Egregio presidente professor Tito Boeri,
ritengo sia mio dovere rispondere alla lettera aperta che lei ha indirizzato alle persone disabili e alle loro famiglie per motivare gli incentivi ai medici dipendenti Inps collegati sia con la revoca delle prestazioni d’invalidità, sia con l’annullamento di prestazioni dirette di malattia.
Come lei ben sa, dopo aver letto il comunicato n. 12 dell’Anmi, l’Associazione Nazionale Medici Inps, ho affrontato l’argomento prima a “37e2” nella trasmissione sulla salute che conduco a Radio Popolare e poi sul mio blog su ilfattoquotidiano.it. In entrambe le occasioni abbiamo cercato un’interlocuzione diretta con Lei o comunque con i massimi dirigenti dell’Inps senza riscontrare alcuna disponibilità.
Ora che è arrivata una sua pubblica e formale presa di posizione ritengo opportuno risponderle nel merito limitandomi all’argomento in oggetto senza divagare su altri temi. Le rispondo come cittadino amante della Costituzione, come medico esterno che lavora all’Inps che crede nel suo lavoro e che vuole continuare a svolgerlo, come genitore terzo di un ragazzo disabile e quindi come uno tra i tanti ai quali lei ha inviato la lettera sollecitandoci a scriverle per comunicarle le nostre preoccupazioni.
Queste sono le mie riflessioni:
1. se un provvedimento è illegittimo e in contrasto con il codice deontologico dei medici (e questo lo ha detto anche il Ministro del Salute) va immediatamente cancellato indipendentemente dal suo peso economico;
2. Lei afferma che “una sentenza del Consiglio di Stato… ci ha di fatto imposto di fissare obiettivi specifici per i medici” ma non mi risulta che tale sentenza abbia suggerito di inserire gli indicatori scelti dall’Inps, anzi la decisione andava nella direzione esattamente opposta. Infatti, come ha precisato l’avvocato Nico Cerana giuslavorista esperto di pubblico impiego, la sentenza n. 5447 del 23 dicembre 2016 (e la n. 5448 emessa nella stessa data) ha sancito l’illegittimità di una vecchia determina dell’Inps (la n. 26 del 2008) che risultava essere lesiva dell’autonomia tecnica, professionale e organizzativa degli avvocati dell’Inps, e sottolineato come quella dei medici non fosse mai stata intaccata.
In seguito a questa sentenza lo stesso Regolamento di organizzazione dell’Istituto, fu modificato per rimarcare che l’attività dei professionisti delle diverse aree (legale, sanitaria, ecc.) deve svolgersi nel rispetto dell’autonomia professionale e nel rigoroso rispetto delle norme deontologiche emanate dai rispettivi Ordini, “anche per il conseguimento degli obiettivi di risultato della struttura in cui operano”. Non mi pare quindi esista nessuna relazione tra la sentenza del Consiglio di Stato e le scelte compiute dall’Istituto, anzi.
3. Lei afferma che l’indicatore che stabilisce il guadagno relativo all’incentivo “è valutato a livello regionale… rendendo impossibile per un singolo professionista incidere col proprio comportamento… sulla sua retribuzione attesa” ma immagino che Lei sappia perfettamente che le regole sulla suddivisione del premio di risultato servono unicamente per non penalizzare il dirigente medico di una piccola sede Inps rispetto al collega responsabile di una grande sede e non hanno nulla a che vedere con il contenuto della determinazione presidenziale in oggetto.
4. Lei afferma che l’incentivo è collegato unicamente alle visite di revisione/verifica dell’invalidità civile come a dire che quindi coinvolge un’attività molto limitata. Sono francamente rimasto sconcertato da questa sua affermazione perché, come immagino Lei ben sappia, l’Inps svolge in tutt’Italia le visite di revisione, non le prime visite che restano di competenza delle Asl (tranne in tre regioni ad in alcune province dove anche questi accertamenti sono passati all’Inps). In ben diciassette regioni d’Italia le viste di revisione sono l’attività principale svolta dai medici dipendenti Inps e da 960 medici esterni. Io domattina presso la sede Inps dove lavoro ho ben sedici visite in programma e sono tutte visite di verifica e così avviene per tutti i miei colleghi. L’incentivo è quindi collegato all’attività principale che noi medici svolgiamo all’Inps.
5. Lei scrive che l’inserimento dell’incentivo collegato alla revoca delle prestazioni d’invalidità civile “vuole essere una leva gestionale per migliorare l’efficienza delle attività di revisione delle prestazioni” questo concretamente significa che senza un incentivo economico noi medici non daremmo comunque il massimo di noi stessi? Non le sembra questa un’affermazione lesiva della professionalità dei medici Inps? Oppure migliorare l’efficienza delle prestazioni vuole forse dire revocare un maggior numero d’invalidità?
