Il titolare dell'Ambiente, giovedì sera, aveva parlato di "disagio" espresso in Consiglio dei ministri per le norme su Ischia contenute nel decreto e ricordato di aver "sequestrato le case abusive quando era generale". Venerdì mattina su Facebook: "L'articolo 25 dice una cosa molto semplice: i cittadini hanno diritto ad avere una risposta". Sottolinea di aver apprezzato le modifiche in commissione (di lunedì scorso) e auspica: "Resta il riferimento al 1985 (condono Craxi). Andrebbe modificato"
Sergio Costa ammorbidisce le sue posizioni sull’articolo 25 del decreto Genova che riguarda la ricostruzione post-sisma sull’isola di Ischia. Pur ricordando di di non aver “fatto mistero di non approvare” la norma “per come era stata originariamente formulata”, il ministro dell’Ambiente ha puntualizzato che ora il Parlamento ha corretto il contenuto del testo e si è augurato che possa migliorare ancora. Il condono, insomma, come sostenuto anche dal vicepremier Luigi Di Maio davanti al microfono de Ilfattoquotidiano.it, non c’è. Ma Costa specifica che “resta il riferimento all’anno 1985, che andrebbe modificato, anche per non determinare disparità di trattamento con gli altri cittadini italiani – ha spiegato in un lungo post su Facebook – Se il Parlamento apporterà altri miglioramenti, ne sarò ancora più lieto. Il Parlamento è sovrano. È una frase che, da uomo dello Stato, dico spesso e mai come in questi giorni ne ho conferma”.
Giovedì pomeriggio, intervistato da Sky Tg24, il ministro dell’Ambiente aveva spiegato di aver espresso il suo “disagio” durante il Consiglio dei ministri e aveva auspicato che il Parlamento rivedesse la norma in modo tale che fosse “conforme al senso di giustizia” e si era augurato che il lavoro dell’Aula potesse renderlo “più accettabile”. L’ex generale dei carabinieri aveva raccontato di come quando era in servizio “le case abusive le sequestravo”. Insomma, le norme contenute nel decreto – contestate duramente da Legambiente e dalle opposizioni – non sembravano incontrare la sensibilità del titolare dell’Ambiente.
Nel frattempo, non ci sono state modifiche in Commissione. La correzione alla quale accenna Costa risale infatti a lunedì ed è quella che rimpicciolisce il perimetro di coloro che possono accedere ai fondi pubblici della costruzione, escludendo gli aumenti di volumetria e chi è stato condannato in via definitiva per alcuni reati. Una modifica che ha comunque scontentato Legambiente, ancora molto critica per i riferimenti alle maglie (larghe) del condono Craxi, risalente al 1985, ancora presente nell’articolo 25.
La norma, aveva spiegato l’associazione ambientalista, consentirebbe di sanare edifici “che perfino i due condoni approvati successivamente dai governi Berlusconi nel 1994 e 2003 vietavano, proprio perché posti in aree pericolose da un punto di vista idrogeologico e sismico, oltre che vincolate paesaggisticamente”. L’emendamento, secondo Legambiente, è un “imbroglio” perché “non modifica il testo ma aggiunge un passaggio, il nulla osta paesaggistico, già previsto e obbligatorio nella normativa del 1985, e conferma anche i contributi pubblici per gli edifici abusivi, escludendoli solo per gli aumenti di cubatura”.
Anche il ministro pone l’accento sulla necessità di cancellare i riferimenti alla normativa di 33 anni scritta dal governo Craxi, ma poi spiega: “Questo articolo dice una cosa molto semplice: che i cittadini di Ischia hanno diritto ad avere una risposta rispetto a una domanda di condono edilizio, presentata in alcuni casi 30 anni fa. Lo Stato deve rispondere a queste persone rimaste senza casa? Sì”. E quindi, argomenta, “con questo articolo non si fa altro che dire a queste persone che lo Stato deve finalmente rispondere loro, entro 6 mesi. La risposta alla richiesta di condono potrà essere poi accolta, ma anche rigettata. E solo nel caso fosse positiva, queste persone avranno diritto al contributo per ricostruire la loro casa”.
“Non ho fatto mistero di non approvare questo articolo per come era stato originariamente formulato, per un semplice motivo: l’articolo dice che chi ha presentato la domanda di condono nel 2003 può ottenere la risposta entro 6 mesi, ma in questo modo si aprivano le maglie di un provvedimento che poteva dare via libera a richieste presentate quando ormai per Ischia c’era un piano paesaggistico, cioè quella norma importantissima che mette un argine agli abusi e all’uso indiscriminato di suolo, che troppe volte abbiamo visto in Italia”, ha poi aggiunto Costa. “Inserire quest’anno 2003 delle domande di condono, insieme ad altri due anni, era per me un errore – scrive il ministro – proprio perché si correva il rischio di non rispettare il piano paesaggistico”.
“Ed è proprio qui che il Parlamento è intervenuto per superare questo problema”, si legge ancora nel post. Un intervento già noto giovedì, quando Costa ha parlato a Sky Tg24, perché risale a lunedì. “Il Parlamento può e deve intervenire per migliorare i decreti del Governo, e in questo caso lo ha fatto con un doppio risultato positivo – spiega – I cittadini colpiti dal terremoto avranno finalmente la loro risposta e il paesaggio di Ischia verrà tutelato. Vi spiego come: il Parlamento ha previsto che, per le domande di condono presentate nel 2003, le pratiche debbano passare anche per un esame delle Sovrintendenze, responsabili del vincolo paesaggistico, e delle Città metropolitane, per il vincolo idrogeologico”.
In questo modo, sostiene il ministro, i cittadini di Ischia terremotati da più di un anno potranno “accedere in tempi brevi alla risposta dello Stato”. Non a un condono, sottolinea, “ma solo a un doveroso esame delle domande di condono, che potranno essere accolte, ma anche respinte. Soltanto se la risposta fosse positiva, avranno il contributo per ricostruire la propria casa, come tutti gli altri terremotati d’Italia. Queste emendamento della Commissione va nella direzione giusta”.