A fine 2018, dopo oltre un decennio di cali, si registrerà un aumento del 3% sulla produzione di conglomerato bituminoso. Ma il rischio è che le arterie comunali e provinciali, quelle più bisognose di cure, non ne ricevano
“Dopo 12 anni di interminabile calo dei consumi di asfalto, dovuti alla prolungata assenza di lavori di manutenzione delle nostre strade, il 2018 sta facendo segnare l’attesa inversione di tendenza che lancia un primo segnale positivo per la sicurezza delle nostre stradale”: è quanto sostiene una nuova analisi trimestrale effettuata dall’Associazione Siteb – Strade Italiane e Bitumi.
Il report sottolinea che nel 2018, per la prima volta dopo oltre 10 anni di costante calo (dalle oltre 44,2 mln di tonnellate del 2006 alle stazionarie 23 registrate negli anni 2017-2016-2015), la produzione di conglomerato bituminoso – indicatore primario delle attività di costruzione e manutenzione delle strade –registrerà a fine anno una leggera crescita (+3%). Dopo un avvio d’anno negativo nei primi cinque mesi del 2018 (-11,8% del consumo di bitume vs lo stesso periodo del 2017), le attività avviate nel periodo estivo, in cui per via delle condizioni climatiche solitamente si concentra il 60% dei lavori, hanno fatto segnare una decisa ripresa.
A far da volano sono principalmente gli investimenti di Anas sulla rete, restano invece aperte le criticità sulle arterie comunali e provinciali. Inoltre crisi economica, brusco aumento del costo della materia prima bitume e sostenibilità ambientale stanno spingendo verso un sempre maggiore impiego del “fresato” nella manutenzione delle strade: si tratta di un materiale, ottenuto dalla rimozione del manto stradale durante gli interventi di manutenzione, per la produzione di conglomerato bituminoso che oggi ha raggiunto una quota superiore al 20% sul totale del conglomerato prodotto. Il fresato garantisce un chiaro risparmio economico rispetto all’impiego del solo bitume vergine.
Anche perché, come si legge in una nota ufficiale, “negli ultimi mesi a fronte dell’aumento del costo del petrolio (oggi sotto la soglia degli 80 dollari al barile, mentre solo 2 anni fa stentava a superare i 40), infatti, si è registrato un brusco aumento del costo del bitume che ad agosto scorso ha fatto segnare una variazione superiore al +34% (441 vs 320 euro per tonnellata) nel confronto con il costo medio dell’anno precedente. Il bitume ha mediamente un’incidenza sul costo complessivo dei lavori stradali compresa tra il 40% e il 50%”.
“Il nuovo Esecutivo ha ora una grande opportunità: fare seguire i fatti alle consuete promesse di investimenti sulle infrastrutture, troppe volte annunciate e disattese dai diversi Governi che si sono alternati negli ultimi anni”, ha spiegato il Presidente Siteb, Michele Turrini: “Le arterie comunali e provinciali sono quelle che necessitano di un più urgente e immediato intervento. Ora bisogna porre rimedio agli oltre dieci anni in cui si è costantemente e irresponsabilmente tagliato sulle spese di manutenzione del nostro patrimonio stradale, provocandone il suo graduale deterioramento”.
Il resoconto di Siteb evidenzia come il settore oggi possa contare su 380 impianti di produzione in attività, per un totale di 31 mila addetti diretti e un valore della produzione e posa in opera che si stima a fine anno supererà quota 1,7 miliardi di euro.