Comincio dalla fine. Già sono partiti gli inviti per il finissage di Manifesta, la Biennale d’arte nomade europea, inaugurata a Palermo il 16 giugno, che chiude il 4 novembre. L’arte oggi è tutta un business. Il mercato deciso da pochi mega galleristi, i giovani artisti sono in difficoltà. Eppure a Manifesta si respira un’altra aria. E’ questione di energia, sottesa, ma anche visibilissima, come le immagini agli infrarossi con cui Stefano Cagol ha illuminato e interagito con l’antica facciata del convento abbandonato, sopravvissuto come un fantasma privo di vita al centro di piazza Magione a Palermo, un luogo che non è in realtà una piazza, ma un’estesa radura. L’opera di Cagol, una videoproiezione su larghissima scala sulla facciata dell’ex monastero, è parte del suo progetto (presentato a Palermo da Arts & Globalization) “The Body of Energy” (of the mind), tecnologico e magico.
Manifesta è proprio questo: il corpo dell’energia che si genera nel contatto tra la città e gli artisti. In piazza Magione c’è il quartier generale di Manifesta, 12esima edizione, che si dipana in diverse sedi espositive e molteplici progetti, invadendo tutto il tessuto urbano. Questa è la differenza con le altre Biennali e con la madre di tutte le Biennali, quella di Venezia, il fatto di spostarsi e ripensare la propria struttura ogni volta attraverso un dialogo con territori e scenari diversi. In questo dialogo tutto viene messo in discussione, anche gli stessi ruoli dei protagonisti, a partire da quello dei curatori: più volte sono stati chiamati come curatori proprio gli artisti. Viene usato, come un neologismo nell’ambito artistico, anche il termine di “giardinieri”, visto che il titolo di M12 è “Il giardino planetario” (e una delle sedi è stato proprio l’orto botanico).
I luoghi delle città ospitante cambiano per e con Manifesta. Come Palazzo Butera, oggetto di un restauro in corso, acquisito dai collezionisti milanesi e mecenati, Francesca e Massimo Valsecchi, e futuro “laboratorio aperto alla città”. Palazzi nobiliari e bassifondi, sale con stucchi e affreschi e polverosi archivi, pietre miliari della città come il Teatro Massimo e l’Hotel Des Palmes. Unico per l’atmosfera, l’ampio appartamento al sesto piano di Cassata Drone, un attico su piazza della Borsa, inclinato su un lato dallo scoppio di una bomba americana, si sale con un vecchio ascensore in legno e ferro battuto. La vista si spande verso il mare e i tetti della città. Qui abitava l’architetto Fabio Lombardo che collaborò con Carlo Scarpa al restauro di Palazzo Chiaramonte Steri, ora troviamo gli interventi dei Raqs, Maria Rapicavoli e Stefano Cagol. Sono passati di qui praticamente tutti, Angela Vettese, Paolo Falcone, Maurizio Cattelan, Leoluca Orlando. Continuano gli art party in Vucciria, quartiere semidistrutto che cova una speciale rinascita nel ventre della biennale. Hedwig Fijen sta cercando casa qui e molti artisti si sono già spostati da Parigi, Milano e Berlino come Ottonella Mocellin, Nicola Pellegrini, Stefania Galegati Shines . Il talentuoso gallerista palermitano Francesco Pantaleone si augura che Manifesta spazzi via un po’ del gattopardismo e della tendenza siciliana a guardare indietro.
La casa d’asta Christie’s guarda avanti e ha avviato una collaborazione con Vastari, azienda online di servizi per prestiti alle mostre e per mostre itineranti, che organizza convegni su arte e tecnologia. Intitolato “Exploring blockchain”, è stato solo il primo per illustrare le nuove tecnologie che stanno cambiando il mondo dell’arte. Un rinoceronte di plastica sta per varcare la soglia. È l’archistar francese Jean Nouvel a firmare Rhinoceros, la nuova sede romana della Fondazione Alda Fendi, inaugurata l’11 ottobre nell’area del Velabro, un palazzo risistemato tra Otto e Novecento non di particolare pregio, ma in posizione strepitosa, accanto all’Arco di Giano. Che ospita anche una foresteria per artisti in cerca d’ispirazione. Duemila invitati e una lunga fila per accedervi.
E mentre l’eclettico Raffaele Curi ha realizzato due installazioni, Rhinoceros At Saetta e Virtus and Fortuna proiettata sul Palatino, la Fondazione ha regalato una nuova illuminazione all’Arco di Giano, affidata al premio oscar, Vittorio Storaro e a sua figlia Francesca. Grande attesa Il 14 dicembre: direttamente dall’Ermitage di San Pietroburgo arriverà al Rhinoceros l’Adolescente, opera scultorea di Michelangelo del ragazzo accovacciato, lasciata incompiuta. Imperdibile.
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