I risultati dei monitoraggi sul ponte Morandi “non avevano segnalato motivi di allarme o di urgenza” e in ogni caso era conosciuti da ministero delle Infrastrutture, Provveditorato delle opere pubbliche e consulenti esterni. Eppure “nessuno – con le strutture tecniche della società – ha mai ritenuto ci fossero motivi di allarme o di urgenza”. È quanto sostiene Autostrade, spiegando anche che a suo avviso l’intervento di retrofitting sulle pile 9 e 10 era stato catalogato come “locale” nel “rigoroso rispetto del decreto ministeriale del 14 gennaio 2008“.

La concessionaria risponde quindi a quanto dichiarato davanti al pubblico ministero Massimo Terrile da Bruno Santoro, dirigente ministeriale indagato per il crollo del 14 agosto che ha provocato 43 morti. Il dirigente della Divisione I, Vigilanza tecnica e operativa del ministero, aveva parlato di “evidenti criticità” nel progetto qualificato da Autostrade e Spea come “intervento locale” spiegando che questi “non sono soggetti né a verifiche preventive, né a collaudi statici“. E avevano poi aggiunto “che molte cose non abbiano funzionato tra ministero e concessionaria è evidentissimo”.

Secondo Autostrade, invece, nel progetto di retrofitting “erano chiaramente riportati i risultati dei monitoraggi, eseguiti anche da consulenti esterni, sullo stato di efficienza degli stralli“. E questi “erano conosciuti da ministero, Provveditorato e consulenti esterni”. Eppure, secondo la concessionaria, “nessuno – con le strutture tecniche della società – ha mai ritenuto ci fossero motivi di allarme o di urgenza”. Riguardo alla qualifica di “intervento locale”, Autostrade spiega che “è stata assunta nel rigoroso rispetto del decreto ministeriale 14 gennaio 2008”.

Il decreto “disciplina i criteri generali per la valutazione della sicurezza e per la progettazione, l’esecuzione e il collaudo degli interventi sulle costruzioni esistenti” classificando come locali gli interventi che “riguarderanno singole parti e/o elementi della struttura e interesseranno porzioni limitate della costruzione”, non producendo “sostanziali modifiche al comportamento delle altre parti e della struttura nel suo insieme” e comportando “un miglioramento delle condizioni di sicurezza preesistenti”. In questa quadro, afferma Autostrade, “rientrava pienamente il progetto di retrofitting del ponte Morandi, che interveniva solo sugli stralli e riguardava due pile, la 9 e la 10, su un totale di 11 pile del ponte, pari a meno di 200 metri rispetto ad una lunghezza complessiva del ponte di 1.102 metri“.

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