I giudici costituzionali hanno considerato non manifestamente irragionevole, e pertanto insindacabile, la scelta del legislatore italiano. I colleghi amministrativi, invece, si rifacevano a una sentenza del tribunale costituzionale tedesco secondo cui la soglia non ha senso di esistere al Parlamento di Bruxelles, non essendo questo legato da alcun rapporto fiduciario alla Commissione
Resta ferma la soglia di sbarramento del 4% alle elezioni europee. Lo ha deciso la Corte costituzionale, giudicando non fondate le questioni di legittimità sollevate dal Consiglio di Stato con riferimento al principio democratico, a quello di ragionevolezza e a quello di uguaglianza del voto sanciti dalla Costituzione. Nella tesi dei giudici amministrativi, infatti, la soglia prevista dalla legge 10 del 2009 sarebbe irragionevole perché lo scopo al quale è prevista – evitare la frammentazione della rappresentanza politica – non avrebbe ragion d’essere a Bruxelles, dove l’organo esecutivo (la Commissione europea) non è legato al Parlamento da alcun rapporto fiduciario. Quindi – è il ragionamento – si potrebbero concedere uno o due seggi alle forze più piccole senza che questo metta in crisi alcuna stabilità di governo. La Consulta, al contrario, ha ritenuto che la previsione dello sbarramento al 4% non si possa considerare manifestamente irragionevole, e pertanto rientri nella discrezionalità del legislatore.
Il Consiglio di Stato, nel proprio ricorso, aveva citato una decisione del tribunale costituzionale tedesco del 2014 che giudicava illegittimo lo sbarramento al 3% per le elezioni europee previsto in Germania. Ciò nonostante le stesse norme quadro dell’Ue in materia di elezione del Parlamento prevedano espressamente la possibilità di porre soglie fino al 5%, come infatti fanno molti altri Stati membri. “La sentenza della Corte costituzionale sulla legge elettorale europea, di cui sono stato relatore al Senato dieci anni fa, rappresenta un passaggio importante nei rapporti tra Corte e legislatore, nonché nel sistema istituzionale europeo e, indirettamente, anche in quello italiano”, ha dichiarato il costituzionalista e deputato Pd Stefano Ceccanti, che giudica “un cattivo precedente” la decisione dei giudici tedeschi. “Per eliminare lo sbarramento – spiega – il tribunale costituzionale tedesco aveva ridotto l’importanza delle elezioni europee e del rapporto fiduciario tra Parlamento e Commissione, in una mentalità che vede l’Unione come un semplice collage di Stati sovrani. Per la Corte di Karlsruhe lo sbarramento è ammissibile solo per le elezioni “importanti”, quelle nazionali. Vedremo le motivazioni ma, di fatto, la Corte italiana ha affermato il contrario. La democrazia non è solo quella che si esprime con le elezioni nazionali”, conclude.