"In Italia soffia un vento furioso di propaganda e, peggio, di violenza - si legge nell’appello sottoscritto da centinaia di associazioni e da numerose adesioni individuali - Il limite dell'intolleranza si traduce in forme di aggressione e regressione sempre più gravi"
Una grande manifestazione che coinvolga tante città italiane “contro il razzismo, la xenofobia” ma anche contro “l’attacco ai diritti e ai fondamenti della nostra democrazia” contenuto nel decreto legge con le nuove norme sulla sicurezza stabilite dal ministro dell’Interno e vicepremier Matteo Salvini. L’appuntamento nelle piazze “con i migranti e contro la barbarie” è fissato per sabato 27 ottobre ed è stato organizzato dal Tavolo Asilo Nazionale di cui fanno parte, tra gli altri, Medici senza frontiere, ActionAid, Amnesty International, Arci, Save the children, Caritas, Sant’Egidio, Emergency.“Un decreto che punta a demolire il diritto d’asilo, a consegnare ai privati l’accoglienza puntando sui grandi centri che alimentano corruzione e razzismo, scaricando sui territori costi, disagio e tensione sociale”, si legge nell’appello sottoscritto da centinaia di associazioni e da numerose adesioni individuali.
“In Italia soffia un vento furioso di propaganda e, peggio, di violenza – spiegano – Il limite dell’intolleranza si traduce in forme di aggressione e regressione sempre più gravi. I migranti diventano ostaggi, nemici, gente pericolosa. Insultati, picchiati, feriti da armi da fuoco, concentrati in centri invivibili. Adulti, minori, donne sole, bambini trovano in Italia un’ostilità crescente. E come se non bastassero il blocco delle navi e il boicottaggio delle Ong, ora il governo approva un decreto che, se accolto dal Parlamento, metterebbe ancora più a rischio la loro vita”.
“In Italia e in Europa – spiegano ancora gli organizzatori – risuonano forti campanelli di allarme. I principi di civiltà e di convivenza democratica sono tornati a essere bersagli di chi vuole dividere, reprimere, escludere, cacciare. Razzismo e xenofobia vengono ogni giorno instillati tra gli italiani del Nord e del Sud, e si diffondono nelle città e nelle periferie sociali. Ma se prima si trattava soltanto di segnali universalmente considerati negativi, adesso i sintomi sono rappresentativi di un’involuzione profonda. E fanno paura“.
“A fronte di un cambiamento così preoccupante, manca però una grande risposta di popolo contro le violenze, i soprusi, le prepotenze che scendono dall’alto come una nera cappa che copre il nostro Paese. Una risposta in nome dei diritti, del rispetto, del senso di umanità che non possiamo e non dobbiamo smarrire”, sottolinea l’Arci, ricordando che “i primi segnali di un’alternativa sono arrivati con la risposta all’attacco a Riace e al suo sindaco Mimmo Lucano. Da più parti viene la richiesta di una battaglia di civiltà, in difesa della democrazia costituzionale. E contro le diseguaglianze, contro le povertà, sociali e culturali che i ministri dell’odio manipolano, strumentalizzando il disagio e la sofferenza che coinvolgono milioni di italiani, per rivolgere la rabbia nei confronti delle persone più deboli dei nostri tempi: i migranti”.