Nel 2012 lanciai un appello alle forze politiche per indagare sul funzionamento della Troika, in particolare sull’impatto di tale entità sui sistemi democratici degli Stati membri e su quali interessi finanziari siano effettivamente tutelati da tale entità. Ho anche esposto il progetto ad alcuni parlamentari del M5S, ma per qualche motivo questo è stato bloccato.

L’obiettivo era molto semplice, arrivare preparati ad affrontare lo scontro attuale tra il nostro paese e le istituzioni europee che, come ho detto in molteplici sedi (istituzionali e non), sarebbe arrivato, era solo questione di tempo. Più si arriva preparati a determinati appuntamenti, maggiore è la possibilità di ridurre gli effetti negativi sulla vita dei cittadini.

Come ho già argomentato, l’Europa preme affinché il governo italiano si faccia commissariare in modo più o meno formale. Quel che interessa alla leadership europea è che l’Italia mantenga il piano di austerità e di riforme già richiesto in passato dal governo Monti in poi. Se il governo italiano non accetterà di cambiare la manovra, si aprirà una crisi istituzionale senza precedenti, perché i tedeschi sostengono che l’appoggio della Bce all’Italia senza condizioni si tradurrebbe in un accollo dei debiti altrui.

A questo punto, l’unico modo per reagire in modo “istituzionale” alle pressioni della Germania è quello di aprire una inchiesta sulla Troika (una mia indagine nel libro Il ricatto dei mercati), per capire effettivamente chi si è accollato cosa. Si può in tal senso legittimamente dubitare delle rivendicazioni dei tedeschi visto che l’organizzazione è stata creata attribuendo maggior potere decisionale alla Germania.

Questa e tante altre domande le ho sottoposte negli anni a molti politici e in numerosi appelli e dibattiti pubblici.

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