Non è vero che la Corte costituzionale “ha deciso di non decidere” sul mio processo. E non è vero che “ha rinviato la palla al Parlamento”.

La Consulta una decisione l’ha presa, la “palla” l’ha prima “toccata”, e nemmeno troppo piano: ha rilevato infatti “che l’attuale assetto normativo concernente il fine vita lascia prive di adeguata tutela determinate situazioni costituzionalmente meritevoli di tutela”. Siccome stiamo parlando della sofferenza e della morte di Fabiano Antoniani, dobbiamo desumere che la situazione lasciata “priva di adeguata tutela” sia proprio la sua, costretto a scegliere tra tre possibilità: 1. subire una tortura insoppportabile per altri vent’anni; 2. farsi sedare e lasciarsi morire di fame e di sete per una decina di giorni con madre e fidanzata a fianco; 3. farsi accompagnare in esilio in Svizzera per poter morire senza soffrire in 10 minuti, ma esponendo l’accompagnatore al rischio di una condanna di almeno 5 e fino a 12 anni di carcere.

Anche tra chi condivide l’obiettivo dell’eutanasia legale contro l’eutanasia clandestina praticata in Italia, c’è sconcerto per la decisione della Corte di non aver deliberato direttamente l’incostituzionale dell’articolo 580 del codice penale. A me invece pare una decisione saggia. Al fine di stabilire a quali condizioni – per evitare ogni sorta di abuso – una persona malata terminale possa essere aiutata a darsi la morte, sono importante delle norme anche di dettaglio, che definiscano procedure, tempi, modi, garanzie. Questo non è il compito di una Corte, ma di un legislatore.

Alcuni obiettano: “Se però il Parlamento non facesse nulla?”. La domanda è d’obbligo, visto che sono passati 5 anni dal deposito della nostra proposta di legge di iniziativa popolare www.eutanasialegale.it. Ma, anche in questo caso, la Corte non si è limitata a chiedere al legislatore di “intervenire con un’appropriata disciplina”. Ha infatti precisato di voler consentire “in primo luogo” al Parlamento di legiferare. Ma dove c’è un “primo luogo”, ce n’è anche un secondo, di luogo: e quale altro può essere se non la stessa Corte costituzionale, già convocata con il mio processo all’ordine del giorno per il 24 settembre 2019?

La Corte, dunque, non ha deciso di non decidere. Ha rilevato l’assenza di adeguate tutele costituzionali per persone che si trovano nelle condizioni di Fabiano Antoniani, e ha messo in mora il Parlamento affinché se ne occupi, indicando anche un termine oltre al quale non è disposta ad aspettare. Tutto si può dire, tranne che non sia una decisione.

La Corte ha fatto la sua parte. Ora tocca a noi. Per chiedere che finalmente il Parlamento si faccia vivo, ciascuno si può attivare, anche nella propria città. Tutte le informazioni sono su www.eutanasialegale.it. La nostra disobbedienza civile, intanto, continua.

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