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Ferragnez al Carrefour, fare la spesa al supermercato (senza gioia) è davvero una buona mossa pubblicitaria?

Ora, la domanda che viene spontaneo fare ai signori del marketing della Carrefour è semplice: com'è che, di punto in bianco, avete deciso di rivolgervi a un target di giovanissimi che di sicuro non vivono il rifornimento della dispensa come dovere quotidiano?

di Claudia Rossi

“È arrivato il momento di alzare il tiro ed esporre strategie che riposizionino Carrefour come riferimento alimentare nel mondo”. Parole di Pierre Quéau, da marzo 2018 nuovo direttore Marketing, Clienti, Servizi e Trasformazione Digitale di Carrefour Italia. D’altronde, proprio l’azienda fondata ad Annecy nel 1959, ha vinto nel 2017 il ‘Premio Comunicazione e Linguaggi Innovativi’ durante la 30ª edizione del GrandPrix Advertising Strategie.

Chissà che cosa si saranno inventati, viene da chiedersi, per vincere questo premio. E soprattutto, chissà che cosa avranno intenzione di fare per continuare a innovare nel campo spinoso e volatile della comunicazione? “La strategia sarà coerente con le linee guida stabilite dal Gruppo Carrefour e avrà l’obiettivo di portare più valore alla produzione locale, alla qualità del processo produttivo, alla tracciabilità, alla Filiera Qualità Carrefour e ai prodotti biologici”, spiegava Quéau lo scorso maggio a Pubblicitàitalia.it.

Ebbene, la primavera è passata, l’estate anche e con l’arrivo dell’autunno ecco che in questa grande strategia di valorizzazione della produzione locale ha preso posto la festicciola di Fedez e Chiara Ferragni organizzata nelle corsie di un supermercato Carrefour. Ora, la domanda che viene spontaneo fare ai signori della Carrefour è semplice: com’è che, di punto in bianco, avete deciso di rivolgervi a un target di giovanissimi che di sicuro non vivono il rifornimento della dispensa come dovere quotidiano? Davvero, anche per  il settimo più grande gruppo di vendita al dettaglio nel mondo in termini di reddito e vendite ed il secondo a livello europeo, vale la regola del “purché se ne parli?”. Perché sappiamo che “il supermercato” inteso come luogo di consumo è ormai da anni parte e set della cultura pop, prova ne sono i video musicali nei quali le corsie stipate di prodotti hanno fatto la loro comparsa (come Haven’t Met You Yet di Michael Bublé), i cartoni animati per adulti “girati” a saracinesche chiuse (Sausage Party – Vita segreta di una salsiccia), e ancora le canzoni che portano proprio il nome del supermarket stesso (ricordate Le Focaccine dell’Esselunga? Un “fenomeno italiano” che in qualche modo ricorda il party dei Ferragnez al Carrefour). Al di là dell‘estetica pop del supermercato, però, la domanda per la Carrefour resta valida: sarebbe bello capire, senza alcuna retorica, come è nata idea e con quali obiettivi.

Quanto a Chiara e Fedez, un appunto: evitando per un attimo le critiche sullo spreco alimentare mostrato con noncuranza in un mare di paillettes, non è stata questa festa un po’ troppo cafona e di cattivo gusto? Insomma, Chiara, sei la testimonial di brand di moda elegantissimi: davvero un finocchio sul seno sta bene con Tiffany? E tu, Fedez, sei paladino di mille battaglie a favore di chi ha avuto meno fortuna: sapevi che t’avrebbero attaccato per gli sprechi, no? Per dirla alla De Sica, “ma che è ‘sta cafonata?”. Come vi è venuta? Si vede pure benissimo che non vi state divertendo. E la resa di quel video non è in alcun modo glamour (avete presente la sfilata di Chanel 2014-2015 organizzata proprio in un supermercato creato ad hoc? Ecco, niente a che vedere). E tanto meno punk. Che c’entra il punk? Per chiudere questa storia dai minuti contati, viene facile citare un brano che è quanto di più lontano dalla messa in scena dei Ferragnez al Carrefour si possa immaginare ma le cui liriche, in un passaggio, hanno una certa attinenza: “Mi sono perso al supermercato, non riesco più a fare la spesa con gioia”. Già. E lo cantava uno che del “purché se ne parli” se fotteva. Ma era un’altra vita, un’altra storia, forse un altro mondo e non siamo certo qui a fare paragoni impossibili. Vale però la pena risentirsi il pezzo, quello sì. E grazie Ferragnez per avercene ridato l’occasione (alla fine, questi due, una giusta la infilano sempre).

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