Ossa umane abbandonate in scatoloni nel tempio crematorio del cimitero di Biella. È ciò che hanno trovato i carabinieri della città piemontese, coordinati dal procuratore Maria Angela Camelio, indagando su presunte irregolarità del trattamento delle salme. Le indagini hanno portato all’arresto di Alessandro Ravetti, figlio del proprietario dell’impianto, e di un dipendente della società. Nell’inchiesta sarebbe coinvolta anche una terza persona, un dipendente della ditta ripreso dalle telecamere mentre armeggiava sui cadaveri le cui ossa finivano in scatole poi gettate nell’immondizia.
L’attività del crematorio è stata bloccata: una decina di esequie previste per la mattinata sono state annullate e verranno eseguite in un altro luogo. La Socrebi, società dell’impresa di pompe funebri Ravetti, ha costruito attraverso un project financing struttura e impianto del forno, del valore di circa due milioni di euro, in cambio della concessione per 27 anni. Pochi giorni fa il Consiglio comunale ha bloccato e rimandato in commissione una delibera relativa alla costruzione di un secondo forno.
Aggiornato dalla redazione web alle 17.06 del 26/10/2018