La messa in onda era in programma per sabato 20 ottobre alle 23.15 nello spazio Tg2 Dossier. Ma il reportage di Valerio Cataldi sulle condizioni dei migranti all’interno del campo profughi di Lesbo in Grecia e Bihac in Bosnia Erzegovina non è mai stato trasmesso. Motivo? La direzione ha chiesto di coprire i volti dei minori, richiamandosi alla carta di Treviso sulla protezione dei minori in ambito giornalistico, ma l’autore e il comitato di redazione si sono opposti sostenendo che “la copertura generalizzata non è conforme allo stile e ai piani di produzione del reportage, né necessaria, in quanto il racconto non rischia di produrre danni o conseguenze negative sulla personalità dei minori coinvolti”. A sostegno di questa posizione si è schierato il sindacato dei giornalisti Rai (Usigrai) e anche uno degli estensori della stessa Carta di Treviso, il giornalista Franco Elisei, secondo cui “le immagini dei minori nel servizio, ad eccezione di un paio di riserve, appaiono emblematiche e fortemente significative del dramma e del fenomeno evidenziato, con forte valenza storico-sociale, e senza una ricaduta diretta sul loro equilibrio“. Il risultato è stato che al posto del video è stata trasmessa la replica di un altro programma.
Il giornalista Cataldi ha denunciato l’accaduto su Facebook e scelto di diffondere parte del reportage “Prigionieri sull’isola” sui social network. Tanto che la pubblicazione ha già avuto degli effetti per quanto riguarda le condizioni nel campo di Lesbo. “Ho raggiunto un primato assoluto“, ha scritto Cataldi, “per la prima volta una inchiesta giornalistica mai andata in onda ha prodotto la rimozione di quattro poliziotti”. Il documentario infatti contiene alcuni passaggi particolarmente eloquenti, tra cui una scena nella quale alcuni agenti greci insultano un’anziana inerme e le strappano il bastone, gettandolo via.
In sostegno di Cataldi si sono espresse alcune associazioni che aderiscono alla carta di Roma (di cui Valerio Cataldi è presidente) tra cui l’Unhcr, Amnesty International, Medici senza frontiere, l’Arci e Articolo 21 che hanno chiesto alla Rai di mandare in onda “in maniera tempestiva e integrale” il lavoro del giornalista. In una lettera indirizzata all’amministratore delegato Rai Fabrizio Salini e alla direttrice del Tg2 Ida Colucci, le associazioni scrivono che “le motivazioni addotte dalla direzione riguardo a una presunta inadempienza delle regole deontologiche della Carta di Treviso appare pretestuosa e anche surreale, essendo l’autore, tra l’altro, presidente dell’associazione “Carta di Roma”, essa stessa una carta deontologica (regola la deontologia dei giornalisti rispetto a migranti e richiedenti asilo, ndr)”. La Rai, concludono, ha preso una “decisione senza precedenti, non mandando in onda un’importante testimonianza su due dei luoghi dove le condizioni di vita dei migranti e richiedenti asilo sono più drammatiche“.