Un trimestre (e un’annata, questa) che Elon Musk non dimenticherà molto facilmente, soprattutto perché frutto di quell’ “inferno produttivo” di cui aveva parlato mesi fa, riferendosi alla Model 3. E invece è proprio la berlina elettrica “popolare” che gli fa registrare il terzo trimestre in verde dal 2010, e cioè dall’inizio della sua quotazione in borsa.
I mesi da luglio a settembre, infatti, hanno portato l’azienda di Palo Alto a “contare” 311,5 milioni di dollari di utile, su un fatturato complessivo di 6,8 miliardi: così, mentre a Wall Street lo davano “per spacciato” anche questa volta, Musk ha stupito tutti superando di gran lunga le loro previsioni, che al contrario si fermavano a un fatturato di 5,67 miliardi.
Secondo gli analisti il margine di guadagno lordo della Model 3 è stato del 20%, che tradotto sta a significare un profitto lordo trimestrale, per Tesla, del 20% ricavato dalla vendita di ogni unità. Risultato ancor più soddisfacente per il suo fondatore, se si pensa che solo un anno fa, nello stesso trimestre, andava sotto di 619,4 milioni.
La produzione della Model 3 era stata piuttosto sofferta – con un investimento totale di 740 milioni di dollari e un inatteso boom di ordini che aveva mandato Musk e i suoi lavoratori nel panico più totale -, e non era andata di certo meglio la consegna delle vetture, “From production hell to delivery logistics hell”, tanto per dirla con le parole dell’imprenditore di “Teslaquila”.
Comunque ora, almeno la produzione pare essere guarita dalla schizofrenia e tornata a buon ritmo, con una riduzione del tempo di lavorazione sul modello del 30%, senza però ancora assestarsi sulla media di 5 mila unità prodotte per settimana, pure se l’ultima di settembre ne ha registrate 5.300 (la media del trimestre è stata comunque di 4.300 auto). Nonostante tutto, la Model 3 in questo trimestre è diventata anche la quinta auto più venduta in America, con più di 50 mila esemplari.
E mentre Musk dal suo account Twitter ringrazia calorosamente “proprietari e investitori. Non saremmo qui senza di voi”, c’è ancora una spada di Damocle che pesa sulla sua testa e su quella dell’azienda (e degli stessi investitori): un debito di 731 milioni di dollari, cresciuto anch’esso nell’ultimo trimestre. Per la serie, gioie e dolori.