio d’infiltrazione criminale nei lavori di ricostruzione. “Il decreto Genova è la più chiara dimostrazione di come evidentemente alle mafie non si pensi, perché in quel decreto è previsto che gli affidamenti avverranno anche in violazione delle discipline, salvo quelle penali. Quindi anche in violazione di discipline extrapenali, cioè interdittive, soggetti contigui, tutto ciò che è la barriera che è stata creata per quelle imprese mafiose che fanno il movimento terra“, ha detto il capo della Dna intervistato da Klaus Davi e Paolo Liguori durante la prima puntata di ‘Fatti e Misfatti – I Fuorilegge’ in onda su Tgcom24.
“I primi investimenti le mafie li hanno fatti proprio in quelle imprese di movimento terra e allora non si può pensare all’urgenza senza pensare al contrasto altrimenti si lancia un messaggio che non è quello corrispondente a ciò che il popolo italiano vuole”, ha detto De Raho. Che a proposito di infiltrazioni mafiose nel tessuto economico, ha aggiunto: “Negli ultimi anni non ho ricevuto nessun invito da parte di industriali o da Assolombarda per affrontare il tema delle mafie. La ‘ndrangheta è forte perché vi è un’economia troppo pronta ad accogliere il denaro mafioso, vi è una sorta di connubio tra l’impresa mafiosa e l’impresa che mafiosa non è ma che ha una convenienza economica a lavorare con la criminalità organizzata. Questo è un sintomo della mancanza di etica nell’attività economica, ma quel che è importante è che vengano risvegliate le coscienze. Chi porta avanti associazioni di imprenditori deve innanzitutto pretendere dai propri iscritti che le regole vengano osservate, dando un riconoscimento alle imprese etiche ed escludendo quei soggetti che fanno affari con la ‘ndrangheta”.
Le perplessità di De Raho nel decreto Genova sono le stesse avanzate da Raffaele Cantone in audizione di fronte alle commissioni Trasporti e Ambiente alla Camera. “Credo che i nodi complessi siano due: prima di tutto il quadro delle regole perché la normativa europea non è semplicissima da applicare, ma da quelle non e possibile derogare. Poi l’assenza di riferimenti specifici alle norme anti mafia. Di queste questioni parlerò col commissario Bucci che incontrerò più tardi, e voglio capire quali sono le sue idee”, ha ripetuto a Genova il numero uno dell’Anticorruzione. Su eventuali modifiche del decreto Cantone ha detto: “Non compete a me dare giudizio. Ne ho parlato al Parlamento, ne ho parlato personalmente col ministro Salvini e col presidente del consiglio, ho espresso le mie perplessità che vanno nella logica collaborativa: proviamo a far partire il più velocemente possibile i lavori e soprattutto a farli partire senza che si verifichino intoppi successivi”.
Il presidente dell’Anticorruzione ha incontrato in giornata anche Marco Bucci, sindaco di Genova e commissario per la ricostruzione. Alla fine dell’incontro, i due hanno lanciato al governo un appello affinché “siano inserite le norme antimafia nel decreto Genova, che ancora non le prevede”. Appello al quale risponde il sottosegretario ai Trasporti Edoardo Rixi: “Ci sono margini per poter inserire nel decreto le norme antimafia. Lo si potrà fare in Aula o nelle commissioni che daranno un parere sul testo. L’importante per noi era che la parte sull’ antimafia non gravasse sui tempi”.