Illustrazione di Lorenzo Pierfelice
Il primo ottobre sono stato raggiunto come tutti da una notizia, la morte di Stelvio Cipriani. Il maestro di musica da cinema stava combattendo con i duri postumi di un ictus che lo aveva colpito lo scorso dicembre. In pochi intimi ne erano al corrente, qualcun altro ne aveva appreso le condizioni soltanto pochi mesi fa, ma tutto avvolto da un silenzio preoccupante intorno alle sue condizioni.
Quel lunedì stavo tornando a Roma, e pensare che un paio di giorni prima, durante qualche mattinata ancora generosamente assolata nell’Abruzzo tardo settembrino, avevo in testa proprio il maestro Cipriani. Lo avevo immaginato come un possibile ospite, o magari presidente di giuria per la seconda edizione dell’Adriatic Film Festival. La kermesse di corti internazionali tenuta in Abruzzo alla quale ho dedicato una fetta d’estate si stava svolgendo proprio in quel fine settimana di fine settembre. Tra me e me avrei voluto risentirlo, per invitarlo l’anno prossimo a parlare di musica da cinema e composizione, un po’ come faceva nelle lezioni di un corso dove lo conobbi anni fa.
Invece se n’è andato a suonare lassù. Ricordo ancora le sue lezioni di cinema e musica. Gli ascolti in aula con cd e mangianastri. Arrivava sempre in giacca e cravatta, con uno spezzato protetto da un giaccone da motociclista urbano e il casco per lo scooterone. Ci faceva ascoltare la musica classica, non soltanto la sua, ma quella dei grandi immortali, diceva. Partiva tutto da lì. Pure le sue lezioni. Con pazienza certosina e semplicità riusciva a spiegare la partitura a perfetti profani del pentagramma. Diceva che non si può capire il moderno senza neanche i rudimenti della classica. E probabilmente aveva una ragione grande come la sua arte, vista la larghissima applicabilità di questo principio alle più disparate discipline.
Ci mostrava alcune tecniche per le variazioni sul tema – cioè sul comporre qualcosa di nuovo da un brano esistente – e batteva sul proprio bisogno di originalità e ricerca. Una volta ci raccontò dell’epopea per dare alla luce la colonna sonora di Tentacoli, horror del ’77 per il quale, al fine di raccontare i brividi subacquei per le morse di ventose e tentacoli, aveva inventato soluzioni come il sitar sul piano elettrico e l’audio di una lastra di vetro in frantumi riproposto al rallentatore.
Ma ci raccontava anche di come compose Pirañha paura di James Cameron, il poliziottesco Squadra Mobile con Tomas Milian e il thriller diretto da Carlo Lizzani, La casa del tappeto giallo. Il suo capolavoro più conosciuto resta però Anonimo Veneziano, il motivo che lo ha accompagnato anche nella sua ultima messa alla Chiesa degli Artisti, a Roma. Era il brano dal quale ci spiegava tecnicamente il diritto d’autore, ma anche uno dei più significativi per cogliere l’arte del compositore, come quello scritto ed eseguito per Karol Wojtiła.
A ricordarlo durante il funerale sono saliti sull’altare diversi amici. Anche Enrico Montesano. Compagno di sfide calcistiche nella Nazionale attori ma di opposte fazioni cittadine. Cipriani romanista, lui laziale, giocando su Anonimo ha ribattezzato affettuosamente l’amico “Conosciuto e Romano”. Aveva molti amici di talento sui quali condivideva spesso aneddoti, e una rivalità naturale con un altro grande compositore di musica da film. Una volta mi fece un bel complimento perché gli fischiettai la sua aria da Un povero ricco. Ne andai fiero.
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Era un appassionato di auto, con la sua collezione di Porsche lunga una vita. I racconti del passato tra composizione e pianobar prima della fama. La famiglia, il diritto d’autore, e poi Anonimo, sua piccola croce perché principale motivo di fama, ma delizia, economica, per via dei diritti e soddisfazione artistica. Era un appassionato di calcio, soprattutto giocato, ma pure un signore schietto e sempre incuriosito dai giovani intorno a lui. Qualche volta in questi anni mi capitò di rincontrarlo per strada e lui sempre memore dei nostri scambi precedenti non deponeva mai gentilezza e disponibilità. Ora niente più inviti a casa sua, pianoforte a mezzacoda e racconti di cinema e vita.
La Festa del Cinema di Roma lo omaggia domenica 28 ottobre alle 21. Cinema in Concerto chiude questa edizione: 29 brani per 29 compositori di musica da film in due ore di ascolto. E 50 elementi d’orchestra voluti da Acmf, Associazione compositori musica per film, l’organizzatore dell’evento. Proiezioni dei film di riferimento accompagneranno le musiche, e il prezzo del biglietto, popolare di 7 euro come un moderato biglietto del cinema, verrà proposto al pubblico in Sala Sinopoli, Auditorium Parco della Musica. Del maestro Stelvio, omaggio ufficiale dal suo mondo di note e pellicola, verrà eseguita all’inizio della seconda parte, una speciale versione in 4 elementi di Anonimo Veneziano.