Nonostante le presunte “intemperanze” dei tifosi – le immagini delle telecamere sono al vaglio della magistratura – quell’incidente non sarebbe dovuto avvenire. E ora la Procura di Roma indaga non più solo per lesioni colpose, ma anche per il reato di disastro colposo. I pm coordinati dal procuratore Giuseppe Pignatone hanno ricevuto le prime informative dalle forze dell’ordine in merito all’incidente nella stazione della metropolitana Repubblica avvenuto nel tardo pomeriggio di martedì. Non si esclude che a breve possano disporre una consulenza tecnica al fine di ricostruire la dinamica dei fatti.
Un sistema di sicurezza costituito da catene di acciaio che sarebbe dovuto entrare in funzione alla rottura del “gancio” causata (a dire dell’azienda) dall’eccessiva pressione operata dai passeggeri-tifosi transitanti sulla scala mobile. È questo infatti il grande dilemma tecnico che imperversa sull’individuazione delle cause che hanno portato all’incidente nella stazione Repubblica della metro A della Capitale. I cori, il clima di festa, qualche rumore di troppo e poi il panico quando il sistema frenante della scala mobile ha ceduto accelerando all’impazzata portando il nastro dei gradini ad accartocciarsi. Al di là del comportamento dei tifosi, l’incidente non doveva accadere.
IL CARICO MASSIMO E LE “CATENE D’ACCIAIO – Il motivo è presto detto. Le scale mobili sono state collaudate per gestire il peso superiore di 3,5 volte quello del pieno carico. Ognuno dei 150 gradini presenti a Repubblica può contenere al massimo due persone, il che vuol dire che la scala avrebbe potuto sopportare al massimo il peso medio di mille persone, circa 60-70 tonnellate. Ma attenzione. “Come avviene con gli ascensori – spiegano alcuni tecnici dell’Atac – quando il carico (o la pressione) massimo viene superato, i dispositivi elettronici di cui sono dotate tutte le scale mobili moderne entrano in funzione e ordinano il blocco immediato della struttura, attraverso delle catene di acciaio”. La stessa cosa, secondo la fonte “si ottiene quando avviene un guasto improvviso, come nel cosiddetto ‘cedimento strutturale’ occorso al nastro”. Il motivo per il quale il sistema di sicurezza non ha fatto il proprio dovere dovranno accertarlo le perizie.
L’APPALTO AGGIUDICATO COL RIBASSO DEL 49% – Quello che si sa, finora, è che le manutenzioni ordinarie venivano fatte regolarmente da una ditta appaltatrice. L’incarico era stato assegnato il 15 giugno 2017, dopo bando pubblico, alla Ascensori Del Vecchio di Napoli, in Ati con Grivan Group. La società partenopea ha il compito di occuparsi di manutenzione ordinaria programmata ed a guasto, con fornitura in opera dei ricambi, assistenza ai collaudi e pronto intervento per ascensori, scale mobili, tappeti mobili, servoscala e piattaforme installati in tutte le stazioni, fermate e fabbricati delle linee A, B, B1 e C della metropolitana di Roma e delle ferrovie regionali Roma-Lido e Roma-Viterbo. L’Ati guidata dalla Del Vecchio aveva vinto il bando con il 49% di ribasso, proponendo un prezzo di 11,7 milioni di euro l’anno contro i 22,9 milioni proposti dall’azienda. “Non possiamo dire niente, c’è un’indagine in corso”, hanno risposto dalla sede centrale di Napoli alle richieste di chiarimenti da parte de ilfattoquotidiano.it.
LA MANUTENZIONE STRAORDINARIA NEL 2019 – Diverso il discorso delle manutenzioni straordinarie sugli impianti di sollevamento, che Atac chiedeva di svolgere sin dal 2015 ma che la gravissima situazione economica ha costretto a rimandare interamente al 2019, solo una volta presa il via la procedura di concordato preventivo. Programma, varato dall’attuale presidente Paolo Simione, da mettere a gara una volta approvata (a giorni) una delibera di Giunta capitolina per lo stanziamento di 18 milioni di euro. La scala mobile in questione, va detto, aveva un’età di circa 10 anni ma all’epoca il fornitore aveva rilasciato garanzia per 30 anni. Una condizione di tutela, ovviamente, valida solo se la struttura fosse stata sempre manutenuta alla perfezione, cosa che nell’ultimo decennio probabilmente non è avvenuta.