La ministra leghista in un'intervista a Repubblica dopo la sentenza della Consulta che dà un anno alla politica per legiferare: "Sempre più italiani scelgono di andare a morire all’estero, sommando dolori a dolori. Questo non è giusto. Il Parlamento non può più sottrarsi al proprio compito, anche su argomenti così divisivi". E aggiunge: "Dobbiamo impegnarci a fare una legge saggia, che lasci alcuni margini di autodeterminazione"
“Si deve poter morire con dignità”. “Sono credente, ma la propria fede non può influenzare legge per tutti”. Dopo la decisione della Corte costituzionale di rinviare la propria decisione sul reato di aiuto al suicidio e la concessione di un anno di tempo al Parlamento per legiferare, anche la ministra leghistaper la Pubblica amministrazione Giulia Bongiorno si è associata alle parole del presidente della Camera M5s Roberto Fico e ha invocato l’intervento della politica. “Dobbiamo rispettare e onorare la richiesta della Consulta”, ha detto in un’intervista a Repubblica. “Sempre più italiani scelgono di andare a morire all’estero, sommando dolori a dolori”. E Dj Fabo è il simbolo di questi “eroi del dolore, costretti a compiere viaggi strazianti per poter morire, sempre più numerosi. Non è giusto. Si deve poter morire con dignità anche qui, il Parlamento non può più sottrarsi al proprio compito, anche su argomenti così divisivi“, ha detto la ministra e avvocata. “Dobbiamo impegnarci a fare una legge saggia, che lasci alcuni margini di autodeterminazione“, ha aggiunto.
La Bongiorno, pur dichiarandosi credente, ha puntualizzato che “le proprie convinzioni, o la propria fede, non possono influenzare una legge per tutti. Quindi ritengo che una norma giusta debba lasciare spazio anche alla libertà di autodeterminazione”, precisando di parlare a titolo personale. “Sarà molto difficile scrivere una norma che renda felici tutti. Su questi temi non esiste una verità assoluta. Si deve trovare una sintesi. Con umiltà, sottovoce, possiamo avvicinarci ad una legge che rispetti il più possibile la dignità di chi soffre”. “Un Paese civile – ha detto ancora la ministra – non può avere bisogno di eroi del dolore, dei migranti della morte, per decidere di fare una legge. Il Parlamento dovrebbe lavorare sottovoce, con pacatezza, per arrivare al miglior testo possibile. Questa non è una questione di destra o di sinistra, ma di questioni che riguardano ognuno di noi. Il dolore, la malattia non hanno schieramenti politici”.