Sono passate appena due settimane dalle elezioni bavaresi e Angela Merkel si trova di nuovo a dover affrontare una tornata elettorale che metterà a dura prova la Große Koalition. È il turno dell’Assia (Hessen), Land con sei milioni di abitanti che dopo la zona della Ruhr è la seconda più industrializzata. Regione di Francoforte, dove si trova la Bce, e di Wiesbaden, capoluogo e sede di importanti compagnie assicurative.
Ancora una volta a minacciare la stabilità del governo di Berlino c’è il partito dei Verdi (Die Grüne). Secondo gli ultimi sondaggi gli ambientalisti dovrebbero ottenere tra il 18% e il 22% dei consensi, avendo la possibilità concreta di superare i socialdemocratici della Spd e di riuscire a posizionarsi come seconda forza nel Land. Non è certo una novità, già in Baviera il partito guidato da Annalena Baerbock e Robert Habeck aveva ottenuto un ottimo risultato dietro alla Csu.
Gli ambientalisti sono riusciti ad aumentare i propri consensi del 9-11% rispetto alle elezioni del 2013 e, in concomitanza, i due Volkspartei, Cdu e Spd, ne perderanno, sempre secondo i sondaggi, rispettivamente 10 e 11, in un trend negativo che non ha investito solo la regione centro occidentale, ma tutto il territorio federale. Insomma, un’emorragia di voti che sta colpendo i due principali partiti che formano il governo di Berlino. Il risultato di queste elezioni potrebbe essere un’ulteriore spallata alla cancelliera Merkel ma anche ad Andrea Nahles, segretaria della Spd.
A questo punto, più che il voto in Assia, il nodo centrale è la politica di Berlino. Uno scarso risultato dei due partiti della Große Koalition, che al momento rappresentano meno del 40% dei cittadini tedeschi, ricadrebbe interamente sulle due donne che guidano i partiti. Da un lato la Merkel verrebbe accusata della sconfitta in toto dal proprio partito, dall’altro Nahles già sta combattendo con i malumori di alcune frange interne ai socialdemocratici. Il rischio concreto è che entrambe le formazioni possano decidere per la rottura dell’alleanza di governo. La spinta più forte potrebbe venire proprio dalla Spd che da quando è al governo ha perso una buona fetta del proprio elettorato, spesso proprio a favore dei Verdi, più capaci a interpretare le richieste di una parte dei cittadini a favore dell’Ue, di una riforma delle pensioni, dell’accoglienza e dell’ecologia.
E sull’ecologia pure la Cdu di Angela Merkel, secondo diversi analisti, avrebbe perso parte del suo consenso a favore dei verdi. Non è bastato metter fine al programma nucleare, perché è arrivato il Diesel Skandal e, il divieto ai motori Diesel in alcune città non è riuscito a far dimenticare ai tedeschi che le proprie aziende automobilistiche avvelenavano l’aria. Poi è arrivata la condanna da parte della Commissione Europea per i nitriti nell’acqua. Infine, gli attacchi sia da destra, Alternative für Deutschland, che da sinistra, Verdi, sull’immigrazione.
Adesso al Bundestag l’aria si è fatta pesante e a dicembre ci sarà anche il rinnovo del presidente di partito per Cdu/Csu, dove per la prima volta dal 2000 la leadership della cancelliera potrebbe essere messa in discussione. Sempre che la coalizione di governo resista e che non si vada di nuovo ad un’elezione, ma in questo caso si aprirebbe una grande frattura nel panorama politico tedesco: da una parte la crescita di Afd e la galoppata verde, dall’altra la crisi dei due partiti tradizionali.
E i problemi del governo fanno parte dalla strategia messa in campo dai Grüne anche in Assia. Il Land è tappezzato di manifesti che recitano “Tarek statt GroKo”, letteralmente “Tarek (Alwazir, candidato dei verdi di origini yemenite) invece che Große Koalition”. Il messaggio è chiaro e non si riferisce solamente alle elezioni del Land, ma dà un più ampio respiro a questa tornata elettorale, puntando al governo di Berlino. Il sottotesto è chiaro: chi vota Cdu sta votando le politiche governative, chi desidera un cambiamento è meglio che voti verde. Del resto i Grüne sono al già al potere in Assia dal 2013 insieme alla Cdu e, nonostante in un primo tempo sembrasse che la convivenza potesse essere difficile, la coalizione ha retto pacificamente.
Stando ai sondaggi, gli scenari possibili sono tre. Il primo sarebbe la continuazione naturale dei cinque anni passati, ovvero Cdu-Grüne. Nel caso in cui non raggiungesse la maggioranza, potrebbe chiedere aiuto ai liberali di Fdp, ma è un’eventualità difficile, visto il fallimento della Jamaika Koalition per la formazione del governo federale. La seconda coalizione possibile è Cdu-Spd, in linea con il governo di Berlino. La terza, tutta a sinistra, con Linke-Spd-Grüne insieme e i Verdi ad avere, per la prima volta, la guida dell’esecutivo.
È proprio quest’ultima ipotesi a stuzzicare di più i Grüne, forti del successo in Baviera e dei sondaggi favorevoli. Per due motivazioni: la prima è quella di ottenere maggior potere negoziale nel governo di Wiesbaden, la seconda è poter costruire un’alternativa tutta a sinistra nel Land, il famoso rot-rot-grün, potendo imporre le proprie condizioni ai due alleati. Inoltre, in particolare per la Spd, questa soluzione potrebbe diventare l’occasione per riportare in campo le proprie istanze e cominciare a staccarsi dal governo con Merkel. Peraltro, questo tipo di alleanza fu tentata già nel 2008, quando poi la defezione di quattro parlamentari socialdemocratici la fece fallire.