Solo nel 2016, sui terreni italiani sono state sparse tonnellate di fanghi con molte criticità e nessuna legge organica a regolarne l’uso. In attesa di paletti precisi e chiari per salvaguardare ambiente e salute, chiudendo le porte ai ricorsi che finora hanno sentenze favorevoli, prosegue la polemica tra ambientalisti e governo. Dopo che nel decreto Genova era spuntato un articolo che portava a 1.000 mg/kg il limite per gli idrocarburi contenuti nei fanghi, infatti, ora i relatori del provvedimento in commissione Ambiente alla Camera fanno sapere di essere al lavoro per migliorare le regole. In che modo? Hanno depositato un emendamento che prevede “l’obbligo di dosare non solo gli idrocarburi, ma altre sostanze che possono connotare la pericolosità dei fanghi: le diossine, i Pcb, il toulene, il selenio e il berillio”, dice il deputato 5 stelle Alberto Zolezzi. Da parte sua, il leader dei Verdi Angelo Bonelli continua a criticare il provvedimento: “Per la prima volta nella legislazione si scrive che nei fanghi di depurazione da spargere sui campi agricoli ci possano essere quantità di diossine e idrocarburi elevatissime, per le diossine di 2 volte e mezza, per gli idrocarburi di circa 13 volte maggiori”.

L’obiettivo dell’articolo 41 al decreto Genova non aveva niente a che vedere in realtà con il crollo del ponte: puntava piuttosto a trovare una via d’uscita alla situazione creatasi in Lombardia in seguito alla sentenza del Tar regionale di luglio scorso. Allora i giudici avevano accolto il ricorso di decine di sindaci contro un provvedimento regionale, che permetteva concentrazioni di idrocarburi nei fanghi fino a 10.000 mg/kg. Il limite da considerare, aveva detto il tribunale, era invece quello dei 50 mg/kg, contenuto nel testo unico ambientale del 2006. Un numero che però non viene riferito chiaramente ai fanghi da spandere in agricoltura, ma solo ai suoli oggetto di bonifica: una lacuna giuridica che negli anni ha aperto le porte a decine di ricorsi, sia da parte di aziende che spandono il fango per chiedere soglie più alte, sia da parte di amministratori locali e cittadini preoccupati per gli effetti di questa attività su ambiente e salute.

Nel frattempo, dal 1992 ad oggi, per i fanghi sono rimasti limiti chiari di concentrazione solo per quanto riguarda i metalli pesanti. La sentenza di questa estate ha di fatto bloccato il settore in Lombardia perché ad oggi i depuratori non sarebbero in grado di abbassare gli idrocarburi fino al limite dei 50 mg/kg indicato dal Tar. “È stato necessario trovare un accordo all’interno della maggioranza per potere superare l’emergenza. L’alternativa sarebbe stata quella di lasciare un limite imposto dalle sentenze che – allo stato attuale – nessun gestore sarebbe stato in grado di rispettare con il risultato di accumulare pericolosamente i fanghi con la speranza di individuare soluzioni alternative come la discarica o gli inceneritori. Per non parlare del rischio del blocco dei depuratori”, ha spiegato il ministro dell’Ambiente, Sergio Costa.

Il nuovo emendamento depositato introduce limiti anche per altre sostanze al momento non regolamentate direttamente, se non facendo riferimento al testo unico ambientale appunto: idrocarburi policiclici aromatici, diossine, Pcb, toluene, selenio, berillio. Per Bonelli, il tentativo di migliorare la prima versione non fa altro che peggiorare le cose: “Potremmo avere verdure concimate a diossina”. Zolezzi, dal canto suo, spiega che “i limiti inseriti nel decreto sono quelli in linea al momento con le possibilità di depurazione attuali”, e assicura che “si tratta comunque di una misura temporanea in vista di un nuovo decreto che dovrà essere varato dal ministro Costa con soglie massime per numerosi inquinanti”.

In Italia i fanghi vengono sparsi dagli anni Novanta senza regole precise e condivise da tutte le Regioni, ma rimane la questione se sia giusto continuare su questa strada o prevedere invece maggiori restrizioni. Mentre infatti l’Italia, Paese simbolo dell’agroalimentare di qualità, ha finora conservato una situazione con molte incertezze e poche garanzie per salute e ambiente, altri Paesi europei hanno messo al bando lo spandimento di fanghi. Zolezzi garantisce che il nuovo emendamento è stato scritto “basandosi sui pareri scientifici dell’Ispra e dell’Istituto superiore di sanità” e promette misure più stringenti. “Il nostro obiettivo è mettere a punto un decreto migliore di quello scritto dall’ex ministro Gian Luca Galletti: la Conferenza Stato-Regioni aveva già dato parere favorevole, ma lo abbiamo bloccato perché non si prevedevano soglie per inquinanti significativi come i Pfas. Il nuovo decreto verrà messo a punto sentendo esperti e scienziati, operatori e comitati dei cittadini”. E la Lega che farà? Il settore degli spanditori di fanghi è da sempre vicino al centro-destra lombardo e il partito di Matteo Salvini vede negli imprenditori agricoli del nord Italia una componente forte del proprio elettorato. Secondo il M5S, “l’accordo si troverà. Su questo tema i leghisti non hanno fatto pressioni per norme più permissive”.

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