In stato di fermo Mamadou Gara, 26 anni, e Brian Minteh, 43, senegalesi senza permesso di soggiorno. Il primo era stato espulso con provvedimento del prefetto di Roma il 30 ottobre. Un nigeriano di 40 anni l'uomo individuato poche ore dopo. Gli inquirenti avrebbero accertato che la ragazza si era prostituita per ottenere droga. La madre: "Ora giustizia, non voglio che accada ad altre"
L’orrore che si ipotizzava è diventato una certezza. Desirée Mariottini è stata drogata e poi abusata sessualmente quando era in uno stato di incoscienza. A confermarlo sono le indagini condotte dal personale della Squadra mobile di Roma e dal commissariato San Lorenzo. Gli investigatori, dopo una lunga notte di interrogatori e audizioni, hanno fermato prima due uomini. Mamadou Gara, 26 anni e Brian Minteh, 43, senegalesi senza permesso di soggiorno, poi un altro uomo, il nigeriano Alinno Chima, 46 anni. Agli indagati vengono contestati la violenza sessuale di gruppo, la cessione di stupefacenti e l’omicidio volontario della 16enne di Cisterna di Latina trovata senza vita nella notte fra giovedì e venerdì scorsi in un cantiere abbandonato di via dei Lucani, a Roma. Si cerca ancora invece il quarto uomo, ma potrebbe mancare poco alla sua individuazione.
Desirèe Mariottini si sarebbe prostituita per ottenere droga. Gli inquirenti avrebbero accertato, anche ascoltando alcune testimonianze, che la ragazza, nelle due settimane che hanno preceduto la morte, avrebbe avuto incontri sessuali al fine di ottenere la droga. Incontri che si sarebbero consumati nello stabile dove l’hanno trovata morta. Intanto il procuratore aggiunto Maria Monteleone, che coordina le indagini, ha inviato al gip la richiesta di convalida del fermo per i tre stranieri. Il giudice dovrà quindi fissare entro le prossime 48 ore l’interrogatorio di convalida.
Mix di droghe per stordirla e poi la violenza di gruppo
Il testimone: “Era a terra e aveva attorno 7/8 persone”
“Quella notte ero nel palazzo. Ho visto Desiree stare male. Era per terra e aveva attorno 7/8 persone. Le davano dell’acqua per farla riprendere”. A parlare è uno dei frequentatori del palazzo di via dei Lucani dove è stata trovata morta Desiree Mariottini che dice di essere stato ascoltato in Questura. Il teste racconta anche che la notte del 19 ottobre, attorno all’una, “qualcuno chiamò i soccorsi”. “Io non ho chiamato perché non avevo il cellulare”, racconta all’Ansa un uomo che la notte della morte di Desiree si trovava nel palazzo abbandonato di via dei Lucani. “Quella sera era da sola. Veniva spesso – ha aggiunto – mi ha chiesto di fumare ma non stava bene e le ho detto di no. Poi è arrivato quel nero e le ha detto ‘vieni con me’. Dopo è arrivato un altro. Quando sono tornato era già a terra”.
L’edificio sotto sequestro e i video di sorveglianza
La telefonata anonima e il ritrovamento del cadavere
È stata la telefonata di un anonimo, nella notte del 19 ottobre, ad avvisare il 118 della presenza del corpo di una ragazza tra le impalcature. Ma, una volta arrivati sul posto, i soccorritori si sono trovati la strada sbarrata da un cancello chiuso con un lucchetto e hanno dovuto quindi attendere l’intervento dei vigili del fuoco prima di poter raggiungere la giovane: ormai non c’era più niente da fare. Subito dopo il ritrovamento un ragazzo senegalese alla polizia ha raccontato quello che ha visto: una ragazzina agonizzante, o forse già morta, sdraiata con una coperta sopra. “Una ragazza urlava – ha detto il giovane, che ha già reso deposizione in Questura -. Ho guardato quella che urlava e c’era un’altra ragazza a letto: le avevano messo una coperta fino alla testa, ma si vedeva la testa. Non lo so se respirava ma sembrava già morta, perché l’altra ragazza urlava e diceva che era morta”.
Alla nonna disse: “Ho perso l’autobus, resto a Roma”
“Io sono del Senegal. Io c’ero quella sera, dopo che è morta c’ero”, ha raccontato il testimone le cui parole sembrano rafforzare gli indizi emersi dall’esame autoptico. “Sono arrivato lì tra mezzanotte o mezzanotte e mezza – ha aggiunto – sono entrato e c’era una ragazza che urlava. Nell’edificio c’erano africani e arabi: un po’ di gente, sei o sette persone”. Sempre secondo la testimonianza, accanto a Desirée ci sarebbe stata anche un’altra ragazza: “Era italiana penso pure fosse romana, parlava romano, urlava ‘l’hanno violentata, poi lei ha anche preso qualche droga perché lì si vende la droga. Lei diceva ‘sono stati tre sicuramente o quattro’”. La sedicenne aveva avvertito che non sarebbe tornata a casa: “Ho perso l’autobus, resto a Roma da un’amica” le due ultime parole alla nonna materna in una telefonata il 17 ottobre scorso prima di sparire.