Nel processo che vede imputata la sindaca di Roma, Virginia Raggi, per falso in relazione alla nomina di Renato Marra a capo della direzione Turismo del Campidoglio, non dirà la sua Raffaele Marra. In una mail di poche righe, consegnata oggi, tramite i suoi difensori, al giudice monocratico, l’ex responsabile dell’ufficio personale del Comune di Roma (arrestato per corruzione nel 2016) e fratello di Renato, ha comunicato che intende avvalersi della facoltà di non rispondere dopo la citazione della Procura che lo invitava a rendere interrogatorio nel procedimento a carico della prima cittadina. Una decisione improvvisa quella di Marra, imputato in un procedimento stralcio per l’accusa di abuso d’ufficio, che ieri al termine dell’udienza del suo processo si era detto disponibile a sottoporsi all’esame del pm Francesco Dall’Olio.
Il “no” di Marra ha avuto conseguenze anche sul calendario di udienze del processo Raggi. La sindaca verrà, infatti, interrogata il prossimo giovedì 25 ottobre in quella che si annuncia come l’udienza-chiave del procedimento. L’esame, come riferito dal pm oggi in aula, verrà condotto dal procuratore aggiunto Paolo Ielo che ha coordinato le indagini sulla nomina di Marra senior. Raggi dovrà rispondere e fornire la sua ‘verità’ su cosa accadde nell’autunno di due anni fa e in particolare sulla procedura di interpello che portò, tra le altre, alla nomina di Renato Marra che all’epoca rivestiva il ruolo di dirigente della Gssu della polizia municipale. La promozione di Marra comportò un aumento retributivo di circa 20 mila euro lordi all’anno.
L’interrogatorio di Raggi arriva dopo l’udienza in cui il commissario Maurizia Quattrone, responsabile dell’anticorruzione della squadra mobile di Roma, ha sostanzialmente ribadito l’impianto accusatorio della Procura. Per il dirigente di polizia, nelle vicenda nomine, Raffaele Marra non si limitò a svolgere un ruolo di pura compilazione ma fu “attivo” nell’intera procedura. “In questo ambito Marra è stato un punto di riferimento – ha spiegato il teste – Presidenti di Municipio, assessori e persone che facevano parte degli uffici di diretta collaborazione della sindaca si sono rapportati con lui per fornirgli nominativi di persone di loro gradimento e incarichi che gli venissero assegnati”. Una tesi accusatoria sempre respinta dalla sindaca, che anche oggi era presente in aula. Nella lettera che la prima cittadina inviò all’allora responsabile dell’anticorruzione del Campidoglio, Maria Rosaria Turchi, sostenne che, Marra si limitò ad una attività “di mera e pedissequa esecuzione delle determinazioni” da lei “assunte, senza alcuna partecipazione alle fasi istruttorie, di valutazione e decisionali”. La sentenza, che potrebbe segnare il destino politico del Campidoglio, è prevista per il 10 novembre.