Sono i principali responsabili della plastica nei mari, ma oggetti e contenitori monouso potrebbero uscire non del tutto sconfitti dai tentativi europei e nazionali di metterli al bando. La battaglia contro l’usa e getta, infatti, porta con sé grossi interessi economici dei produttori, che non tutte le parti politiche sono disposte a sacrificare. Allo stesso tempo, se anche posate, piatti e cannucce di plastica verranno alla fine banditi o molto limitati, senza misure per il riuso c’è il rischio concreto che a sostituirli siano prodotti usa e getta realizzati in altri materiali, magari meno impattanti ma pur sempre a rischio di dispersione nell’ambiente. Così alla fine il risultato reale rischia di assomigliare di più allo spostamento del problema più che alla sua soluzione.
Mentre il testo della legge “Salvamare” licenziato dal dicastero dell’Ambiente italiano è stato presentato ai ministri e dovrebbe iniziare il suo iter in Parlamento a inizio 2019, segnali significativi arriveranno mercoledì 24 dal voto sulla plastica usa e getta al Parlamento europeo. Da lì si capirà l’aria che tira, anche se dagli oltre 150 emendamenti presentati dagli eurodeputati emerge già chiaramente la spaccatura tra i due partiti di governo. Con i 5 stelle di Strasburgo che cercano di rafforzare i divieti e la Lega, su molti aspetti con posizioni vicine a Pd e Forza Italia, impegnata invece ad ammorbidire e diluire le restrizioni.
Il testo in aula
Il 24 ottobre a Strasburgo l’aula vota sul testo già approvato dalla commissione Ambiente del Parlamento su proposta dell’esecutivo di Bruxelles. La misura al momento prevede il divieto di commercializzare in Europa dal 2021 una serie di oggetti monouso in plastica: cotton fioc, piatti, cannucce, bastoncini per mescolare bevande, sacchetti ultraleggeri, bacchette per palloncini, contenitori da fast-food in polistirene espanso. Nei casi dove non ci sono alternative, per contenitori per il cibo e bicchieri in plastica si prevedono comunque delle azioni di riduzione, e si impone agli stati membri di raccogliere e riciclare entro il 2025 il 90% delle bottiglie in plastica.
Lo scontro politico sulla plastica
Restrizioni però su cui non sono tutti d’accordo, a partire proprio dagli eurodeputati italiani. Da una parte, i pentastellati hanno lavorato in commissione per ampliare la gamma dei prodotti vietati e hanno presentato emendamenti da votare in aula per far rientrare tra i contenitori da ridurre anche le bottiglie in plastica e tutti i tipi di bicchieri. “Grazie ai nostri emendamenti abbiamo migliorato la proposta di direttiva della Commissione europea sulla riduzione di alcuni tipi di plastica. Gli altri gruppi politici hanno provato ostinatamente a salvare gli interessi dell’industria, noi crediamo che la salute e la tutela ambientale vengano prima di ogni altra cosa”, dice il deputato pentastellato Piernicola Pedicini. Dall’altra, la Lega chiede di mettere al bando i sacchettini in plastica sottile, ma propone di far cadere i divieti su cannucce, bastoncini per mescolare bevande, piatti e posate o almeno di permetterne l’uso in istituti scolastici e ospedali. “Nel nostro paese operano 25 imprese leader a livello internazionale che producono unicamente prodotti monouso in plastica. Nel momento stesso dell’approvazione della direttiva rischiano di cessare l’attività perché non esistono i tempi e le condizioni per la riconversione”, spiega l’eurodeputato leghista Oscar Lancini.
Fronte tripartisan
A tutela della plastica usa e getta si sono attivati anche Pd e Forza Italia, che con emendamenti comuni tentano di ammorbidire le restrizioni. Un fronte tripartisan che in generale punta a deroghe per tutti quegli ambienti dove si fa la raccolta differenziata, a luoghi come gli ospedali dove si dice che eliminare il monouso sarebbe molto complicato, e a una definizione molto ristretta dell’usa e getta, che potrebbe trasformarsi nel lasciapassare per posate e piatti in plastica. “A causa di una definizione non accurata di ‘plastica monouso’, i produttori possono decidere di etichettare i loro prodotti usa e getta come falsi ‘riutilizzabili’, evitando in questo modo tutte le regole della direttiva”, fa notare dall’associazione ambientalista Recycling Network Benelux Suze Govers, chiedendo di chiudere questa scappatoia.
L’ipoteca sulla legge italiana
La distanza netta tra i due partiti di governo rischia di rallentare e depotenziare anche la legge italiana contro la plastica monouso promossa dal ministro dell’Ambiente Sergio Costa. Le prime opposizioni, infatti, sono tutte interne al suo dicastero, con la sottosegretaria Vannia Gava che ha già espresso disaccordo. Gava ha chiesto di “affrontare il tema nel metodo senza fretta” e coinvolgendo anche “i numerosi operatori industriali nel settore delle plastiche, un settore molto importante in termini occupazionali ed economici”. Al ministero si tenta di minimizzare la questione: “Le dichiarazioni del sottosegretario Gava sono state una sorpresa anche per noi. In ogni caso siamo fiduciosi: dalla Lega non sono arrivati altri tentativi di frenare il provvedimento e la filiera della plastica monouso può essere riconvertita”, spiegano dallo staff del ministro Costa a ilfattoquotidiano.it.
Il rischio di spostare il problema
Non è l’unica criticità a insidiare la battaglia a livello europeo e italiano contro l’inquinamento marino. Accanto ai dissidi politici e ai tentativi di proteggere l’industria, un altro rischio all’orizzonte è che piatti, posate, cannucce, bicchieri e bottiglie in plastica vengano sostituiti da altri in materiali diversi, ma comunque usa e getta e dunque a rischio di dispersione nell’ambiente. Nel testo che sarà votato a Strasburgo non ci sono misure dirette per rimpiazzare il monouso con contenitori riutilizzabili. Vale anche per la legge “Salvamare”: l’usa e getta, insomma, viene evitato solo se in plastica. Così, “nel caso dei prodotti da bandire, esiste il rischio che avvenga una pura sostituzione. Nelle dichiarazioni del ministro Costa non ci sono elementi che facciano pensare a misure per prevenire questi effetti collaterali”, spiega dall’associazione Comuni Virtuosi la responsabile della campagna per il riuso “Porta la sporta” Silvia Ricci. Dal ministero dell’Ambiente spiegano che “nell’attuale legge di bilancio è previsto un credito d’imposta per le imprese che riducono gli imballaggi e il prossimo anno altri provvedimenti andranno a premiare i consumatori più attenti”. Rimane il rischio però che dai contenitori in plastica si passi a quelli in alluminio o in carta, che le posate rimangano usa e getta, magari fatte di legno. Anche le cannucce potrebbero essere prodotte in altri materiali anziché scomparire. Non è un caso che anche la grande catena di supermarket Tesco, di fronte alla levata di scudi contro la plastica, abbia da poco iniziato a vendere acqua in lattina.