Meno male che non ho sposato Simon Le Bon. E’ diventato un marito pantofolaio, sposato da 30 anni con la stessa moglie (la bellissima ex modella Jasmine Parvaneh), tre figli, un nipote, coltiva la passione della barca a vela e qualche volta si concede comparsate in tivù. Nessuno scandalo. Da idolo irraggiungibile a uomo/sbadiglio. Lo direbbe, forse, Clizia Gurrado, ragazza prodigio, figlia di Lello, giornalista del La Domenica del Corriere, che a 16 anni sfornò un libro che divenne cult per un’intera generazione, tradotto in svariate lingue e da cui il film “Sposerò Simon Le Bon”.

Modello pre/confezionato bello, biondo e maledetto. Con quel viso un po’ paffuto e ciuffo al vento che lo faceva assomigliare un po’ a Elvis Presley, un po’ a Bobby Solo, raggiunse l’apice della sua carriera negli anni 80 (oltre 100 milioni di dischi venduti nel mondo) e divenne un sex symbol a livello planetario, indossando attillatissimi pantaloni leopardati rosa, borchie e cinturone. Partito dal punk casareccio approdato poi al genere “new romantic”. Riascolto con mia figlia diciottenne (stessa età delle sue fan sfegatate d’allora) il suo cavallo di battaglia “Wild Boys”: per me era energia pura, per lei è archeologia.

Eppure i Duran Duran sono stati tra i primi a puntare su i video musicali con effetti speciali per l’epoca (fiamme e fumo, set e make up spettrali) che oggi fanno sorridere. Il principe azzurro del pop, in fondo, non aveva una voce straordinaria, non ha mai realizzato un album da solista, la sua band suonava mediocremente e non ha lasciato molte tracce nell’immaginario collettivo se non scenate di isteria come lui stesso ha ricordato in un’intervista a Tv Sorrisi & Canzoni: “La follia dei nostri fans ci faceva paura: rischiavano la vita, senza rendersene conto. Gente che si aggrappava alle nostre auto. Spesso l’autista diventava più isterico di loro e accelerava invece di rallentare. Dovevi dirgli di andare piano prima di investire qualcuno. Anche in Italia era pazzia pura: a Firenze sul furgone con noi c’erano il manager, l’autista e una tipa della casa discografica. Intorno, mille persone ci inseguivano in scooter. Anche tre persone sullo stesso motorino”.

Quando erano in tournée non riuscivano neanche a mettere il naso fuori dall’albergo. Era pieno di ragazze che erano lì ad aspettarli per ore. Le “duraniane” erano un esercito agguerritissimo, si strappavano capelli e magliette, gli lanciavano bigliettini con frasi amorose. E non solo in Italia. Alcune sarebbero diventate famose: Jennifer Aniston, ad esempio, come ama ricordare spesso l’attrice. Nessun’altra? “Beh, anche Angelina Jolie era sempre sulle nostre tracce. E poi la principessa Diana ci perseguitava ovunque, lo sanno tutti. Sto scherzando. Ovviamente”, ricorda Le Bon.

Quando loro macinavano successi a gogò Madonna cominciava a farsi strada in America come ragazza trasgressiva che cantava “Like a Virgin”. Ma mentre l’ex “material girl” ha saputo sempre reinventarsi e a 60 anni (compiuti l’anno scorso) non ha nessuna voglia di mollare le scene, Simon, ex finto ribelle, un po’ imbolsito nel look, aspetta solo che qualcuno gli dedichi un bel biopic. Ma, in fondo su di lui, negli ultimi 30 anni, c’è poco da raccontare…

A meno che non si aggiunga una buona dose di fiction.

Instagram januaria_piromallo

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti
Articolo Precedente

Killing Joke, 40 anni di rabbia e post punk

next