6. Lei afferma che dall’Ordine dei medici non ha mai ricevuto segnalazioni su comportamenti non corretti dei medici Inps; non ho motivo di dubitare di quanto scrive, so però che già il 26/2/2013 il Presidente dell’Ordine dei Medici di Milano scriveva al presidente dell’Inps una lettera fortemente critica nei confronti di un’iniziativa analoga (peraltro concernente le sole visite mediche di controllo) a quella ora attuata dall’Istituto. Posizione ribadita recentemente dalla Federazione Nazionale dell’Ordine dei Medici che ha definito tale scelta un’aberrazione per la professione medica.
7. Nella lettera si legge che i medici di categoria, rappresentanti di alcune associazioni d’invalidi, “non hanno mai verbalizzato il loro dissenso rispetto al giudizio medico legale conclusivo”. Non ho gli strumenti per sapere se effettivamente sia così, ma so per esperienza diretta che, fino a poco tempo fa non erano previste nelle commissioni Inps le modalità per la verbalizzazione del dissenso, spazio che ancora oggi non compare sul verbale, nemmeno quando il dissenso, come accade, è espresso da parte di medici Inps, a differenza di quanto avviene nelle commissioni Asl ove esiste la possibilità di indicare sul verbale il voto a maggioranza.
8. Nella sua lettera afferma che “Lo scopo è quello di effettuarle (ndr, le visite) prima della scadenza della prestazione al fine di evitare l’eventuale pagamento di mensilità indebite” e che “si può prevedere purtroppo anche un peggioramento delle condizioni di salute del cittadino… La tempestività delle visite è condizione per assicurare supporto adeguato ai malati in tempo utile”. A prescindere dal fatto che questo non ha alcun rapporto con l’incentivo collegato alle revoche dell’invalidità, colgo l’occasione per informarla che nella pratica la situazione alla quale stiamo assistendo è purtroppo la seguente: spesso i beneficiari di trattamenti Inps, convocati in anticipo rispetto alla scadenza prevista, lamentano difficoltà/impossibilità nel preparare in tempo la documentazione sanitaria necessaria, con conseguente rischio di vedersi revocato prima del tempo (e magari ingiustamente) un loro diritto; non mi risulta, invece, che una procedura simile riguardi i cittadini colpiti da una patologia in potenziale veloce evoluzione, dichiarati invalidi ma non ancora destinatari di un sostegno economico.
9. “La percentuale di revoche – è scritto nella lettera – si è ridotta dell’1% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente… mentre è aumentata quella di riscontrati peggioramenti dello stato di salute che danno luogo ad aumenti di benefici” innanzitutto mi pare ovvio che essendo la decisione dell’Inps del marzo 2018 e non essendo certo entrata in vigore il giorno dopo, per poterne valutare gli effetti sia necessario prendere in considerazione almeno i dati del II° semestre 2018. Inoltre va considerato che non solo ogni anno aumenta il numero delle persone anziane, ma che, in considerazione della crisi economica e dell’impossibilità per molti di curarsi, stanno diminuendo in tutta l’Ue e in Italia più che in altre nazioni dell’Europa occidentale, gli anni di vita sana liberi da disabilità per gli over 65 con un conseguente aumento delle invalidità.
10. Lei ha definito l’incentivo in discussione come “un indicatore legato al contributo alla riduzione del debito pubblico in termini di “Revoche prestazioni invalidità civile” “Visite mediche di controllo” e “Azioni surrogatorie”; mi scuso se le sembrerò troppo diretto, ma una simile affermazione, così contraria alle norme deontologiche, mi lascia senza parole: davvero ritiene che la riduzione del debito pubblico passi attraverso le revoche di prestazioni destinate alla popolazione più debole e fragile del nostro Paese?
Termino con una frase tratta da una lettera aperta di un collega, anch’egli medico esterno Inps: “Il solo pensare che la professionalità e l’efficienza di un medico possano essere incentivate da un bonus economico deturpa l’aspetto etico e deontologico del nostro essere tale, ma, in questo caso, soprattutto l’onorabilità e l’incorruttibilità di un sistema di cui l’Inps dovrebbe essere l’emblema”.
Egregio, presidente Boeri, restituisca fiducia a questo medico, a tutti i medici, e alle tante persone che sono rimaste fortemente turbate da questi incentivi, li cancelli, ora, subito, non (forse) tra tre anni.