“I mandarini di Bruxelles hanno scelto di fare la battaglia sbagliata contro Roma”. Mentre il governo Lega-M5s è alle prese con la bocciatura della manovra e non mancano i malumori pure sul fronte della sinistra radicale europea, il Wall Street Journal ha pubblicato un editoriale in cui esprime perplessità sulla decisione della commissione. “Se Bruxelles vuole veramente vincere una battaglia sul bilancio”, si legge, “dovrebbe preoccuparsi meno di dubbiosi target di bilancio e più delle politiche che aiutano l’Italia a crescere”. Nell’articolo, pubblicato il 23 ottobre, si sostiene infatti che nel braccio di ferro fra Roma e Bruxelles il rischio maggiore è che venga imposta all’Italia una sanzione pari allo 0,2% del pil o che Roma venga costretta a rinunciare alla flat-tax pro-crescita. “In ambedue i casi, Roma potrebbe dire con ragione che i burocrati non eletti di Bruxelles stanno fermando la volontà degli elettori italiani’ aggiunge il Wall Street Journal, secondo il quale “merita” sostegno la flat-tax proposta dal vicepremier Matteo Salvini: ”Nessuno alla Commissione Europea sembra in grado di distinguere fra tagli delle tasse che aumentano gli incentivi alla crescita e spesa che non lo fa”.

Secondo il Wall Street Jorunal, “c’è poco di nuovo nella battaglia sul budget che mette in subbuglio Roma, ma quando questo ha mai fermato la Commissione europea?”: “I mandarini di Bruxelles”, continua l’editoriale, “martedì hanno fatto una richiesta senza precedenti all’Italia: riscrivere il suo cattivo budget in linea con i cattivi principi fiscali di Bruxelles”. Le critiche alla commissione Ue non significano che la manovra sia stata interamente promossa: “Altri governi europei e i loro contribuenti, e investitori, hanno ragione di essere preoccupati da alcuni parti del piano italiano. Decine di miliardi di euro in nuova spesa sono destinati a elemosine per il welfare e lavori pubblici che l’Italia non può portare a termine senza sprechi e corruzione. Nessuna di queste misure stimolerà la crescita economica“. Ma al tempo stesso appunto, si salva la parte che riguarda la flat-tax: “Altre parti del budget italiano meritano supporto”.

Sempre il 24 ottobre, anche il Financial Times ha dedicato un editoriale al caso Italia-Ue, parlando sia dei rischi che corrono i leader Salvini e Di Maio sia di quelli che corre Bruxelles se gioca il gioco dei populisti. “Il teatro romano si scontra con il libro delle regole Ue”, dove “la disputa sul bilancio dell’Italia rischia di diffondere una grave agitazione sui mercati”. Nell’editoriale, il quotidiano finanziario nella sua edizione internazionale sottolinea che, “come molti showdown tra Bruxelles e i governi dell’eurozona, la disputa include elementi di teatro politico così come di principi di governance economica”. Anche se il teatro avviene soprattutto a Roma, dove il governo “sembra credere che ogni scontro costruito ad arte con l’Ue rappresenti un guadagno politico di per sé”, avendo in vista le elezioni europee di maggio. La speranza è infatti che dal voto emerga una “commissione dalla costituzione e politica economica molto diverse” che lascerebbe Lega e M5s perseguire “le loro visioni populiste non ortodosse”. Ma, avverte, il Financial times, “queste tattiche sottostimano il mondo in cui gli investitori vedono questioni seriamente importanti in gioco nella disputa sul bilancio, a partire dalla sostenibilità del debito pubblico italiano per finire con la stabilità dell’eurozona”. Salvini e Di Maio, quindi, “rischiano di ripetere gli errori di altri leader dell’eurozona che hanno provato a sfidare o a giocare d’astuzia con i mercati”, infatti, ricorda il Ft, “i corridoi del potere greco sono disseminati dei cadaveri politici di questi uomini”. Allo stesso tempo Bruxelles “deve stare attenta a non giocare il gioco dei populisti italiani dando l’impressione che un governo regolarmente eletto non possa perseguire le politiche economiche di sua scelta”, anche perché “non tutte le idee del governo italiano sono sbagliate”. Per questo, conclude il Ft, “i nuovi leader hanno il diritto di volere un cambiamento”, però “il problema è che, nella loro disperazione di spingere l’Italia fuori dalla palude, stanno governando in un modo disordinato e imprevedibile che allarma i mercati e solleva profondi dubbi a Bruxelles e tra i governi dell’eurozona”.

 

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