Una decina di anni fa, mi ero attrezzato con un’auto a metano: una vecchia Punto retrofittata. Non era malaccio: a parte il problema di trovare un distributore, si risparmiava effettivamente qualcosa. Col tempo, tuttavia, mi sono reso conto che il metano (gas naturale) – il cosiddetto “combustibile ponte” – non è una buona idea, come ho raccontato in un mio post di qualche mese fa: “il metano non ci da una mano”. Anche i veicoli a metano – come pure a biometano – sono una cattiva idea. Sono molto meglio i veicoli elettrici e ora vi spiego perché.

Per prima cosa, potete consultare il rapporto appena pubblicato dalla Federazione Europea per il Trasporto e l’Ambiente: bello e dettagliato anche se lunghetto, che rinforza delle conclusioni che erano in parte già note. In sostanza, alimentare i veicoli a metano o biometano non porta nessun vantaggio ambientale significativo, né a livello di emissioni di gas serra e neppure a livello di emissioni locali. Non ci aiuta nemmeno a ridurre la nostra dipendenza dalle importazioni di combustibili perché, comunque vada, la produzione nazionale è lontanissima da essere sufficiente per le esigenze del nostro sistema di trasporto.

Ma, se le cose stanno così, perché perdere tempo per un’idea che non ci porta da nessuna parte? Beh, come sempre esistono soluzioni che peggiorano i problemi e per qualche misteriosa ragione sono spesso le prescelte. In questo caso, la lobby formata da certi settori dell’industria automobilistica, come pure l’industria dei fossili, stanno remando disperatamente contro l’innovazione delle rinnovabili e dei veicoli a zero emissioni, sperando di poter sopravvivere ancora un po’ con le vecchie sorgenti e i vecchi veicoli.

Qui si inserisce il discorso del biometano, presentato come una soluzione rinnovabile e pulita per il trasporto. Dispiace vedere che anche alcuni ambientalisti ci sono cascati, probabilmente in buona fede. Ma il biometano è soltanto una spennellata di verde su qualcosa che verde non è e non potrà mai essere. La ragione è molto semplice: come potete leggere nel rapporto che vi citavo, non solo il biometano non ci libera dall’inquinamento locale ma, soprattutto, perché anche espandendo la produzione a tutto quello che possiamo ragionevolmente produrre senza affamare nessuno, in Europa non potremmo produrre abbastanza biometano per alimentare il parco veicoli esistente. Secondo il rapporto, potremmo arrivare intorno al 10% di quello che ci serve.

E’ possibile che in Italia si possa fare di meglio ed è vero in alcuni contesti locali si riesce a fare del biometano sostenibile con buoni risultati. Ma il problema rimane: è un combustibile che comunque possiamo produrre soltanto in quantità limitata, non ha senso sprecarlo per i vecchi e inefficienti motori termici dei veicoli. Il biometano lo possiamo e lo dobbiamo usare come ausilio indispensabile per compensare in modo sostenibile le fluttuazioni della generazione da rinnovabili. Quindi, la proposta del biometano per il trasporto si presenta come un vero e proprio “cavallo di Troia” per introdurre il metano fossile nel sistema dei trasporti. Se ci caschiamo, avremo creato un’infrastruttura che potrà funzionare soltanto con metano fossile e ci ritroveremo al punto di partenza, senza nessun vantaggio ambientale o economico. Dobbiamo invece muoverci direttamente e con decisione verso la vera soluzione, ovvero i veicoli elettrici alimentati da energia fotovoltaica o eolica – molto più efficienti e i cui motori non inquinano. E ci arriveremo, prima o poi: comunque vada, la lobby dei fossili può solo cercare di ritardare il cambiamento, ma è inevitabile.

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